28 marzo 2009

Il silenzio di Catanzaro su Genchi



Stamattina piazza S. Caterina di Catanzaro era deserta. Né uno striscione, né un manifesto di solidarietà a Gioacchino Genchi. Niente. Stamattina davanti alla Questura c’erano solo i passanti sul Corso. Al massimo, c’era qualcuno che andava al teatro Masciari per il congresso dell’Udc. Nessun sodalizio per la legalità e la verità. Nessun cittadino. E neanche gli Amici di Beppe Grillo di Catanzaro e l’associazione “E adesso Ammazzateci tutti” di Catanzaro. Nessuno. Eppure questa città deve molto al poliziotto Genchi. Deve molto alle sue certosine e inoppugnabili consulenze e perizie. Gli deve molto perché grazie al suo lavoro la magistratura del capoluogo ha potuto dimostrare la responsabilità dei colpevoli in molti processi. Di quei fatti di fuoco e sangue che quando succedono vanno sempre in prima pagina sui quotidiani, e qualche volta vengono annunciati anche nei tg nazionali. Perché fanno scalpore. Ma poi se ne perde la memoria. Si perde il percorso della giustizia. Il percorso difficile e tortuoso che segue la Giustizia per stanare i veri criminali. Gli assassini. I mafiosi. I loro complici. Senza i suoi pc, e senza il suo acume nel mettere insieme i brogliacci e le tracce dei cellulari, ombre inseparabili dei loro proprietari, non è sbagliato ritenere che molti di loro sarebbero liberi. Liberi di delinquere ancora. Lo scorso 23 marzo è stato sospeso dalla Polizia. La notizia segue di pochi giorni quella dell’indagine della Procura di Roma nei suoi confronti per “abuso d’ufficio” e per “violazione della privacy”. La sensazione che alcune Istituzioni dello Stato lo vogliono togliere dai piedi è palpabile. Forse avrebbe fatto meglio a occuparsi solo di assassini e di mafiosi comuni. Doveva lasciare perdere le indagini del pm Luigi De Magistris quando anche i politici calabresi si sono aggiunti al suo carnet, già ricco, di autori di reato da scovare. Se l’avesse fatto sarebbe rimasto il consulente più bravo d’Italia. Adesso, invece, è solo quello che fa più paura. Evidentemente, chi ha pura di lui ha le sue ragioni.
Una volta ha detto: “Io amo le cose semplici, non la "plastica" del potere, delle carriere costruite sull'ipocrisia e sul nulla. Ho la coscienza pulita e la sera vado a letto stanco, ma senza rancori. Mai di cattivo umore, nemmeno quando si deve reagire alle cattiverie altrui. I nemici si consumano da soli”. La città di Catanzaro deve molto a Gioacchino Genchi. Se adesso questo territorio è un po’ più sicuro, lo si deve anche a lui. Ma la città di Catanzaro non sa, o piuttosto non vuole, mostrargli riconoscenza.

3 commenti:

emilio ha detto...

da
http://www.agoravox.it/Il-silenzio-di-Catanzaro-su-Genchi.html#id6955


di l’incarcerato , 30 marzo 12:42 Il silenzio di Catanzaro su Genchi
La maledetta ’ndrangheta fa paura , questa è la dimostrazione...

http://incarcerato.blogspot.com/


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di Jean-Marie Le Ray , 30 marzo 12:50 Il silenzio di Catanzaro su Genchi
Non è solo la città di Catanzaro che non sa, o piuttosto non vuole, mostrargli riconoscenza, bensì tutta l’Italia...

J-M

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di anonimo - ip 78.xxx.xxx.xxx , 30 marzo 16:45 Il silenzio di Catanzaro su Genchi
VERGOGNA CATANZARO!

NEMO PROFETA IN PATRIA...


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di Massimiliano Capalbo , 31 marzo 00:16 Il silenzio di Catanzaro su Genchi


Gentile Emilio Grimaldi,

mi è stato segnalato il suo articolo, che ho letto con attenzione, e mi permetto di intervenire, in qualità di organizer del Meetup degli Amici di Beppe Grillo di Catanzaro, per rispondere al suo appello.

Il Meetup di Catanzaro, dalla vicenda De Magistris in poi, ha assunto una linea di condotta coerente con ciò in cui crede. Tale linea di condotta può essere condivisa o meno ma, pretendiamo (così come noi facciamo nei confronti delle opinioni diverse dalla nostra), che venga rispettata da tutti.

Innanzitutto la tranquillizzo subito, il silenzio di Catanzaro non riguarda solo Genchi ma è una caratteristica della città che, un pò come fa l’acqua sugli specchi, ha la grande capacità di farsi scivolare addosso tutto quello che accade, a parte le vicende che interessano la squadra di calcio cittadina.

La posizione assunta dal Meetup non riguarda solo De Magistris ma riguarda le varie anomalie italiane. La nostra, innanzitutto, è una scelta di metodo e di strumenti. Riteniamo, perché la cronaca quotidiana ce lo dimostra quotidianamente, che le manifestazioni, oggi, non servano assolutamente a nulla, se non a far scrivere qualche trafiletto sui giornali. Le ricordo che due grandi manifestazioni di piazza come i V-day di Grillo, nonostante abbiano mosso grandi quantità di persone in tutta Italia siano state annullate dalla politica con un colpo si spugna senza tanti tentennamenti, così come i numerosi referendum nel passato. Senza contare le numerosissime manifestazioni antimafia che vanno in scena mensilmente e che non hanno scalfito minimamente il potere dei clan. Si figuri se una nostra presenza nella piazzetta S. Caterina di Catanzaro, per sostenere Genchi, avrebbe spaventato qualcuno.

Abbiamo ormai da tempo preso atto della situazione di estrema anomalia che attraversa la democrazia in Italia e questo a prescindere dai suoi protagonisti, dal colore politico e dai casi specifici. Di fronte a ciò l’unica maniera di reagire è cambiare completamente strategia, operare nella direzione della discontinuità rispetto al passato. Non più manifestazioni ma informazione, non più proteste ma proposte, non più disinteresse alla vita pubblica ma partecipazione quotidiana, partendo dal nostro piccolo, dal nostro quartiere, dal nostro lavoro, dalla nostra cerchia di amicizie. In una sola frase: ripartire da zero.

Tutto ciò, ovviamente, richiede tempo. Sono consapevole del fatto che nell’era della comunicazione e dei media, tutto si debba trasformare necessariamente in spettacolo per fare notizia, e in maniera anche abbastanza rapida, ma noi proprio per questo abbiamo scelto la discrezione, il tam tam silenzioso, il passaparola positivo, lento ma fluido come l’acqua che penetra dappertutto, in profondità.

Siamo convinti che l’esempio sia molto più potente di tante parole, che il cambiamento debba venire da ciascuno di noi, che spetti a ciascuno di noi. Ieri sera nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” il cantautore Claudio Baglioni ha affermato una cosa molto vera: "le vere rivoluzioni sono destinate a fallire, perché chi va al potere poi diventa peggio di quello che c’è stato prima". Ecco perché non credo nelle candidature “contro” a cui in questi giorni, da De Magistris a Carlo Vulpio e magari domani chissà chi, assistiamo. Con che spirito e con quale serenità ci si appresta ad occuparsi della cosa pubblica quando si è stati vittime di un complotto? Non mi fraintenda, non ho dubbi sulla buona fede di queste persone ma conosco l’essere umano. Non abbiamo bisogno di programmi “contro” abbiamo bisogno di programmi “per” solo così potremo davvero essere motivati positivamente. Ma, soprattutto, prima di cambiare le cose in grande vanno cambiate nel nostro piccolo.

Approfitto dell’occasione e dello spazio che mi concede per raccontarle un episodio che, guarda caso, mi è capitato oggi pomeriggio.

Mi trovavo a Bologna, in ufficio, e ricevo la telefonata, sul numero di cellulare aziendale, di una signora che si presenta come facente parte di un non ben identificato sindacato di Polizia. Scopo della telefonata era quello di propormi l’abbonamento annuale ad una rivista della Polizia. Poiché tempo fa mi era capitato di vedere un servizio televisivo de “Le Iene” o di “Striscia la notizia”, non ricordo bene, sulle truffe legate a questo tipo di marketing telefonico ho fatto finta di stare al gioco e prima di salutare la signora mi sono fatto dare il suo nominativo (ha detto di chiamarsi Maria Fusillo) ed il numero di telefono dal quale mi chiamava che, la signora, un pò presa in contropiede dalla mia richiesta mi ha fornito non senza riluttanza e stupore, anche con un pò di astio.

La tecnica usata da questi truffatori consiste nel presentarsi immediatamente come “Polizia” in modo da spaventare o rendere “più disponibili” le persone ad ascoltarle, per poi rifilare abbonamenti. Ho provato dopo pochi minuti e richiamare quel numero (abbastanza corto tra l’altro) ma, ovviamente, non ho ottenuto alcuna risposta. Riguardo questo tipo di truffe il blog delle Forze di Polizia ha scritto una nota inequivocabile.

Decido pertanto di segnalare la cosa alla Polizia di Stato. Penso che per una cosa del genere non ci sia bisogno di scomodare il 113 ma che sia più rapido fare una segnalazione tramite il sito della Polizia di Stato magari con una mail. Ho sentito dire tempo fa che sul sito si possono fare anche le denunce online. Vado sul sito e scopro che cliccando su “servizi online” le uniche denunce che si possono fare online riguardano i reati di furto e smarrimento e quelli telematici. Cliccando su “scrivici”, invece, si legge espressamente: “Attraverso questo servizio non possono essere inviate comunicazioni riguardanti querele, denunce o comunque segnalazioni inerenti al servizio d’istituto. Il modulo "Scrivici" inoltre NON sostituisce in alcun modo il servizio di pronto intervento. Pertanto se avete la necessità di contattare urgentemente le forze dell’ordine, comporre il numero telefonico Europeo 112 o 113.” (tralascio, per non allungare troppo il brodo, i commenti sull’usabilità di questi siti e sulla loro immagine in termini di comunicazione).

Seguo il consiglio e chiamo il 113. Racconto l’accaduto alla persona che mi risponde al telefono la quale mi dice: “ah si, mi sembra di averlo visto in tv alle Iene ma non si tratta di una truffa perché poi si è scoperto che dietro c’era una società editrice che pubblicava veramente la rivista”. Per un attimo sono stato assalito dal dubbio se stessi parlando con un funzionario di Polizia o con la signora di prima. Insisto nella mia richiesta di effettuare la segnalazione e il poliziotto mi dice che non potevo segnalare la cosa al 113 ma che era meglio se mi fossi recato in un commissariato di Polizia a Bologna e avessi parlato con un suo collega.

Demotivato e sfiduciato ringrazio e saluto il funzionario. Continuavo a camminare per strada pensando: “ma siamo nel 2009 o nel 1700?” Sono questi gli strumenti che il cittadino ha in mano per difendersi? Recarsi a piedi al Commissariato? Nell’era della comunicazione istantanea?? Può il sito della Polizia di Stato essere privo di uno strumento di comunicazione rapido ed efficiente??

Se avessi scritto a “Striscia la notizia” o al “Le Iene” forse avrei trovato maggiore considerazione oltre che soddisfazione.

E’ da queste piccole cose che bisogna partire per cambiare questo Paese ma spetta a ciascuno di noi farlo, finché spereremo nell’arrivo del “salvatore”, resteremo sempre delusi perché il destino è il nostro e spetta a ciascuno di noi costruircelo.

Per tornare a noi, il sottoscritto, consapevole di ciò non solo ha agito fino ad oggi, nella vita professionale e sociale, in questa direzione ma ha scritto anche un libro, per dare il proprio personale contributo al cambiamento, che può scaricare gratuitamente dal sito: www.diladalponte.org

Vuole dare una mano a cambiare questo Paese? Legga e inizi a diffondere questo libro, sono convinto che qualcosa succederà.

Grazie.

Massimiliano Capalbo
Organizer Meetup di Beppe Grillo di Catanzaro
maxestro@katamail.com



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di emilio grimaldi , 31 marzo 01:55 Il silenzio di Catanzaro su Genchi
gentile Massimiliano,
forse lei non si ricorda, ma già ci conosciamo. Sono quel giornalista che era presente al Comune di Soveria Simeri (è qui che ci siamo presentati) quando il sindaco stava per deliberare il via del consiglio per la costruzione di un termovolarizzatore nel territorio di cui è il primo cittadino. Sono quel giornalista che ha seguito la vicenda Edison a Simeri Crichi. Sono quel giornalista che ha seguito la questione della centrale a turbogas a Marcellinara da parte della famiglia Speziali. E sono anche quel giornalista che l’ha contattata per quella questione dell’associazione di cui è presidente che poi si è risolta in un nulla di fatto perché non fondata. Il suo racconto mi ha molto colpito. Sono d’accordo con lei, bisogna partire dalle piccole cose, comprese quelle come la denuncia di una chiamata per la sponsorizzazione di una rivista da parte di una società che non ha niente a che vedere con la Polizia, e si spaccia per tale (a proposito è stata Striscia la notizia a mettere in onda il servizio). Sono d’accordo con lei quando dice che i referenda non hanno molto contribuito a cambiare la società. Sono d’accordo con lei che le manifestazioni si sono guadagnate solo qualche rigo sui giornali… ecc. Mi ha saputo interpretare, infine, quando dice che il mio pezzo era rivolto a tutta la città di Catanzaro, non solo al Meetup. Ma le chiedo, come mai, invece, Beppe Grillo, a cui voi come associazione vi ispirate, continua a denunciare le “anomalie dello Stato italiano”? forse che non ha capito la profondità del sue riflessioni? No, io credo che lui continui a combatter per “uno Stato di diritto” perché ha ancora speranza, anche se “non si vince”. Ha speranza perché la speranza genera speranza. E la speranza muove, se non gli uomini giusti, almeno le coscienze giuste. Almeno le coscienze, che sono la base della società. Lo Stato ci può togliere Luigi De Magistris. Ci può togliere Gioacchino Genchi, ma non ci potrà mai togliere la nostra voglia di giustizia e verità. Ecco, è proprio qui che si distingue la coscienza critica degli uomini verso le cose che succedono, verso le anomalie. Verso le anomalie quando si verificano. E non quando sarà poi troppo tardi per dire “almeno ci ho provato”! Un’altra cosa. Lei dice di ripartire da zero. Anche a me è venuto questo pensiero. Ma poi se ne è accavallato un altro. Ma perché? Perché da zero se già ci sono le “anomalie”? e se un domani mi si presenterà un’altra nomalia, cosa dovrò fare? Ripartire nuovamente da zero?
Cari saluti

Emilio grimaldi

Anonimo ha detto...

Caro Emilio,
non è solo Beppe Grillo a denunciare le anomalie, lo facciamo anche noi come ben sai, e non solo a parole, la vicenda del termovalorizzatore di Simeri, da te accennata, lo dimostra.
Ma, come ti ho già scritto, è una questione di metodo, gli obiettivi sono gli stessi, non pensare che noi ne abbiamo altri. Per raggiungere uno stesso obiettivo si possono utilizzare strumenti diversi, la nostra è solo una scelta di metodo e di strumenti, nulla di più. Non dubitare, abbiamo gli stessi scopi e già questo è un punto di partenza importante.
Noi non abbiamo bisogno di sperare, la speranza si può riporre nel Padreterno (per chi ci crede) per fatti o avvenimenti che sono più grandi di noi (malattie, calamità naturali) non negli uomini. Dagli uomini dobbiamo pretendere certezze, soprattutto da quelli che si candidano per migliorare la vita degli altri.

Massimiliano

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Emilio Grimaldi ed ho trovato vergognosa la mancata solidarietà della città nei confronti del dott. Genchi, tanto che è stata la ragione principale che mi ha portato a cancellarmi dal Meetup degli amici di Beppe Grillo di Catanzaro.Ho cercato attraverso un post abbastanza "duro" di stimolare il meetup a "generare" una rappresentanza per piazza Santa Caterina che manifestasse solidarietà a Genchi, ma la solita paura di esporsi del Catanzarese medio e la conduzione autoritaria delle scelte del meetup stesso di Massimiliano Capalbo hanno portato a questo vergognoso risultato civico.In un certo senso Massimiliano Capalbo è diventato senza rendersene forse conto, uno di quegli aspiranti "guru" che lui stesso vuole combattere.Tutte le giustificazioni e i ragionamenti non danno senso ad una ignavia che in occassioni di "abusi di stato" diventa una vera e propria colpa!
Francesco Giuliano