27 giugno 2009

Il Palazzaccio tra Genchi e S. Pietro



Genchi-S. Pietro. Un dialogo fantastico. Ma come ogni vera fantasia ha molto di reale.

S. PIETRO: Vediamo un po’: Accesso abusivo al sistema informatico; Violazione della privacy; Abuso d’ufficio e Violazione della legge Boato. Sei messo male anche per la giustizia terrestre.
GENCHI: La giustizia terrestre, caro S. Pietro, non credo che possa reggere il confronto con quella divina. Perché quella è fatta da uomini che spesso confondono i propri interessi con quelli del bene comune…
S. PIETRO: Vero. Ma non lo devi mica insegnare tu a me! Allora, come ti giustifichi da queste accuse?
GENCHI: Come sai la giustizia terrestre è fatta di Procure, di Tribunali, di Cassazione. Si dà il caso che una Procura ha sequestrato i miei lavori che fino a quel momento, cioè finché avevo contribuito alla giustizia facendo mettere dentro persone, e anche scagionando, colpevoli di reato, andavo bene. Anzi benissimo. Nel momento in cui nelle trame del malaffare ci sono entrati i politici e i servizi segreti sono iniziati i problemi.
S. PIETRO: Che tipo di problemi?
GENCHI: Che avrei violato la loro privacy, cioè tutte le accuse che prima citavi tu.
S. PIETRO: E come è andata a finire?
GENCHI: La Procura ha disposto il sequestro delle mie carte, il cosiddetto “Archivio Genchi”. Il Tribunale del Riesame ha disposto il dissequestro. La Procura ha fatto ricorso. La Cassazione, la quinta sezione, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il dissequestro del Riesame..
S. PIETRO: Basta che già mi viene il male di testa a seguire i procedimenti della giustizia terrestre! In ogni caso tu sei stato giudicato colpevole o innocente?
GENCHI: E’ questo il dilemma! Secondo la V sezione degli ermellini ho ragione io, secondo la VI sezione degli stessi ha ragione la Procura.
S. PIETRO: E come mai, non è sempre lo stesso il Palazzaccio di Roma? Quell’obbrobrio che hanno costruito i Massoni davanti alla mia Basilica? A proposito, non lo hanno costruito loro? Ne sai qualcosa? Ne hai sentito parlare nelle tue intercettazioni, perché nostro Signore non me l’ha mai voluto dire, per non farmi dispiacere, dice. Se ha detto così, allora, è vero!
GENCHI: Il Palazzo di Giustizia di Roma è stato costruito tra il 1888 e il 1911. E io, come sai, ancora non ero ancora nato. Sono venuto al modo solo 50 anni dopo. Tuttavia, se l’avessero progettato di questi tempi, dubito che mi avrebbero dato l'incarico di studiare le eventuali intercettazioni in seno al relativo procedimento penale contro tali uomini del potere.
S. PIETRO: E come mai? La giustizia non è uguale per tutti? Non è questo che avete scritto a caratteri cubitali nelle aule di tribunale?
GENCHI: Si, è vero. Ma, per esempio, sulla questione delle intercettazioni, i parlamentari possono essere “intercettati” solo dopo averlo comunicato al Parlamento che ne dà poi il consenso.
S. PIETRO: E come mai?
GENCHI: E’ una legge dello Stato, la legge Boato.
S. PIETRO: E tu hai trasgredito la legge?
GENCHI: No. Le utenze delle schede telefoniche non erano riferite a loro.
S. PIETRO: E allora perché ti accusano?
GENCHI: Di aver violato la legge Boato!
S. PIETRO: Certo che voi terreni vi complicate sempre la vita da soli!
GENCHI: Ecco perché prima facevo il confronto tra la giustizia terrena e quella divina.
S. PIETRO: Facciamo una cosa. Ti trasferisco di nuovo sulla terra, e se tu riesci a capire chi c’è stato dietro la costruzione del Palazzaccio, se è vero che sono stati i massoni a farlo per “oscurarmi”, ti riconosco un premio speciale. Parlerò io stesso con nostro Signore.
GENCHI: Se è vero quello che tu sospetti non credo che me lo permetteranno.
S. PIETRO: E perché?
GENCHI: Perché se sono stati davvero i massoni, devo informarti che il mio “Archivio”, come lo chiamano loro, contiene alcune carte delle inchieste di Luigi De Magistris a cui hanno avocato le indagini. E se lo avessero fatto continuare a lavorare, come lui stesso ha confessato, avrebbe scoperchiato completamente la pentola della nuova massoneria in Italia, dalla P2 in poi.
S. PIETRO: A maggior ragione!
GENCHI: E come faccio?
S. PIETRO: Abbi fede.
GENCHI: Già.

1 commento:

giovanni-milano ha detto...

Si dal 27 giugno 2009 datato il tuo articolo di cose ne sono cambiate..rifletto e commento da solo..quali? calabresi ottusi, che non vogliono vedere quello che c'è da vedere,..sentire quello che c'è di sentire...come si fà a stare con le mani in mano..permettere commenti negativi su Genchi...calabresi del sud..svegliatevi, toglite le fette di (soppressata ) dagli occhi..fatevi delle domande..e non avete paura, provate anche a darvi delle risposte..contanti se-ma-si.potrebbe, e se fosse...