15 aprile 2010

La fuga della giustizia

La Procura di Catanzaro

C’è la Procura di Catanzaro. E c’è la Procura di Salerno. Come dire. C’è giustizia e Giustizia. Non tutte le giustizie sono uguali. Eppure, nelle aule giudiziarie c’è scritto: La legge è uguale per tutti. Così come dovrebbe essere uguale anche l’interpretazione della stessa legge. Ma, evidentemente, l’interpretazione è un fatto soggettivo. Dipende… Da che dipende? Canta Jerabe de Palo. Facile. Dipende dai sentimenti. Dagli interessi personali. Dalle amicizie. Meglio avere gli amici al posto giusto e al momento giusto. Ha sempre a che fare con la giustizia, no?
C’è la Procura di Catanzaro, che archivia la posizione di Giancarlo Pittelli nell’inchiesta Poseidone aperta da Lugi De Magistris, quella sui finanziamenti europei destinati alla depurazione in Calabria. E c’è la Procura di Salerno, competente su quella di Catanzaro, quella che il Csm ha provato a “ripulire” grazie agli anticorpi, avendo trasferito i magistrati Gabriella Nuzzi, Dionigio Verasani e Luigi Apicella (quest’ultimo anche sospeso dalle funzioni) e che, è di poche ore fa la notizia, lo vuole processare perché “ha ostacolato il pm napoletano” nella stessa indagine. Nonostante le purghe della giustizia italiana. Nonostante.
Bene. Il 10 maggio 2005 Luigi de Magistris avverte il suo capo, Mariano Lombardi, che è pronto per sferrare l’attacco per la questione della depurazione. Fatto importante in Calabria tanto che tutti oggi, compreso il governo, dopo aver azzerato con un colpo solo l’inquinamento dei rifiuti tossici del mare calabrese ad opera delle navi dei veleni ha finito per l’ammettere che, forse, la non limpidezza delle acque del basso Mediterraneo dipende dai depuratori che non funzionano. Dunque, il sostituto avverte il suo capo che l’attacco è in programma per il 18 maggio successivo. Ci sono dentro Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente Regione Calabria, i due Scordo, Annunziato, commercialista del governatore e marito di Giovanna Raffaelli, sua segretaria, e Giuseppe, responsabile dell’area di Reggio Calabria dell’Ufficio del Commissario dell’Emergenza ambientale. E tanti altri, tra cui, lo stesso Giancarlo Pittelli, parlmentare in forza forzista.
Tutti si danno da fare. La famiglia Mercuri, Giuseppe e Cesare, padre e figlio, trasbordano in tutta fretta nella notte tra il 17 e il 18 maggio 3 milioni e 800 mila euro dalla Banca popolare di Brescia per il Lussemburgo. Ma vengono fermati al valico di Borgeda dalla Guardia di Finanza di Domodossola. Mentre Roberto Mercuri, loro congiunto, nonchè amministratore della Pianimpianti Spa, rimane in Italia per dirigere l’operazione. Qualcosa, dunque, non va come avrebbe dovuto, tanto che Giancarlo Pittelli e suo cugino, Benedetto Arcuri, legato anche ad Agazio Loiero, successore di Chiaravalloti, arrivano a definire il Capo, “che doveva sapere”, “questa merda”. Ma lui, il capo, Mariano Lombardi, legato a Pittelli per amicizia e per lavoro, il figliastro del di lui magistrato, collabora, infatti, nel di lui studio, di avvocato, nonché è suo socio nella società Roma 9 srl, costola dell’affaire depurazione delle acque calabresi, non sapeva del gioco di anticipo di de Magistris tanto che gli revoca l’incarico proprio per questo. Qualcosa non va, per farla breve. Forse, allora, non una, ma una doppia fuga di notizie. Se non tripla. Che sono andate in conflitto fra di loro.
A Catanzaro le cose che fuggono, che sanno come (s)fuggire sono la giustizia e le notizie. Non sanno proprio starci al loro posto. Tanti gli attori, lo steso Benedetto Arcuri, Lorenzo Costa, attuale assessore all’Ambiente del Comune di Catanzaro, tutti vogliono avere l’esclusiva dello scoop. Tutti dicono di avere saputo dell’anticipazione delle perquisizioni di Luigi De Magistris al lunedi 16 rispetto al preventivato mercoledi 18. Ma non si sa, non si conosce la dimensione della gola della fuga tanto è profonda. Chi dice il pm, Pietro d’Amico, altro amico di Pittelli, altri il carabiniere Mario Russo. Il 16 maggio di cinque anni fa Catanzaro diventa per un giorno la capitale d’Italia. Più importante della stessa Roma in fatto di manifestazione di potere manifesto e occulto. Magistrati, avvocati, amministratori, sottosegretari, politici, tutti guardano a Catanzaro lo svolgersi degli eventi. Che si traducono in un nulla di fatto. La fuga è andata bene, in fondo.
Ora, a distanza di cinque anni, dopo che la Procura di Catanzaro ha archiviato Pittelli e gli altri per Poseidone. Quella di Salerno dice che non è vero. Che è tutto un bluff. Che Luigi De Magistris aveva ragione. Sarà vera gloria? Altri anticorpi in canna.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

vuoi vedere che le rivelazioni esplosive che doveva fare Pittelli e che non ha mai fatto gli sono esplose in mano?

Anonimo ha detto...

complimenti per la sagacia della battuta

Anonimo ha detto...

Dalle perizie del consulente informatico Gioacchino Genchi viene fuori che Giancarlo Pittelli ha attivato tra il 2001 e il 2006 ben 12 schede sim. "Pittelli- scrive Genchi nel 2007- non può aver utilizzato da solo tutte le utenze che abbiamo elencato. Le utenze di Pittelli sono risultate in contatto con batterie di cellulari utilizzati per azioni pluriomicide e addirittura rinvenuti sul luogo di delitti". Una di tali utenze era utilizzata da tale Salvatore Domenico Galati, facente parte dello staff del parlamentare, che avrebbe avuto un ruolo, secondo Genchi, in operazioni bancarie assai sospette, per conto del Pittelli, con ingente movimentazione di valuta. Sempre le logge dietro, a partire dalla famigerata " Loggia di San Marino". Cfr **** http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=3646