8 agosto 2011

Seteconet

L'interno della Seteco, appena bonificato

I rifiuti della Seteco di Marcellinara saranno trasportati a Taranto. Una volta abbattuti “i valori fuori norma” presso l’Econet dell’area industriale di Lamezia Terme prenderanno la strada verso la Puglia. Un mese di tempo, o forse poco più. E poi andranno fuori regione. In Calabria non ci sono discariche adibite allo smaltimento della monnezza di origine tipica della fabbrica che fu di Pasquale Leone, ora in regime fallimentare. Mentre, la bonifica dell’area in località Serramonda è quasi terminata. Il costone centrale è stato già ripulito, manca solo quello laterale. Probabilmente, slitterà di una sola settimana - entro il 20 agosto e non il 13, come da cartello dei lavori affisso sul cancello d’ingresso - il risanamento ambientale dello stabilimento. Le ultimissime dalla Piana della strada dei Due mari. Mentre le ultime vedono le analisi rimbalzare come una patata bollente. L’Arpacal, da un lato, e ben quattro discariche, dall’altro. Risultati “ok”. Risultati “non ok”. Alla fine OK per forza. Di necessità virtù.

La guerra dei Codici
I Cer individuati dall’Agenzia di protezione ambientale della Calabria nel sito della Seteco sono tre. Il Cer 19.05.03 compost fuori specifica, che non hanno una radice comune; il Cer 19.05.02 parte di rifiuti animali e vegetali non compostata; e il C.E.R.: 19.07.03 – percolato di discarica. Tutti “non pericolosi”, anche il percolato, per come erroneamente da noi scritto nella precedente edizione del 23 luglio. Un lapsus. Forse freudiano, ma non troppo. Di cui si è macchiato non solo l’autore dell’articolo. Non solo. Purtroppo.

Cer sì, Cer no
Bruno Gualtieri, dirigente del Dipartimento Politiche dell’Ambiente della regione Calabria, nel trascrivere il decreto autorizzativo della bonifica elenca l’excursus della vicenda. E parte da lontano. Dalla presa d’atto dell’ente intermedio “dell’inerzia del soggetto responsabile della contaminazione e del Comune territorialmente competente stabilendo che la stessa adotterà i poteri sostitutivi per la messa in sicurezza dello stabilimento”. È il 30 agosto 2010. Il 6 ottobre successivo approva il Capitolato d’oneri e il quadro economico di spesa “per la rimozione, trasporto a smaltimento dei rifiuti stoccati” ed indice una gara. Con lo stesso decreto dava atto, “sulla scorta dei risultati della caratterizzazione analitica condotta dall’Arpacal sui rifiuti presenti nello stabilimento, che il sito di smaltimento finale dei rifiuti sarebbe stato la discarica di Pianopoli di proprietà della società Ecoinerti Srl”. La gara se l’aggiudica l’Ecosistem di Lamezia Terme. L’affare era fatto, salvo l’omologa dei risultati. L’Ecoinerti dice che sono difformi dalle risultanze dell’Arpacal e invita l’Agenzia a rifare “le analisi al fine di stabilire definitivamente le caratteristiche dei rifiuti da smaltire”. L’organo ambientale risponde picche rilevando “l’impossibilità di ripetere l’accertamento analitico sui rifiuti stante l’evidenza dell’unicità dell’aliquota prelevata e della perdita nel tempo delle caratteristiche dei campioni prelevati”. L’Ecoinerti ribadisce il suo no e il suo assenso relativo solo ai rifiuti al di là del recinto. Codice 19.05.03 – compost fuori specifica. Si fanno avanti altre ditte, individuate dal curatore fallimentare. La Italcave di Taranto, la Ecolevante di Grottaglie, entrambe del capoluogo pugliese, la Mida Srl di Crotone e la Econet Srl di Lamezia Terme. Il 9 maggio un tavolo tecnico tra gli attori competenti determina di consegnare tutto al braccio destro dell’Ecosistem, già aggiudicataria della gara per lo smaltimento, e cioè l’Econet, considerato il dietrofront delle altre e la residuale offerta dell’Ecolevante. Quindi: “il si ritiene necessario” del decreto. La decisione. L’Ecosistem “dovrà conferire l’aliquota del rifiuto Cer 19.05.03, contrassegnato Arpacal numero 1661” alla discarica di Pianopoli. E le altre due aliquote, i “Cer 19.05.02, contrassegnato Arpacal numero 1659, e codice Cer 19.05.03, contrassegnato Arpacal numero 1660, presso l’impianto Econet Srl di Lamezia Terme”.
Nota bene: il Cer 19.05.03 è diviso in due tronconi. Uno, quello che sta dentro lo stabilimento, si decide di scaricarlo presso l’Econet; l’altro, fuori il recinto, a Pianopoli. Il codice è lo stesso, ma la differenza c’è. Forse non si vede, ma c’è.
Nota bene ancora, il percolato scompare dall’interesse regionale. Tuttavia, non si tratta di una dimenticanza. Perché l’Ecosistem aveva già comunicato di smaltirlo presso la sua società satellite.
Di pochi giorni fa le ultimissime. L’Econet avrebbe bisogno di abbassare e di inertizzare “i valori fuori norma” dei rifiuti per trasferirli a Taranto.

La vendita
Intanto, prosegue a pieno ritmo la stima della Seteco per la prossima vendita. Il suo valore monetario, secondo indiscrezioni, si è abbassato di un quinto rispetto agli undici milioni di euro della valutazione precedente. Cifra destinata, comunque, a salire, bonifica permettendo.
Volete scommettere che ci faranno un’altra discarica? Magari, per “rifiuti non pericolosi”. Per non dare troppo nell’occhio.

Il fuoco della Seteco “contamina” l’Econet
Per anni “ha fumato” la Seteco. Almeno dal 2006 fino al 2011. Nonostante il doppio sequestro da parte della Procura della Repubblica di Catanzaro. Un fumo inspiegabile, anche perché, come vogliono il senso comune e la fisica, il materiale dovrebbe consumarsi. E, invece, così non è stato. Allo stesso modo giorni fa è scoppiato un incendio all’interno del capannone dell’Ecosistem. Un’esplosione “misteriosa”, a detta dei vigili del fuoco che sono prontamente intervenuti. “Non è attualmente possibile stabilire con precisione la cause che hanno generato lo scoppio ed il conseguente incendio”, parte del verbale. E poi: “L’esplosione è avvenuta nella zona dove venivano posizionati rifiuti da avviare alla termodistruzione, con presenza di bombole di acetilene e al momento dello scoppio erano in corso manipolazioni di polveri potenzialmente infiammabili e suscettibili di esplosioni”. Rifiuti da destinare alla termodistruzione. Cioè all’inceneritore. Casualità vuole. L’ineluttabile casualità. La Procura ha aperto un’inchiesta.

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2 commenti:

caronte.m ha detto...

troppe casualità.........troppi depistaggi.
però le persone si sono ammalate e seriamente.

Anonimo ha detto...

....e se l'incendio alla econet non fosse casuale,e se fosse un modo per risparmiare sullo smaltimento, e se fosse così la regione rimborserebbe la econet in base alla quantità di rifiuti smaltiti o sulla quantità di rifiuti "rimossi" dalla seteco? quanti se...... ma a qualcuno sarà venuto in mente di indagare?