5 agosto 2011

Vietato denunciare la SoRiCal. Lettera aperta a Napolitano


Il Palazzo della SoRiCal

Al Presidente della Repubblica Italiana
On.le Dott. Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 ROMA

p.c. Al Consiglio Superiore della Magistratura
Palazzo dei Marescialli
Piazza dell’Indipendenza, 6
00185 ROMA

p.c. Al Ministro della Giustizia Italiana
via Arenula, 70
00186 Roma

p.c. Al Presidente della Cassazione
Palazzo di Giustizia
Piazza Cavour
00193 Roma

Ill.mo Sig. Presidente,
la Costituzione della Repubblica Italiana Le riconosce, non solo le funzioni di Capo dello Stato, ma anche quelle di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Mi rivolgo, quindi, a Lei in quanto massimo rappresentante istituzionale del nostro Paese, dopo aver atteso inutilmente che la giustizia Italiana mi facesse sentire orgoglioso di essere parte di questo Stato.
Le scrivo in qualità di imprenditore, titolare di una piccola azienda, ma soprattutto da cittadino Italiano. La mia società, nata dal nulla, con tanti sacrifici e rinunce, in poco più di 10 anni dava lavoro a 15 dipendenti e permetteva alla mia famiglia una vita modesta ma gratificante. Delta Sistemi snc, questo era il nome della mia società, operava principalmente con l’ex settore 19 Opere Idropotabili della Regione Calabria, poi trasformato in Società per azioni (So.Ri.Cal s.p.a.) a prevalente partecipazione statale, e si occupava di realizzare automatismi per gli impianti di potabilizzazione del suddetto Ente. All’atto del passaggio delle consegne dalla Regione Calabria alla So.Ri.Cal. s.p.a., la mia azienda, tramite regolare contratto-ordinativo di fornitura, prestava servizi di manutenzione presso uno degli impianti di proprietà della Regione Calabria ed ha continuato a farlo anche dopo il subentro della suddetta. Per due anni, dal 2004 al 2006, abbiamo continuato a svolgere il nostro dovere nonostante i pagamenti delle nostre fatture fossero inspiegabilmente cessati. Le fatture, inviate tramite raccomandata A/R, venivano ricevute ma non regolarizzate ed a tutte le nostre richieste verbali, puntualmente, venivamo indirizzati quando ai dirigenti della Regione Calabria e quando ai responsabili della So.Ri.Cal, senza riuscire a capire chi dovesse far fronte al servizio da noi reso. Dal momento in cui abbiamo iniziato a scrivere ad entrambi, è iniziata una fitta e copiosa corrispondenza tra la Delta Sistemi e la società per azioni, inviata per conoscenza anche ai vertici della Regione Calabria, convinti di riuscire a risolvere l’annoso problema che stava creando notevoli difficoltà economiche alla mia società. Il dialogo si è protratto fino a quando abbiamo ricevuto delle minacce (velate e non) da parte dei dirigenti della So.Ri.Cal, i quali ci intimavano di rinunciare al credito maturato in virtù della continuazione dei rapporti tra le aziende. Nello specifico, ad esempio, ci chiesero di accettare € 5.600,00 a fronte dei maturati € 350.000,00 al fine di riportare la questione entro i consueti rapporti di fiducia e fattiva collaborazione che avevano (fin allora) contraddistinto i rapporti tra le due aziende. Nel frattempo, tutte le fatture emesse e per le quali avevamo chiesto anticipazioni bancarie, ritornavano indietro non pagate creando ulteriori problemi con gli istituti di credito. Esasperati ed oramai ridotti a non avere disponibilità economiche sufficienti a sostenere la struttura, in data 17/07/2007, siamo stati costretti a presentare un esposto querela presso la Procura di Catanzaro allegando, altresì, documentazione comprovante quanto asserito e comunicando la disponibilità di ulteriori registrazioni ambientali. Presso la sede della Polizia Giudiziaria di Catanzaro, all’atto del deposito della Querela, mi fu comunicato che essendo a ridosso delle ferie estive, forse, avrei fatto meglio a depositare gli atti presso la Procura di Vibo Valentia, la quale, per competenza, l’avrebbe successivamente reindirizzata alla Procura di Catanzaro. Il giorno successivo, dopo un breve dialogo con il Procuratore Capo, avendo anche ricevuto i complimenti per la chiarezza e l’accuratezza con la quale era stato impostata la querela, sono riuscito – finalmente – a depositare l’atto, preso in carico dal corpo dei Carabinieri presente in tale giorno. Un evento che, all’epoca, mi colpì molto fu che l’allora Procuratore Dott. Laudonio, prima di salutarmi mi fece gli auguri. Uscii abbastanza perplesso dalla Sua stanza in quanto mi sarei aspettato parole di conforto e di rassicurazione, piuttosto che un generico augurio come se stessi partecipando ad un concorso a premi. Inizialmente non compresi, oggi, alla luce dei fatti, si!
Dopo alcuni mesi, ho iniziato a recarmi personalmente a Catanzaro per avere notizie in merito al trasferimento della denuncia tra le due sedi scoprendo - ogni volta – che nulla era pervenuto all’ufficio ricezione atti del capoluogo. Trascorsi sette mesi dal deposito, tramite richiesta del mio avvocato, vengo messo a conoscenza del fatto che la mia querela era stata acquisita presso la Procura di Vibo Valentia e la pratica era stata istruita contro ignoti per reati avvenuti in Vibo Valentia. Dopo un’attesa di circa tre ore, riesco a parlare con il sostituto Procuratore, Dott. Fabrizio Garofalo, scoprendo che lo stesso aveva solo sommariamente visionato la documentazione, senza rendersi conto che i reati da me citati erano avvenuti nel distretto di Catanzaro. Chiariti alcuni punti, il Dott. Garofalo mi garantì che il giorno successivo avrebbe trasferito la documentazione a Catanzaro modificando i capi d’accusa e così avvenne.
La documentazione rimase ferma presso l’ufficio ricezione atti di Catanzaro per oltre un anno con la motivazione di non sapere a quale Magistrato indirizzarla. Durate questo periodo, leggendo di indagini condotte dal Dott. De Magistris nelle quali erano implicati alcuni dei soggetti da me denunciati, provai ad incontrare l’ex Magistrato senza mai riuscire a parlarci per oltre un anno. Tutte le mie telefonate venivano sempre liquidate da persone che comunicavano l’assenza del Magistrato e la possibilità di essere richiamato nel caso in cui lo stesso fosse stato interessato ad ascoltarmi. Provai anche a depositare un plico contenente documentazione varia presso lo stesso ufficio ricezione atti della Procura di Catanzaro, chiedendo fosse consegnato – personalmente – al Dott. De Magistris.
A distanza di un anno circa, un sabato mattina, provai a chiamare nuovamente al numero telefonico dell’ufficio del Dott. De Magistris, convinto di essere liquidato come al solito o di non trovare nessuno all’altro capo della linea. Con mio stupore, a differenza delle altre volte, rispose una voce maschile che mi disse – comunque che avrebbe riferito al Magistrato e mi chiese un recapito. Trascorsi 10 minuti circa, fui contattato dalla stessa persona che mi chiese di recarmi il lunedì successivo a Catanzaro per incontrare il Dott. De Magistris. Così feci e dopo un breve dialogo, scoprii che nessuno dei miei messaggi era mai stato recapitato all’ex Magistrato, compreso il plico lasciato presso l’ufficio ricezione atti.
In quell’occasione, il P.M. mi disse che era in attesa della decisione sul suo trasferimento e che se fosse rimasto presso la Procura di Catanzaro sicuramente si sarebbe fatto risentire e che, comunque, avrebbe fatto indagini per capire come mai nulla era giunto sulla sua scrivania. Purtroppo, a distanza di qualche settimana fu trasferito e non ebbi più notizie.
Circa un anno e mezzo addietro, dopo aver dato mandato ad un nuovo legale del Foro di Catanzaro, sono stato messo a conoscenza dell’avvenuta assegnazione della mia denuncia al Pubblico Ministero, Dott. Curcio, il quale, sino a qualche giorno fa non aveva ancora avuto modo di consultare il fascicolo.
Per quanto concerne il Plico indirizzato al Dott. De Magistris, comunico di averlo visto ricomparire nel corso del 2009-2010, mostratomi presso la stazione dei Carabinieri di Vibo Valentia, dopo essere stato invitato per essere ascoltato come persona informata e per essere il firmatario della lettera allegata al plico, senza però essere messo a conoscenza di cosa fosse accaduto alla mia documentazione nel corso degli ultimi anni.
Anche dal punto di vista civile non ho avuto molta “fortuna” visto che il decreto ingiuntivo presentato presso il tribunale di Catanzaro, inizialmente accolto, è stato successivamente annullato a seguito dell’opposizione dell’Avvocatura della Regione Calabria. In effetti, dopo oltre due anni di udienze e rinvii, giunti in fase decisionale, il giudice adito Dott. Federico Sergi, ha eccepito la sua incompetenza trattandosi di un contratto stipulato con la Regione Calabria, avente facoltà di auto rinnovo.
Durante il corso del procedimento, avendo recuperato la copia di una delibera di giunta, con la quale la Regione Calabria certificava alcuni dei debiti nei confronti della Delta Sistemi, il mio legale ha chiesto la provvisoria esecuzione in merito alle sole somme riconosciute, le quali mi avrebbero permesso di ridurre l’esposizione finanziaria in essere. La richiesta fu negata, e la motivazione fu che la procedura era di semplice risoluzione e che da li a breve si sarebbe risolta. Tali somme, ammontanti a circa € 100.000,00 provenivano da forniture di beni e servizi, erogati nel corso degli anni 2003-2004 ed erano completamente perfezionati al punto di essere stati pienamente riconosciuti come debito verso la mia Azienda.
Mentre da una parte (la mia) il Dott. Sergi si è dichiarato incompetente, dall’altra (la loro) ha accolto l’opposizione della Regione Calabria ed ha comunicato di rivolgerci al TAR per la risoluzione del contenzioso. L’aver accolto l’opposizione, ha comportato che (a dire dei dirigenti della Regione Calabria) la comunicazione inviata dalla propria Avvocatura riportante la mera vittoria giudiziaria da diritto alla Regione di non pagare nemmeno i debiti riconosciuti come validi e, nonostante l’essere consci che prima o poi dovranno essere sanati, tale conclusione gli permette di rinviare ulteriormente il pagamento. A nulla è servito nemmeno l’aver rinunciato in forma scritta agli interessi legali maturati dal 2003 al 2011.
In conclusione, la notizia giuntami in via ufficiosa in data odierna, riportava che il mio fascicolo sia nuovamente scomparso, forse smarrito ed a questo punto inizio a non credere più nelle coincidenze.
Sicuramente in Italia vi sono problemi ben più grandi di quelli esposti ma, oramai, inizio a perdere fiducia nelle Istituzioni e la richiesta di aiuto che mi permetto di chiedere alle istituzioni è dettata esclusivamente dal fatto che nessuno al mondo potrà ridarmi gli anni che sto perdendo. Se a breve non si risolverà qualcosa, ad esempio, mi vedrò costretto a vendere l’unica casa che sono riuscito ad acquistare e per la quale, al momento, ho grosse difficoltà nel pagare gli ultimi anni del mutuo stipulato. Oltretutto, gli istituti bancari con i quali avevo esposizioni, non hanno più intenzione di attendere ed un mio mancato rientro, comunque comporterebbe la perdita dell’immobile, a suo tempo ipotecato come garanzia.
Inutile dire che dopo aver denunciato i dirigenti della So.Ri.Cal. s.p.a. ed il direttore di una banca locale per aver fatto “sparire” un titolo rilasciatomi da un mio cliente per oltre due anni ed avermi chiesto una dichiarazione mendace (dopo aver presentato un esposto alla locale stazione dell’intendenza di finanza) al fine di evitare “problemi”, mi è stata chiusa qualsiasi porta e, per poter continuare a svolgere il mio lavoro, sarò costretto a spostarmi dal Sud Italia.

VIBO VALENTIA, li 05/08/2011
In fede
Geom. Maurizio Remo Reale

2 commenti:

Anonimo ha detto...

alla procura di cz tutto è possibile! Ma è sempre "tuttu a postu"....

Anonimo ha detto...

non ci sperare in questa giustizia. Napolitano sulle questioni calabresi ha paura perchè sa che comandano altri poteri.