16 luglio 2012

Ennesima intimidazione ad Elisabetta Grande

Elisabetta Grande

Duecentoquaranta ulivi e un numero imprecisato di alberi da frutta, curati come un giardino, andati a fuoco. In una sola notte. Tra mercoledì 11 e giovedì 12 luglio scorsi. È l’ultima intimidazione subita da Elisabetta Grande, attivista sindacale e pioniera dell’agricoltura biologica a Soveria Simeri. L’ennesima.
Nel mese di ottobre 2011 qualcuno le aveva sottratto la pompa dell’acqua. E un po’ di tempo prima aveva subito la foratura delle ruote dell’auto. E, ancora, rottura del parabrezza. Furto di macchinari agricoli. Una lista lunghissima. Fatta di almeno diciotto attentati incendiari e un numero imprecisato di sopraffazioni in ogni modo e con qualsiasi mezzo negli ultimi 22 anni. “Perché? Che cosa ho fatto di male?”, l’urlo incredulo e sofferente di una donna che ha sempre chiamato le cose “con il loro nome”. Una libertà. Un diritto inviolabile della Costituzione che a Soveria Simeri, evidentemente, costa caro. Attivista. Si è sempre distinta per le battaglie nel solco della legalità. Sia per la partecipazione politica che per il rispetto dell’ambiente.
Ironia della sorte ha voluto che, circa dieci anni fa, fu proprio lei, come vicesindaco, ad adoperarsi per l’insediamento di un comando di vigili del fuoco per contrastare il fenomeno. Un progetto poi dirottato su Sellia Marina.
I carabinieri della locale stazione sono al lavoro per individuare i responsabili. Hanno aperto un altro fascicolo. Che si aggiunge ai precedenti. Aperti e mai chiusi.

Un'immagine della proprietà di Elisabetta Grande prima dell'incendio

7 commenti:

caronte m ha detto...

grande solidarietà a Elisabetta Grande , cittadini facciamoci sentire, non rimaniamo nell'anonimato , domani potrebbe toccare a uno di voi.

Eugenio ha detto...

massima solidarietà ad Elisabetta .Organizziamo una manifestazione pubblica perchè si parli di quello che è successo e perchè è successo all'unica persona che si impegna a Soveria nel promuovere iniziative di rilevanza sociale e culturale...

Anonimo ha detto...

come spesso succede le eccellenze di un territorio danno fastidio a chi vorrebbe una comunita' chiusa tra rispetto a persone che il rispetto non sanno dove sta di casa e signorotti di paese che come le piovre vorrebbero tutto per se'
gente che si spezza la schiena in balia di allevatori che incendiano come ogni anno ettari ed ettari di macchia mediterranea e boschi
le autorita' sanno dove cercare aspettano il momento giusto per agire
cara Elisabetta abbi fede e forza

Francesca Salerno ha detto...

Devo veramente smettere di sperare che i calabresi imparino da chi è più avanti, da chi fà e non sta a guardare...accettare che si perpetui il triste gioco di tirare i migliori verso il basso anzicchè provare coraggiosamente ad issarsi più in alto e ad emulare chi ha imparato prima di noi..... che tristezza!!!! Elisa se posso fare qualcosa....... intanto combatto la paura e la tentazione di sparire......

Carmine Torchia ha detto...

La cosa triste in una faccenda del genere? Al di là della violenza immotivata, della mancanza di onestà intellettuale, della totale assenza di etica, della barbarie e della viltà di chi compie un atto simile, la cosa triste - per l'appunto - è il senso di solitudine e di abbandono che puoi assaggiare: quando capisci che quelli intorno a te non si indignano, non ti mostrano la loro vicinanza, non si armano di quel coraggio necessario che ti farebbe sentire vivo, felicemente vivo, allora sì che sei davvero fottuto

eugenio ha detto...

"Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti. La nostra vita comincia a finire il giorno che diventiamo silenziosi sulle cose che contano”. Martin Luther King.

d.d. segrate ha detto...

se organizzate qualcosa fatemelo sapere tramite questo blog, oggi è accaduto a lei e domani?