2 febbraio 2014

I preti facebookiani



I preti facebookiani sono esattamente come gli altri uomini facebookiani, inquieti. Scrivono, postano, controllano gli apprezzamenti, esaminano i commenti e soprattutto sentono di aver un’arma più veloce della penna, più esaustiva di un manifesto pubblico: lo smartphone, l’iPod o l’iphone, il cellulare che ti consente di collegarti agli account sui social network. 
La loro preoccupazione principale è verificare lo stato di grazia della bacheca. Se è frequentata anche lo spirito trova giovamento. Se nessuno si è accorto dell’appello pronunciato con il cuore in mano credono di soffrire le pene di Giobbe e lo manifestano senza tanti scrupoli con l’emotion triste di una faccina triste, troppo triste. I loro album fotografici spaziano dal Papa a Berlusconi. Dalla Croce alle loro immagini ritratte in posizione contrita e assorta davanti al Tabernacolo. L’Apostolato ai tempi di Facebook. Dove l’apparenza è più che sostanza. Dove l’apparenza è tutto. Se c’è da organizzare un qualsiasi cosa, una gita per i ragazzi della parrocchia, una colletta, una serata di beneficenza, usano Facebook. Più veloce della penna e meno oneroso per le casse della Chiesa. Tutti apprezzano, pochi si rimboccano le maniche, ma loro il loro dovere l’hanno fatto. La coscienza e la missione evangelica sono messe a tacere. Se poi vogliono fare una cosa importante, che può superare le barriere religiose, come una fiaccolata per una disgrazia, creano l’evento per raggiungere tutti nell’etere. Anche il Padre Nostro. In attesa che Nostro Signore si degni di una tale considerazione si accontentano dei complimenti del vescovo. Se poi anche Sua Eccellenza è su Facebook – ma in genere non c’è, ma c’è chi lo è al suo posto – allora come sopra. Se sono giù di morale - perché anche ai preti succede - lo lamentano sulla home e appurano così quali le pecorelle che ci tengono di più alla salute del loro pastore. Se devono confessare e gli fa bip il cellulare credono si tratti di un segno divino. E, giustamente, prima escludono che non lo sia e poi celebrano il perdono dei peccati altrui.
I preti facebookiani sono esattamente come gli altri uomini facebookiani, prudenti. Usano un linguaggio ad hoc per gli amici uomini e un altro per le amiche donne. Sanno che con i primi non bisogna cedere alla tentazione di sentirsi i salvatori della Patria e con le seconde che non bisogna cedere alla tentazione e basta. Sia sul piano ambiguo della frequente presenza nelle rispettive casupole, onde non suscitare pregiudizi pruriginosi e dubbi amletici, che su quello dialettico della discussione accesa. Non demordono. Loro lo sanno e non cedono.
I preti facebookiani sono esattamente come gli altri uomini facebookiani. Umani, troppo umani. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo pezzo veritiero ..in effetti anche in questo caso si nota che anche loro tendono piu' all'apparire che all'essere..sai quanti bimbi africani sfamati con i soldi delle bollette telefoniche e degli smartphone?
e poi mi chiedono l'obolo durante la messa
ma fatemi il piacere .!con la scusa della parrocchia su fb passano chissa' quanto tempo a cazzeggiare