19 marzo 2014

Lavativi e lassativi intorno al caso Baltov

Dimitrov Baltov Zdravko

Quattro anni di indagini non sono bastati alla Procura di Catanzaro per sapere “chi abbia redatto le due consulenze pediatriche” e “chi abbia prescritto la terapia farmacologica al paziente”. È il resoconto, sconcertante, stilato dal gip (giudice per le indagini preliminari) Pietro Scuteri che nei giorni scorsi si è espresso in merito all’opposizione - presentata dall’avvocato Pierfrancesco Granata, legale della famiglia di Dimitrov Baltov Zdravko, di soli 13 anni - alla richiesta di archiviazione proposta dal pubblico ministero per i 25 sanitari indagati per la morte del piccolo deceduto all’ospedale di Catanzaro il 16 ottobre 2010.  E rimanda gli atti alla Procura per approfondire. Nel contempo dispone l’archiviazione di 23, tra medici, e infermieri, lasciando in piedi le posizioni d’accusa nei confronti di Stellario Capillo ed Aurelio Mazzei, verosimilmente chirurghi pediatri del nosocomio calabrese. 
Il ragazzino, di origini bulgare, venne trasportato d’urgenza in ospedale dalla scuola di Sellia Marina a causa di un fortissimo dolore addominale. Visite, radiografie, ed analisi non riuscirono a stabilire che stava subendo un’occlusione intestinale di vitale importanza. Fu dimesso, invece, con l’accorato consiglio del personale sanitario ai familiari di alimentarlo con “frutta e verdura” perché sospettavano “un’indigestione” e con la prescrizione dell’Onligol, uno dei lassativi maggiormente diffusi sul mercato. La notte in bianco e torturata da spasimi lancinanti costrinsero i familiari a ritornare a Catanzaro dopo meno di 24 ore. Questa volta i medici non ebbero dubbi a riconoscerlo come “codice rosso”, a differenza del primo ricovero quando si limitarono ad uno sbiadito “giallo”, in riferimento al rischio di perdere la vita. E uno, forse due, interventi chirurgici non furono sufficienti a salvarlo. Morì la mattina del giorno seguente, il 16 ottobre.
Probabilmente fu proprio l’Onligol il bandolo della matassa in capo alla responsabilità medica dei sanitari, il lassativo e tutto ciò che esso comportò: la mancata individuazione dell’esatta  diagnosi di occlusione intestinale da parte dei medici e la probabile complicazione delle condizioni del piccolo. Al momento non è dato sapere chi lo abbia prescritto e come mai. Il gip, proprio perché vuole fare piena luce sul caso, ha richiesto “un approfondimento investigativo anche attraverso la richiesta di chiarimenti al consulente tecnico del Pm”, Giulio di Mizio. Lo stesso che giudicò il comportamento del personale sanitario come “corretto ed adeguato”. Dunque…

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