11 giugno 2014

La macchia del peccato

La sede arcivescovile della diocesi di Catanzaro Squillace

La macchia è una parte di qualcosa che ha una tonalità di colore diversa dal resto. E proprio perché diversa balza agli occhi. In genere indica una diversità negativa. Nel linguaggio religioso la “macchia” circoscrive il peccato dal contesto puro. Per toglierla è necessario redimersi. Pentirsi e confessarsi. La macchia è ciò di cui si è sporcata una famiglia di Catanzaro. La macchia del peccato. Ossia, il coraggio di denunciare un orco che si aggira indisturbato tra le mura della città e protetto da chi le macchie pretende di vederle solo nella politica e nel bucato. È l’accusa che gli è piombata addosso da un alto prelato della Chiesa locale. E per la quale sono stati scacciati come indegni dalla comunità che frequentavano.
Lei e lui sono sposati da molti anni. Sulla cinquantina, godono del miracolo di una famiglia numerosa. Ben sei figli. E soffrono il sacrificio della disoccupazione. Ma questo non è mai stato un problema esistenziale. Da buoni cristiani sanno che l’esistenza, una buona e sana esistenza, principalmente si ciba di altro. Fin da giovani frequentano un movimento religioso molto diffuso in città. Gli aprono le porte. Li accolgono. Danno loro una mano. Proprio come fratelli. E iniziano un cammino che si blocca all’improvviso dopo circa trent’anni a causa di una calamità naturale. Un terremoto di vaste proporzioni che coinvolge sacerdoti, vescovi, poliziotti, procuratori, giudici, consulenti, psicologi. E un paio di ragazzini. I loro figli.
Maria (il nome è di fantasia) vuole bene a quel signore che si è unito alla famiglia. Fa il catechista. E’ amico del padre e della madre. Le fa dei regali. È come un secondo padre per lei. Fa parte della comunità. Pranzano spesso tutti insieme. Ma soprattutto pregano insieme. Un giorno lui si permette una confidenza di troppo. Lei si allontana. Non ci fa molto caso. Ha solo dieci anni. E scambia quelle carezze per affetto. Poi succede di nuovo. E capisce che non sono proprio uguali a quelle del padre. Non sa cosa fare. Li vede sorridere insieme. Li vede aiutarsi vicendevolmente, lui e il padre. Non vorrebbe rompere questo incantesimo. Una domenica a pranzo il suo tentativo di mantenere un equilibrio impossibile si rompe. Esplode il suo istinto di conservazione. E piange. Piange a dirotto. Sono tutti a tavola. Il padre invita la figlia ad appartarsi per parlare. Gli racconta tutto. M.S. prima di essere un santo è un padre. E la sua unica preoccupazione è proteggere i figli. Anche davanti al Signore sotto mentite spoglie. Vorrebbe scendere e farlo a pezzi. Ma sa anche che creerebbe altri problemi. Rovinerebbe la propria vita e quella della sua famiglia. Si contiene. E decide di andare a denunciare l'episodio al responsabile della comunità. Questi gli consiglia di discutere del caso con uno psicologo infantile di sua fiducia, nonché cattolico e sostenitore del movimento. Il giorno dopo il professionista li accoglie nel suo studio. Ascolta il racconto della bambina e non ha dubbi: “O la fate voi la segnalazione alla Questura o la faccio io!” Il padre si fida. E accetta che provenga dalle sue mani e dalla sua competenza. Il terremoto rompe il cammino. E si contano i cocci. La Procura apre un’inchiesta. E la comunità gli chiude le porte. Aspetta che le pecorelle smarrite si smarriscano ulteriormente per avere l’alibi dell’allontanamento. Ma lui, il padre, non si demoralizza. Sa che la giustizia terrena e quella divina dovrebbero andare d’accordo e non scontrarsi… se sono orientate al bene. 
L’altro figlio più piccolo, Salvatore, (il nome è di fantasia) ha problemi a scuola. Vittima di bullismo, viene sentito dalle forze dell'Ordine. E deflagra un altro terremoto. Più silenzioso ma ugualmente drammatico. Anzi, anche con qualche sfumatura di giallo.  Aveva confidato le attenzioni dell’amico di famiglia ad un compagno di classe. E questi lo ricatta. Il suo silenzio costa caro. Ben 600 euro. E Salvatore, pur di non dare fastidi ai genitori, ripulisce casa. Qualche tempo dopo racconta delle sue peripezie ad una ragazza di 25 anni. La incontra in Chiesa. E gli propina una soluzione irrinunciabile per recuperare il mal tolto. Salvatore ha un’altra missione da compiere. Ripulire sempre casa. Questa volta non dei soldi, ma dell’oro. Il ragazzino è meticoloso. Intasca tutto e glielo consegna. Circa 10 mila euro, ma lui non lo sa. La ragazza gliele ne restituisce solo 200. E’ felice. Torna dai suoi e tutto contento dice di essere riuscito a riscattare un terzo dei soldi persi. La Procura apre altre due inchieste. Una per molestie e una per circonvenzione di minori. 
Il terzo figlio più grande rispetto ai fratelli, Marco (il nome è di fantasia) coltiva la vocazione religiosa. Nonostante la brutta esperienza della famiglia la sua fede non è scalfita. E il padre non condiziona la sua scelta. Tutto fila liscio finché non viene cacciato dal seminario. I gerarchi dei futuri pastori locali verbalizzano che “vuole essere sempre al centro dell’attenzione”. Che “non riconosce gli errore”. Che “dice bugie”. Che “è superficiale.” Che “girovaga nelle ore notturne”. E soprattutto che “non fa le pulizie”. Quasi un essere immondo, insomma. Il padre non si dà per vinto. E, conscio della sua poca dimestichezza in psicologia, prende un appuntamento da un esperto. Nello stesso momento chiede di essere ricevuto dall’alto prelato che ha visto così il suo figliolo. Lo psicologo lo rassicura: “E’ sano come un pesce suo figlio. Maturo e responsabile.” Mentre il monsignore con i polsini d’oro gli apre nuovi orizzonti. Prima a lui sconosciuti. 
“Lei, voi come famiglia, avete la macchia della denuncia. E, finché non la toglierete, sarete dannati per sempre!” La macchia del peccato. L’anatema.

Ultim'ora (18 giugno 2014, h 20.42)
Il 15 giugno ricevo una mail con oggetto “comunicazione”. È il seminario minore di Catanzaro, me lo indica l’indirizzo della posta elettronica. Mi prega di rimuovere la “foto” a corredo del post. E’ sera, tolgo dalla didascalia la parola “seminario” perché il mio interesse precipuo è quello di indicare la sede arcivescovile, quale Palazzo della Diocesi, e vado a dormire. La voce gira. Chi sarà mai? Chi sarà mai questa famiglia? E chi gli aguzzini? Se lo chiedono. E s’informano. I gerarchi della Chiesa locale mi cercano. Prima uno e poi l’altro. Sempre per la foto. Rispondo a tutti che ho già provveduto. Ma loro non lo sanno. Il motivo è semplice: alcuni non sanno di cosa parlano, non l’hanno letto. Si pronunciano perché altri gli hanno detto di farlo. Ieri mattina altro groviglio di telefonate: la Diocesi vuole un incontro chiarificatore con me. Rispondo che sono disponibile. Ok, andata. Richiamano. Mi pregano di togliere il post nel mentre. Obietto di no. Che non ho problemi a pubblicare una loro versione dei fatti, ammesso che stiamo parlando degli stessi, ma che non cancello nulla. Non sono appagati: sbottano. Oggi pomeriggio, 18 giugno, ricevo la diffida di Giovanni Lacaria, un avvocato di Lamezia Terme, che qui vi allego integralmente ai sensi dell’articolo 8 della legge numero 47 del 1948. Tuttavia, sempre ai sensi dello stesso articolo post bellico, nessuno mi obbliga a “cancellare” alcunché.



27 commenti:

domenico ha detto...

UNA FAMIGLIA"SFORTUNATA"?
IO CREDO CHE SONO STATE LE PERSONE CHE HANNO APPROFITTATO DI LORO,CHE LI HANNO RESI VITTIME DEI LORO RICATTI, I SOLITI ORCHI NON HANNO AVUTO NESSUNA PIETA'VERSO QUESTI BAMBINI, MA LA VERA VERGOGNA STA NELLA COMUNITA' E CLERO CHE HANNO ALLONTANATO QUESTA FAMIGLIA , SI UNA FAMIGLIA "SFORTUNATA " MA NON PER LORO COLPA.

Anonimo ha detto...

Si tratta del Cammino neocatecumenale....dico bene ?

Anonimo ha detto...

Resto allibita, come cattolica

Anonimo ha detto...

Caro Emilio,sono notti che non dormo,quello che penso che la MADRE CHIESA che doveva prendersi CURA dei miei figli non l'ha fatto, si sta prendendo cura dell'IMMAGINE DEL CAMMINO volendo eliminare l'articolo, il blog, la storia e non chiedendo come stanno i bambini perché loro non dimenticheranno mai quello che hanno subito e quello che si è aggiunto l'omertà, la corruzione, la maldicenze le calunnie. Questa non è CHIESA quella che si preoccupa dei suoi figli e quindi guai a voi pastori che pascolate voi stessi, che portate le pecore al macello.

Anonimo ha detto...

certo che ne scrivi di fandonie....

Anonimo ha detto...

certo che ne scrivi di fandonie....

emilio grimaldi ha detto...

Prego i lettori a mantenere un certo garbo nei commenti. Non si dispiacciano se alcuni non li ho pubblicati. Contro di me possono scrivere di tutto, ma avverso quelli che si sono auto citati in questa vicenda è doveroso usare un linguaggio più consono ad un dibattito costruttivo.
cordialità

Anonimo ha detto...

All anonimo che ha scritto certo che ne scrivi di fandonie. Io non so nulla della storia ma tu chi sei per dire cosi? Sai qualcosa?
Lorenzo.

Anonimo ha detto...

L'articolo riferisce chiaramente che ci sono tre inchieste aperte dalla Procura. Ora, a meno che l'articolista non sia un folle - e sicuramente non lo è - che è alla ricerca di una denuncia sì, ma da parte della Procura, le fandonie le scrive l'anonimo delle 10:40. Un neocatecumenale, questi, sicuramente, perché pur di difendere il Cammino i neocat farebbero crocifiggere Cristo un'altra volta.

domenico ha detto...

io vorrei che questo Papa Francesco faccia una bella pulizia iniziando proprio dalla Diocesi di Catanzaro e finire col resto d'Italia, hanno rovinato intere famiglie iniziando dai preti pedofili e Vescovi che nascondono delle verità scomode, mi viene in mente " questo matrimonio non sa da fare " Emilio quando andrai dal giudice sarai sicuramente sereno, gli altri faranno di tutto per imbavagliare la libera informazione, in Calabria è di moda, basta leggere i fatti di alcuni giorni, quelli che ne hanno parlato i vari tg e anche in parlamento.

Pino ha detto...

necessiterebbe far riconoscere l'abuso dei minori come crimine contro l'umanità

Pino ha detto...

pedofilia battersi affinchè sia equiparata a crimine contro l'umanità.
....non so se questo sarà possibile visto che hanno fatto santo chi ha insabbiato questi orrendi crimini

Anonimo ha detto...

E' veramente triste dibattere di queste questioni.
Esistono e, purtroppo,si perpetuano.
E' necessario avere il coraggio di andare fino in fondo non solo nelle Chiese - qualunque sia la confessione religiosa - ma anche nella società civile: scuole, palestre, società sportive, circoli culturali e non, altro.
Andare fino in fondo senza lasciare soli tutti coloro che, a vario titolo, sono coinvolti.

Anonimo ha detto...

Papa Francesco aiuta difendi questi bambini da questi orchi ..e sostieni chi come Emilio Grimaldi rischia in prima persona per difenderli..

GENTE APRITE GLI OCCHI!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

Da quel che vedo e leggo sul suo blog, mi sembra che lei sia digiuno di architettonica e urbanistica. La foto da lei messa non ritrae la Sede Arcivescovile bensì il Seminario Liceale. Corregga per favore...

Anonimo ha detto...

Ma quante volte l'alto prelato esce da quel portone? Infatti nell'articolo non si parla del Seminario ma di un alto prelato.

Anonimo ha detto...

So cosa hanno passato quei bambini e prego Dio affinché li protegga per tutta la loro vita..e a colui che si è reso artefice di un gesto così disumano dico:il pentimento a volte non basta è troppo facile dire ho sbagliato mi pento

Anonimo ha detto...

i neocatecumenali sono una PSICOSETTA molto pericolosa che si nasconde sotto l'ombrello della chiesa cattolica ma ci sono tanti casi e testimonianze di ex adepti fuoriusciti che hanno subito le angherie e le sofferenze peggiori , ricatti psicologici e violenze di vario genere, da anni lo sanno tutti ma nessuno fa niente anzi le cose peggiorano di anno in anno..mi meraviglio di questa omertà mafiosa chissà quanti scandali REATI gravissimi come questo nascondono !!!! Sono da denunciare e basta ..ma il Papa Francesco cosa fa...dorme??? fossi al posto dei genitori del ragazzino abusato gli scriverei una bella letterina..e chissà se non vi telefona davvero..provate!!! All'autore di questo blog chiedo gentilmente di aggiornarci su questo caso è giusto che tutti sappiano il seguito di questa storia agghiacciante!!!

Anonimo ha detto...

Per l'anonimo del 16.7.2014 io ho scritto 3 volte al papa. E' blindato dai cardinali oleati dal cammino, quindi le mie lettere sono andate a finire nel cestino

Sergio Cavaliere ha detto...

Non serve scrivere al papa. Bisogna denunciare ai magistrati e all'opinione pubblica. Bisogna fare i nomi e i cognomi e scoprire pubblicamente la rete di omertà e connivenze di cui godono questi criminali. Ricordiamo che la pedofilia è un disturbo a carattere recidivante e che gran parte delle vittime preferisce il segreto. Denunciare pubblicamente serve a dar coraggio ad altre vittime. Far uscire altre vittime allo scoperto permette di bloccare il criminale e farlo punire. Sergio Cavaliere - Rete Nazionale l'Abuso

Anonimo ha detto...

Sig Cavaliere, lei ha perfettamente ragione ma quando anche la magistratura si lascia corrompere allora cosa si deve fare?

SC ha detto...

L'avvocato e la curia hanno poi posto in essere altre azioni legali?

oppure tutto si è fermato con la minacciosa lettera dell'avvocato?

Anonimo ha detto...

Io dico che la chiesa fa veramente schifo! Meglio la politica!

Anonimo ha detto...

Ieri sera nella sala della provincia ci è stato il primo incontro relativo al sinodo straordinario sulla famiglia ma sua Eccellenza il Vescovo cosa ha fatto per questa famiglia?

Anonimo ha detto...

Bertolone...il vescovo più squallido della chiesa cattolica. Povera chiesa!!!

Anonimo ha detto...

"Ciò significa che la famiglia deve diventare palestra
nella quale allenarsi ad amare, facendo a gara in bontà, pazienza, comprensione,
delicatezza, dialogo, ascolto, e poi, una volta pronti, uscire fuori e iniziare a gareggiare allo stesso modo nella comunità più grande. In sintesi è il tipo dei rapporti
familiari a qualificare i rapporti sociali, civili, le relazioni fra gli uomini. A questo Vangelo, carissimi, non chiediamo consigli speciali per la vita delle nostre
famiglie; chiediamo invece la sapienza delle idee che qualifica le nostre relazioni
familiari e umane. Chiediamo che ci insegni a mettere le cose di Dio al centro della
vita, a non considerare l’altro – sposo/sposa e figli – come possesso personale; a
crescere al ritmo lento del dialogo, dell’ascolto e dei limiti; a saper riconoscere fra le
inevitabili stonature l’armonia del volere di Dio. Chiediamo infine che ci insegni ad
unire Nazareth a Gerusalemme: la città di Dio alla nostra casa, perché il Padre bussa
alla porta della nostra vita “innanzitutto con il volto di ogni persona che vive accanto” a noi." Queste sono le bellissime ed ultime parole dette dal Vescovo Bertolone nella sua omelia del 28.12.2014. Visto che la famiglia è una palestra ma se un figlio non si è allenato con un pedofilo come si relazionerà nella società se avrà la sfortuna di incontrarlo così come è successo in questa famiglia?

Anonimo ha detto...

Mi vengono i brividi.........siamo nel 2015 ma questi stanno nel medioevo....è ora che li sbattano al gabbio e buttino la chiave.