1 luglio 2014

Corazzo, l'Abbazia di Gioacchino e Gedeone

L'Abbazia di Corazzo. Foto di Roberta Gigliotti

Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 km quadrati di argilla verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro.
Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii… Poi s’addormentò e il diavolo ne approfittò per assegnare tutte le negatività che conosciamo: terremoti, dominazioni, malarie, l’omertà, la gelosia, la vendetta e la violenza. Svegliatosi il Signore scaraventò il demonio nei profondi abissi del cielo. E disse: “Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.” Non tutti sanno - neanche l’immenso Leonida Rèpaci che scrisse questa famosa pagina - che il Signore poi fece costruire un’Abbazia alle pendici della sorgente del Corace. Nei suoi propositi doveva essere il cuore pulsante della cultura e della religione in tutta la Calabria. Scelse un posto isolato. Al riparo dal chiasso e dalle occupazioni mondane. Lì, fin da subito, fece il suo ingresso un monaco illuminato. Nei secoli a seguire divenne il filosofo e teologo più sagace dei 15000 km quadrati di argilla verde con riflessi viola che aveva creato: Gioacchino da Fiore. Non fece in tempo ad abbracciare i voti e a scrivere i suoi testi più importanti che il diavolo si fece ancora vivo. Spinse i suoi superiori ad allontanarlo. E ci riuscì. Da allora l’Abbazia divenne l’ombra di se stesso, quasi incompatibile con i propositi del Creatore e vicina agli interessi materiali più spiccioli. Finché un terremoto di vaste proporzioni nel 1783 non costrinse gli abitanti ad abbandonarla per sempre. 
Oggi è tornata a rivivere i suoi antichi splendori grazie ad un gruppo di ragazzi, tra cui il sindaco di Carlopoli, che sta lavorando per il recupero dei luoghi e dello spirito che, nonostante la notte del maligno, ancora aleggia da quelle parti. Il loro progetto si chiama Gedeone, come il giudice del Vecchio Testamento che sconfisse i numerosissimi invasori d’Israele con soli 300 uomini.
È un luogo del cuore, ma anche della mente. E appartiene a tutti, calabresi e non.
Votatelo sul FAI. Fatelo prima che ritorni Satana a seminare zizzania. Sta in agguato sulle montagne della Sila in attesa di ripiombare sull’Abbazia per rovinare tutto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma si rendono conto che ci sono centinaia e centinaia di appartamenti sfitti.....