10 giugno 2015

Cerva saluta il suo Augusto

L'ultimo saluto ad Augusto Canino

di Enzo Bubbo*

L’orologio non ha ancora scavalcato le ore sedici di Martedì 9 Giugno 2015: un giorno come tanti finché un particolare, un dettaglio, una sensazione non raccontano che è un giorno diverso dagli altri. Segni premonitori inequivocabili di una storia triste si susseguono uno dopo l’altro: un fiume di gente, necrologi  con belle parole, un silenzio assordante, un feretro portato a spalla dagli amici. C’è un lutto. Saracinesche serrate, macchine parcheggiate: un paese si ferma e riflette. 
A soli  33 anni. Se n’è andato via giovanissimo Augusto Canino e, se avessero potuto, gli abitanti di Cerva  lo avrebbero trattenuto qui sulla terra con tutte le loro forze: la sua assenza è un fardello insopportabile, troppo pesante da portare senza correre il rischio di rimanere schiacciati.
Senza Augusto, parenti e amici non ce la fanno proprio a vivere come prima. E’ palese che non se ne   capacitano. Perché?  Augusto non è morto per  un fatto  irrefutabile, è andato via per futili motivi, per qualcosa che si poteva evitare, per  una  rissa in Germania, nei pressi di Monaco di Baviera dove lavorava in una pizzeria. E’ finito in un fiume dopo una diatriba degenerata in malo modo e lì nelle acque gelide il ragazzo di Cerva è rimasto per lunghi 42 giorni: la famiglia ora chiede verità, vuole si faccia luce sulla mesta vicenda. Senza più perifrasi, senza lungaggini, senza negligenze, senza reticenze. Chi può, faccia quello che deve: fino in fondo.
Ieri pomeriggio ci sono stati i funerali. Troppo angusta la Chiesa Madre per accogliere centinaia di  persone desiderose di stringersi intorno alla famiglia Canino per un commiato che nessuno avrebbe voluto vivere. E’ gente onesta la famiglia Canino e il dolore della gente buona nelle piccole comunità non scivola addosso, ma pervade i cuori degli uomini sensibili.
Nella tetra atmosfera del luogo di culto  si respira aria di commozione e anche tanta rabbia.
C’è  tristezza, una mestizia ineffabile e  ci sono visi segnati dalle lacrime. L’omelia  è stata officiata per l’occasione da tre sacerdoti:  don Franco Lorenzo di Belcastro, don Giorgio Rigoni di Petronà e don Francesco Lo Prete di Cerva. Il giovane parroco della comunità cervese ha detto: “Senza Augusto, siamo - ha asserito commosso don Francesco - tutti un po’ più soli. Ci manca tanto. Bisogna interrogarsi sulla violenza e sull’indifferenza che c’è  intorno ai nostri giovani”.
La triste dipartita del giovane cittadino cervese non l’hanno mandata giù in paese. C’è sgomento misto a  incredulità. Augusto, è l’ipotesi che passa di bocca in bocca, ha soccorso  un amico in difficoltà per via di un’improvvisa colluttazione con un cittadino tedesco. I due italiani sono finiti nelle agitate  acque fluviali  con destini avversi: uno si è salvato, Augusto non è più tornato. Siamo al 23 aprile. Pochi in Italia ne hanno parlato, solo qualche trafiletto qua e là per un fatto di cronaca che postula invece rumore, se il vero giornalismo è svelare cose che non possono rimaner  celate. Da quel funesto giorno, troppi silenzi, troppe pastoie  burocratiche.  
Pochi giorni fa la macabra scoperta: l’acqua ha restituito quello che non era suo, ha restituito  quello che era rimasto.
Augusto è stato ritrovato. Esanime. E’ annegato nel fiume Lech anche perché aveva una spalla lussata per un precedente infortunio e non ce l’ha fatta a tirarsi fuori da solo. C’è voluto il Dna per riconoscerlo. Ora la Procura ha aperto un’inchiesta.
Augusto però non torna  più, ha cambiato casa. E anche Cerva non è più la stessa, ma, memoria come impegno, vorrà sempre bene al suo Augusto dai begli occhi neri e dolci, un bravo ragazzo  che, verosimilmente, poteva anche girarsi dall’altra parte, poteva anche  far finta di non vedere, ma l’indifferenza non l’ha mai sopportata, non era nella sua natura. Lo conoscono  tutti in paese.
Augusto era un ragazzo altruista e, come ragazzo dall’indole buona, troverà sempre un posticino nell’immaginario collettivo dei cervesi e di chi lo ha conosciuto.
Persone così non meritano l’oblio. Cerva lo sa e non lo dimenticherà.

Professore e giornalista 

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