Scopelliti, Gentile, Trematerra e Talarico. Tutti fuori. Il sogno inconfessato dei calabresi forse si avvera

Scopelliti, Gentile, Trematerra e Talarico. Tutti fuori. In un colpo solo. Il sogno inconfessato dei calabresi onesti forse si avvera. Tra non molto. Tra non molto. Alle prossime elezioni regionali. La notizia positiva è che non li vogliono né Mario Oliverio e né Wanda Ferro. Quella cattiva è che non li vogliono né il Pd e né Fi, i partiti che hanno governato e fagocitato la Calabria negli ultimi quindici anni.
Giuseppe Scopelliti, ad onor del vero, è già fuori. Condannato dal Tribunale per il caso Fallara, non può ripresentarsi. E questo è un fatto indiscutibile. Più o meno discutibili sono i tentativi, per fortuna vanificati, degli altri di ripresentarsi.

Gentile, Antonio Gentile, il cinghiale gentile dei fatti de l’Ora della Calabria e del figlio, Andrea. Delle consulenze d’oro dell’Azienda sanitaria. La famiglia Gentile che a Cosenza comanda, tanto che si dice che non si muove foglia che il Cinghiale non soffi. E poi c’è l’altra metà di Cosenza comandata da Trematerra, Michele Trematerra, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Infine, Talarico, Francesco Talarico, l’ex candidato dei due mari, Tirreno e Iono, e presidente del Consiglio regionale, indagato per abuso d’ufficio.

Dunque, non li vogliono gli ex presidenti delle province di Cosenza, Oliverio, e di Catanzaro, Ferro. Sono loro, salvo inchieste in itinere, il volto più sano che le amministrazioni locali abbiano mai rappresentato. Ma c’è un ma, i partiti e le lobby dei lavori pubblici e delle commesse.  

Quanto riusciranno a tollerare una simile presa di posizione? Oppure ci sono già altri che prenderanno il loro posto?