19 maggio 2012

Diritto e rovescio nel Tribunale di Roma. Genchi ricuce

Gioacchino Genchi

Gioacchino Genchi e il Tribunale di Roma, due facce della stessa medaglia. L’uno il rovescio dell’altro. Difficile indovinare il diritto. Il consulente è imputato per l’acquisizione di alcune utenze riconducibili a parlamentari, ma svela. Il Palazzo è la legge, ma occulta.
Emergono nuovi particolari sulla richiesta di ricusazione della Seconda Sezione composta da Carmelo Rinaudo, Chiara Bocola e Maria Concetta Giannitti. Particolari scottanti. Che seguono a ritroso l’operato di Genchi come ctu delle Procure di mezza Italia. Lo pedinano. Dalla Sicilia, passando per la Calabria, fino a Roma. Tappe di mafia e sangue. Una scia lunghissima. E ora lo giudicano.
Eravamo rimasti alla notizia che la Maria Concetta Giannitti aveva esternato il suo diniego alla richiesta di rinvio d’udienza per legittimo impedimento dell’imputato in barella. Al suo linguaggio corporeo, del viso e della testa, che diceva no. All’intero Collegio che accoglieva la volontà del giudice. A questo eravamo rimasti.
Massimo Buttiglieri viene ucciso in località Santa Maria, agro di Gioiosa Ionica (RC), l'11 luglio 2003. Nell’indagine viene acquisito un numero di cellulare, in contatto con Francesco Pedullà, a sua volta in contatto con un amico di Massimo Romeo, marito della Giannitti.
Francesco Fortugno, ucciso a Locri il 16 ottobre 2005. Si pente Domenico Novella. Nell’inchiesta sul depistaggio della sua volontà di collaborare con la giustizia viene fuori il cellulare di Sandro Furfaro, in contatto con un numero riconducibile al consorte della Giannitti.
Domenico Bruno, rinvenuto cadavere il 27 febbraio 2004 sulla spiaggia di Ostia. Due anni prima Romeo lo chiama. È un giorno particolare. Di febbrile interesse investigativo. Bruno riceve le telefonate di un costruttore calabrese in contatto con il principale indagato dell’omicidio dell’avvocato Torquato Ciriaco (1 marzo 2002) e di un tale Antonio Giovanni Maranto, intercettato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo nell’ambito delle indagini sulla cosiddetta “Mafia delle Madonie”, a seguito della cattura e della collaborazione con la giustizia del capo mafia siciliano Antonino Giuffrè.
Antonio D’Agostino, morto ammazzato a Sant’Ilario dello Ionio il 27 maggio 2003. Nell’inchiesta balza agli occhi il cellulare di Amelia Monteleone, magistrato in servizio presso il Tribunale di Locri con funzioni di presidente della Corte d’Assise, coniugata con il notaio Achille Giannitti, fratello della giudice Maria Concetta Giannitti.
La cognata del giudice che deve giudicare il consulente è un pozzo senza fondo di riscontri investigativi. Tra Locri e Reggio Calabria. Una scia color sangue. Lasciata dal suo telefono. Per l’omicidio di Marcello Geracitano, consumato in località Pomara (in territorio di Stilo) il 16 novembre 2005; per l’omicidio di Pasquale Simari, consumato a Gioiosa Ionica (RC), nei pressi della Piazza Vittorio Veneto, il 26 luglio 2005; per l’omicidio di Antonio D’Agostino, consumato a Sant’Ilario dello Ionio il 27 maggio 2003; per l’attentato esplosivo all’ospedale civile di Siderno del 14 dicembre 2006. E figura anche nelle indagini su mafia e massoneria avviata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. Infine, non poteva mancare un riferimento con l’utenza di Domenico Audino condannato per l’omicidio Fortugno.
Per economia si evita di riferire altro sulla forza centrifuga che sprigiona la giudice Giannitti spulciando le indagini di Genchi. Una forza ancora tutta da scoprire.
Passiamo al presidente di Sezione, Carmelo Rinaudo. Why Not? Già. C’è anche lui.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

tutto il sistema è gestito dagli intelligentoni degli illuminati

poppy ha detto...

sempre a far pipì. sn stata critica, ironica e propositivo,

Anonimo ha detto...

Da quando Genchi ha messo piede a Catanzaro viene cucinato a fuoco lento. Ha perso il distintivo... il lavoro di prima ed ora? Siamo alla battuta finale. Ma non è indagato anche il baldo de magistris? E' riuscito a defilarsi anche questa volta? Genchi deve essere condannato, ha commesso un orrore gravissimo: non si è sostituito al magistrato nel chiedere l'autorizzazione alla Camera. Il tribunale di Roma se lo condanna fa bene, perché innanzi ad un magistrato ignorante è buona norma che un consulente tecnico si sostituisca alle funzioni di un magistrato e Genchi non lo ha fatto. Luigi de Magistris deve essere risarcito per danni morali e biologici da purga, Genchi? Condannatelo, cucinatelo e chiedetevi perché a Roma cucineranno solo Genchi e non Luigi de Magistris

M.C ha detto...

Dio perdona Catanzaro NO.
De Magistris fa come lo smemorato ( Lo smemorato di Collegno )- ....
dottor Genchi è molto difficile dire e continuare a dire la verità.