27 aprile 2009
"Ti ho amato, caro Supremo Consiglio regionale calabrese, in vita. E ti amerò anche in morte"
Che i consiglieri e gli assessori regionali calabresi siano i più pagati d'Italia, si sa. In ogni modo, però, è meglio che rimangano vivi, che non si infortunino, altrimenti il loro “valore” aumenta vertiginosamente. Teniamoceli, quindi, e qualche preghierina per la loro salute facciamogliela. Soprattutto per le nostre tasche. La somma assicurata che il Consiglio ha stabilito in loro favore, pubblicando un bando di gara, il giorno della festa della Liberazione nazionale, contro i rischi da infortunio, è così ripartita:
• capitale di € 1.549.370,70 in caso di morte;
• massimale di € 1.549.370,70 in caso di invalidità permanente;
• diaria di € 258,23 per ogni giorno di inabilità temporanea.
Cifre ragguardevoli, e certamente proporzionali al loro onorevole impegno. Ma che fanno rabbrividire se confrontate con i premi di altre regioni italiane. Fanno rabbrividire i “massimali” calabresi, e sorridere, invece, gli altri. Come lo sventurato consigliere del Piemonte che, in caso di morte, percepirà (non lui chiaramente ma la sua famiglia) solo 100 milioni di lire, un po più di 50 mila euro. 60 mila in caso di invalidità permanente e 50 euro circa per ogni giorno di invalidità temporanea. Oppure il consigliere delle Marche che, in caso di morte, percepirà 218.538,74 euro. Stessa cifra in caso di invalidità permanente, e 31 euro scarsi per ogni giorno di infermità temporanea. Anche quello abruzzese vanta la stessa considerazione dai suoi conterranei: 125 mila euro, più o meno, in caso di morte e 150 in caso di inabilità permanente. La Puglia, invece, è la regione che più si avvicina, anche se la distanza resta, all’alta stima che ha la Calabria verso i propri rappresentanti presso l’Ente intermedio, ammesso e non concesso che i soldi, cioè uno strumento materiale, possano valere quanto la salute e la vita di una persona. 516 mila euro, in caso di morte e di invalidità permanente. In Friuli Venezia Giulia, invece, 400 mila per la morte, e 800 mila per l’invalidità permanente. Ma lì sono veramente precisi, nel contratto con la società assicuratrice sono previsti anche 50 euro al giorno per l’ingessatura, e finanche 5 mila euro per danni estetici.
Niente da aggiungere o da commentare alla decisione del supremo Consiglio calabrese che si accinge a rinnovare la stipula di queste polizze. Certamente un modo per essere coerenti con la già eminente reputazione che hanno di se stessi in vita, quando scoppiano di salute. L’indennità da (e per) loro stabilita, è di 8.508 euro al mese per i consiglieri, i più pagati d’Italia, e di 9.508 per gli assessori, secondi solo ai cugini campani, che di euro ne prendono 11.261. In Calabria i soldi sono un concetto relativo. Non sono importanti. E gli onorevoli è come se si sforzassero di insegnarlo ad ogni piè sospinto. Peccato, invece, per gli elettori, costretti, loro malgrado, a litigarci con i soldi per arrivare alla fine del mese. Il Consiglio calabrese vanta anche un altro record, è quello con più indagati e condannati d’Italia. Per tutti vale l’esempio di Domenico Crea. Un luminare per i suoi contemporanei, e per i posteri che vorranno prendere lezioni da lui in fatto di moltiplicazione dei biglietti verdi. Non per la truffa nell’ambito dell’inchiesta “Onorata Sanità” e per la Villa Anya. Queste cose le sanno fare, e le fanno tutti. Ma per un altro episodio in cui ha messo in atto il meglio della sua bravura. Era a capo di gruppo. Un gruppo consiliare composto da una sola persona. Possibile? Si, possibilissimo, un monogruppo appunto. Quello del CCD. In 5 anni ha ricevuto dalla Regione un miliardo di lire. Che il Consiglio versava al conto corrente del partito. Metà li ha trasferiti al suo conto di famiglia. E metà li ha ritirati in contanti. Cioè, non è così difficile fare quello che ha fatto lui, ma ci vuole classe e coraggio per alcune cose, e lui le ha dimostrate entrambe con una noncuranza veramente encomiabile. Alla luce del sole. Un maestro. Che ironia, quindi, intitolare il Palazzo consiliare, che non se n’è accorto - diciamo che ha chiuso un occhio, va beh tutti e due, sia verso di lui che verso tanti altri - a Tommaso Campanella, autore della “Città del sole”!
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3 commenti:
Più che "Tommaso Campanella" avrebbero dovuta chiamarla proprio "Città del sole"! Utopia assoluta, miraggio,presa per i fondelli insomma...quale effettivamente è.
si, il paese della cuccugna... distopia pura!!!
è inutile lamentarci, se l'umanità calabrese non fosse subito pronta a sostituire gli scendiletti questi furboni che dovrebbero costituire l'onesta classe politica non rappresenterebbero la simpatica banda di arsenio lupen
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