20 dicembre 2009

"Caro Jannelli, Pittelli si deve candidare, quindi lo dobbiamo archiviare". Così scriveva il pm Garbati


Il Tribunale di Catanzaro

Sono i primi mesi del 2008. A Catanzaro già si respira l’aria del dopo Luigi De Magistris. Gli hanno avocato Poseidone, l'inchiesta concentrata sui finanziamenti destinati alla depurazione delle acque, e nell’ottobre precedente anche Why Not, impegnata a fare luce su una rete di rapporti trasversali gestiti dal cosiddetto Sistema Saladino, il politico accetta di finanziare progetti suggeriti dal leader della Compagnia delle Opere a patto che vengano assunte persone vicine allo stesso politico. Enzo Jannelli, procuratore generale di Catanzaro, tiene il discorso inaugurale dell’anno giudiziale. Il procedimento Why Not è “complesso e confuso”, dice. E lo affida a Domenico De Lorenzo e ad Alfredo Garbati. Già si profila uno sdoppiamento con la Procura di Paola. Altri magistrati si aggiungono nell’indagine. Ma quello che ha sempre avuto il “cuore” dell’inchiesta è Garbati, lo dice lui stesso al suo capo, Jannelli. In una relazione riservata lo investe dei futuri sviluppi. Un “documento straordinario”, annota Edoardo Montolli, nel libro “Il Caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato”. E’ un giornalista calabrese, Paolo Orofino, che lo consegna al superperito Gioacchino Genchi, appena defenestrato dall’incarico Why Not. Un pubblico ministero, Algredo Garbati, che si preoccupa di assecondare le linee guida del suo capo. Un Garbati a contatto con molti degli indagati, nonché fidanzato di Rita Staiano, sorella di Salvatore, anche lui avvocato, colui che anticipò a Genchi, nel processo per il delitto Dragone - in quanto difensore dell’imputato Giovanni Abramo - la sua presunta iscrizione nel registro degli indagati. Un Garbati che invoca l’archiviazione per Giancarlo Pittelli, senatore di Forza Italia, da lì prossimo alla ricandidatura. “Va delineandosi nella sua coalizione politica (Casa della Libertà) una preclusione alla candidatura per coloro che risultano coinvolti in procedimenti penali”, motiva il pubblico ministero. Un Garbati che definisce “losco figuro” qualcuno solo perché ha osato mettere la pulce a Caterina Merante, principale teste dell’inchiesta, sull’affidabilità del pm Greco. Imperdibile.

Catanzaro,
A.S.E. Il procuratore generale
Sede
A oltre due mesi dalla mia applicazione al procedimento c.d. «Why Not», mi corre l’obbligo di rappresentare a S.E. quanto segue; nell’interesse della corretta e auspicabile efficacia della trattazione delle indagini preliminari del suddetto procedimento: correttezza ed efficacia che, naturalmente, sta cuore a S.E. e i magistrati assegnatari del procedimento (…). Così come il collega De Lorenzo sono stato assegnatario, dell’intero proc.n.2057/2006 (appunto, il c.d. «Why Not») con la direttiva di S.E., contestuale all’assegnazione, di riferire sulle «risultanze anche parziali delle indagini e in via preventiva le loro determinazioni conclusive». Anche in tale direttiva («riferire sulle risultanze anche parziali…») trova ragione d’essere la presente relazione. A distanza di alcuni giorni, 1’8.1.2008, S.E. ha ritenuto di rimodulare l’assegnazione secondo una situazione che (è) correlata a individu(are) 2 filoni di indagini. Con successiva sollecitazione, da me condivisa tengo a dirlo, a S.E. ha individuato talune posizioni di indagati da definire, se possibile, con priorità rispetto agli altri impegni che il procedimento comporta. L’individuazione delle priorità ha già consentito e consentirà di decongestionare il complesso procedimento con beneficio per la trattazione sia delle indagini preliminari che ha questo ufficio residuano e residueranno sia delle indagini preliminari trasferita, per competenza, ad altri uffici. Nel contesto delle direttive e degli impulsi di S.E. la mia attività si è così dispiegata: (…) A tale riguardo segnalo che, sempre il 22 u.s., il Sen. Giancarlo Pittelli, uscito tra gli indagati in «Why Not» e «Poseidone», mi ha personalmente, avanzato invito verbale per una definizione urgente della sua posizione in quanto va delineandosi nella sua coalizione politica (Casa della Libertà) una preclusione alla candidatura per coloro che risultano coinvolti in procedimenti penali. Anche se tale preclusione viene, nella coalizione, proposta a livelli di coinvolgimento diversi (iscrizione, rinvio a giudizio, sentenza di condanna di primo grado ecc., eccezione per i «perseguitàti politici», ecc. ecc.), il Sen Pittelli mi ha espresso, formalmente, la sua preoccupazione di esonero per la nostra pendenza, escluso dalla candidatura. Nel contempo, mi HA DICHIARATO LA SUA COMPLETA ESTRANEITÀ rispetto a qual si voglia ipotesi di reato e rappresentato, altresì, il pregiudizio se tale sua estraneità fosse dichiarata solo dopo il termine di scadenza della presentazione delle liste, ormai prossimo. Il Sen. Pittelli mi ha riferito anche che analoga istanza verbale ha mosso al Coll. De Lorenzo. Credo che l’invito del Sen. Pittelli più che assecondato vada accolto e do alla stregua della lettera e dello spirito dell’art. 111 della Costituzione. (…) È per queste ragioni che, senza alcun rischio di una trattazione, per i tempi, privilegiata, ma, al contrario, per assicurare una concreta uguaglianza nei termini costituzionali notori e sopra richiamati, che mi pare si imponga un esame urgente della posizione del Sen. Pittelli al limitato fine di, valutazione se la posizione dello stesso in «Why Not» sia o meno, con qualsivoglia esito, anche quello del prosieguo, «Why Not», delle indagini preliminari. (…) È evidente che, tale urgente esame non è solo dovuto con riguardo al legittimo interesse del Sen. Pittelli, quanto, per le ragioni esposte, al rispetto dei doveri, e al prestigio che vi è connesso, essenziali al nostro ruolo. Medesime ragioni, è inutile dirlo, valgono per altri indagati che si trovino in posizione analoga a quella del Seno Pittelli: e ciò, in conformità, alla Sua direttiva dell’8.1.2008. Sempre in ossequio a tale direttiva ho intrattenuto stretti collegamenti con il Coll. Greco che procede per fatti collegati («ai fini di stabilire comuni strategie investigative in base allo scambio di atti e informazioni»). A tal fine, per gli uffici di segreteria e per gli organi di P.G. ausiliari, vi è stato anche (come per il Collega Facciolla,) il consequenziale scambio di un atto sottoscritto, uguale e corrispettivo, nel quale il dott. Greco e io diamo atto della possibilità di eventuale successivo utilizzo con c.d. discovery, previo assenso. Inoltre, proprio per necessità di collegamento investigativo, mi sono anche recato, un paio di volte a Paola per un confronto più utile rispetto a quello consentito per mezzo del telefono. Il Coll. Greco, magistrato di apprezzato valore e di esperienza, ha, in tale conteso, mostrato grande senso di responsabilità verso la nostra (ripeto, la nostra, non la sua) indagine, «complessiva confusa», così come da Ella definita nella Sua bellissima Relazione Inagurale per l’Anno Giudiziario. E, pertanto non solo ha sottoscritto, in armonia con la Sua direttiva (dell’8-1-2008 la piena e totale disponibilità della sua indagine per la nostra, ma,) a mia richiesta o di sua stessa iniziativa, mi ha informato delle sue acquisizioni, delle sue valutazioni, del verso che va prendendo la sua indagine; immediatamente ha trasmesso gli atti richiesti: ha preavvertito delle prove da assumere se una tale assunzione fosse stata d’interesse di questo Ufficio, invitato, ha assistito a un (interrogatorio) della Sig. ra Merante, teste fondamentale della vicenda, e ciò al fine, diligentemente, di prendere contezza della personalità della stessa, prima di procedere, lui, a interrogarla. (…) Nelle more, la Procura di Paola, naturalmente, non è stata ferma, e, priva di quegli interrogatori e delle tracce investigative che gli stessi propongono, ha seguito direttive d’indagine con l’assunzione di emergenze che potrebbero condurre allo stato, a una valutazione della posizione della Merante non coincidente con quella di questo Ufficio. Non solo; intendendo correttamente, il Coll. Greco sentire la Merante solo dopo aver letto le precedenti dichiarazioni della stessa, il tempo trascorso ha consentito a un losco e interessato (figuro di porre) la teste chiave Merante in condizione personale avversa al Coll. Greco, con argomenti falsi e strumentali: il tutto risulta da intercettazioni telefoniche. Al punto che la teste Merante, all’indomani dell’interrogatorio con il Coll. Greco, come anche risulta a S.E., viene a colloquio da me («persona di cui si fida», come anche risulta dalle intercettazioni) disorientata e in ambasce perché da una parte ha avuto ottime informazioni sul valore del Coll. Greco e della sua equipe di P.g., così come ha ripetuto, dopo, anche direttamente a S.E., dall’altra ha nella mente il dubbio di quelle destabilizzanti false informazioni, dubbio nella teste dalla teste, momento di tensione, nel corso dell’interrogatorio con il Coll. Greco. (…) Il procedimento «Why Not», certamente «complesso e confuso», esige, per un buon fine, qualsivoglia esso sia, un’approccio in linee-guida coorenti e funzionali allo scopo”.

2 commenti:

michino ha detto...

tutti continuano a dire e scrivere che tutte le inchieste di DE MAGISTRIS sono state un fallimento.
Io dico che tutte le sue inchiete s'intrecciano con quelli che appositivamente lo hanno allontanato dalle inchieste e dalla calabria.
Come sempre ottimo articolo Emilio Grimaldi.

Anonimo ha detto...

oerchè non ti vai a leggere le carte di proscioglimento perchè il fatto non sussiste in riferimento al dottor garbati e company,caro emilio,il giornalista lo fai a metà??? soliti pagliacci che pur di scrivere qaulcosa scopiazzano e non sono nemmeno informati. e vatti a leggere i procedimenti penali a carico che ha de magistris....sei ridicolo,diventa più serio