Giuseppe Borrelli, Antonello Talerico e Alberto Cisterna
Il
principio del terzo escluso. Una proposizione P può essere vera o falsa, diceva
Aristotele illustrando la logica. Non
può essere sia vera che falsa. Sarebbe in contraddizione. Eppure, nella vita
reale, di cose a metà ce ne sono tante. È la nuova frontiera della ‘ndrangheta.
La zona grigia. Gli altri. I terzi. Sono la vera metastasi della società civile
e democratica calabrese e italiana.
Per primo è stato Alberto Cisterna, vicepresidente della Direzione nazionale
Antimafia, a rilevarlo mettendo in evidenza la novità del Codice Antimafia,
recentemente approvato, che raggruppa in un unico manuale le norme in materia
di lotta alla mafia. Leggendo l’articolo 416 bis ha scandito: “C’è reato di
associazione mafiosa allorquando l’associazione obbliga al fine di impedire ed
ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare a sé o ad altri in
occasione delle consultazioni elettorali voti e consensi”. Allora, “Chi sono
gli altri?” si è domandato. “Ce li abbiamo davanti agli occhi da vent’anni
questi altri. Nel 416 bis scritto subito dopo la morte di Falcone. E questo
addendum venne fatto nel 1982. Sono soggetti in vista dei quali l’associazione
opera. Non sono i concorrenti esterni. Forse sono consapevoli di quest’azione
di consenso che sviluppa l’associazione nei loro confronti. Gli altri sono la
zona grigia. Sono quelli che beneficiano dell’azione delle cosche. Non c’è un
rapporto sinallagmatico. (…)”. Poi, in riferimento alle norme sui termini
patrimoniali antimafia, il nuovo articolo 19, quello per la confisca, ha
parlato di “soggetti terzi”. “È interessante perché noi adoperiamo per i contigui
ancora la categoria dei terzi, cioè li consideriamo terzi del procedimento di
prevenzione, salvo applicargli il dodici quinquies se c’è una partecipazione dolosa.
Quindi, questi sono altri terzi”. Un concetto che via via è stato ripreso anche
dagli altri partecipanti, magistrati, docenti di diritto e avvocati. Tra i
quali, però, si è fatta sentire l’assenza di Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Procura Reggio Calabria. Forse
il primo vero escluso dalla diatriba. Come si ricorderà, il numero due della
Dna è indagato per corruzione in atti giudiziari a seguito delle dichiarazioni del
pentito Luciano Lo Giudice che lo accusano di connivenza con la cosca di
famiglia. Il magistrato maggiormente impegnato nella lotta alla mafia, dunque, si
è autoescluso.
A
dare man forte a Cisterna ci ha pensato Salvatore
Staiano, principe del foro di Catanzaro, che ha sottolineato la “precarietà”
nella valutazione della prova. Delle dichiarazioni dei pentiti, in primis, che “dovrebbero
essere comprovati dai fatti”. Equilibrio ristabilito da Gabriella Reillo, presidente dell’Ufficio del gip – gup del Tribunale
del capoluogo calabrese, che ha evidenziato come “le dichiarazioni sono come
delle confessioni”. Un congresso tecnico per esperti di diritto inerente la legislazione
antimafia: Concorso esterno in associazione mafiosa: politica ed imprenditoria;
collaboratori di giustizia e valutazione; iscrizione
e segretazione delle fonti di prova; le
intercettazioni; i provvedimenti di confisca dei beni; e le misure di prevenzione e competenza per territorio. Hanno
partecipato, inoltre, Luigi Fornari,
docente ordinario di Diritto penale dell’Università Magna Graecia; Giancarlo Bianchi, presidente del
Tribunale Penale di Vibo Valentia; Giuseppe Borrelli, procuratore Aggiunto
della Dda di Catanzaro. Ai quali si sono aggiunti: Vincenzo Lombardo, procuratore capo del capoluogo di regione; Antonio Reppucci, prefetto; Vincenzo Roca, questore; Giuseppe Iannello, presidente dell’Ordine
degli avvocati calabresi, e Aldo Casalinuovo,
presidente della Camera penale. L’incontro è stato organizzato dall’associazione
italiana dei giovani avvocati, Aiga, sede di Catanzaro. E moderato dal
presidente, Antonello Talerico.
1 commento:
ma borrelli dormiva? dalla foto sembrerebbe di si...
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