27 ottobre 2011

Il principio del terzo escluso nel Codice Antimafia

Giuseppe Borrelli, Antonello Talerico e Alberto Cisterna

Il principio del terzo escluso. Una proposizione P può essere vera o falsa, diceva Aristotele illustrando la logica. Non può essere sia vera che falsa. Sarebbe in contraddizione. Eppure, nella vita reale, di cose a metà ce ne sono tante. È la nuova frontiera della ‘ndrangheta. La zona grigia. Gli altri. I terzi. Sono la vera metastasi della società civile e democratica calabrese e italiana.
Per primo è stato Alberto Cisterna, vicepresidente della Direzione nazionale Antimafia, a rilevarlo mettendo in evidenza la novità del Codice Antimafia, recentemente approvato, che raggruppa in un unico manuale le norme in materia di lotta alla mafia. Leggendo l’articolo 416 bis ha scandito: “C’è reato di associazione mafiosa allorquando l’associazione obbliga al fine di impedire ed ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare a sé o ad altri in occasione delle consultazioni elettorali voti e consensi”. Allora, “Chi sono gli altri?” si è domandato. “Ce li abbiamo davanti agli occhi da vent’anni questi altri. Nel 416 bis scritto subito dopo la morte di Falcone. E questo addendum venne fatto nel 1982. Sono soggetti in vista dei quali l’associazione opera. Non sono i concorrenti esterni. Forse sono consapevoli di quest’azione di consenso che sviluppa l’associazione nei loro confronti. Gli altri sono la zona grigia. Sono quelli che beneficiano dell’azione delle cosche. Non c’è un rapporto sinallagmatico. (…)”. Poi, in riferimento alle norme sui termini patrimoniali antimafia, il nuovo articolo 19, quello per la confisca, ha parlato di “soggetti terzi”. “È interessante perché noi adoperiamo per i contigui ancora la categoria dei terzi, cioè li consideriamo terzi del procedimento di prevenzione, salvo applicargli il dodici quinquies se c’è una partecipazione dolosa. Quindi, questi sono altri terzi”. Un concetto che via via è stato ripreso anche dagli altri partecipanti, magistrati, docenti di diritto e avvocati. Tra i quali, però, si è fatta sentire l’assenza di Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Procura Reggio Calabria. Forse il primo vero escluso dalla diatriba. Come si ricorderà, il numero due della Dna è indagato per corruzione in atti giudiziari a seguito delle dichiarazioni del pentito Luciano Lo Giudice che lo accusano di connivenza con la cosca di famiglia. Il magistrato maggiormente impegnato nella lotta alla mafia, dunque, si è autoescluso.
A dare man forte a Cisterna ci ha pensato Salvatore Staiano, principe del foro di Catanzaro, che ha sottolineato la “precarietà” nella valutazione della prova. Delle dichiarazioni dei pentiti, in primis, che “dovrebbero essere comprovati dai fatti”. Equilibrio ristabilito da Gabriella Reillo, presidente dell’Ufficio del gip – gup del Tribunale del capoluogo calabrese, che ha evidenziato come “le dichiarazioni sono come delle confessioni”. Un congresso tecnico per esperti di diritto inerente la legislazione antimafia: Concorso esterno in associazione mafiosa: politica ed imprenditoria; collaboratori di giustizia e valutazione; iscrizione e segretazione delle fonti di prova; le intercettazioni; i provvedimenti di confisca dei beni; e le misure di prevenzione e competenza per territorio. Hanno partecipato, inoltre, Luigi Fornari, docente ordinario di Diritto penale dell’Università Magna Graecia; Giancarlo Bianchi, presidente del Tribunale Penale di Vibo Valentia;  Giuseppe Borrelli, procuratore Aggiunto della Dda di Catanzaro. Ai quali si sono aggiunti: Vincenzo Lombardo, procuratore capo del capoluogo di regione; Antonio Reppucci, prefetto; Vincenzo Roca, questore; Giuseppe Iannello, presidente dell’Ordine degli avvocati calabresi, e Aldo Casalinuovo, presidente della Camera penale. L’incontro è stato organizzato dall’associazione italiana dei giovani avvocati, Aiga, sede di Catanzaro. E moderato dal presidente, Antonello Talerico.

1 commento:

wanessa ha detto...

ma borrelli dormiva? dalla foto sembrerebbe di si...