14 novembre 2011

Eucaliptus's men


L'ingresso dell'Eucaliptus 

C’è una scritta sull’insegna. E un volto stilizzato. Entrambi in rosso. “Morto”.  È il benvenuto al villaggio Eucaliptus in località Marincoli di Simeri Crichi. Non è un augurio. È una constatazione. Sembra morto da un pezzo.
Cemento, tanto. E acqua, poca. Sono i contorni di una lotta senza esclusione di colpi tra due diverse fazioni. Da una parte l’amministratrice del condominio, revocata da un procedimento del giudice, Carmelina Mangone, dall’altra la Simare srl, una società che si è appropriata di tutto, anche dell’acqua. Tra i soci, Vincenzo De Caro, Enrico Dandolo e Daniele Lobello. Rispettivamente: un avvocato penalista, un commercialista e un imprenditore edile. Manca loro solo un magistrato per trincerarsi in una botte di ferro.
Trecentocinquantaquattro unità immobiliari costruite con varianti all’uopo aggiustate da Amministrazioni compiacenti. E megastrutture edificate completamente sul demanio pubblico. C’è anche un morto vero in questa storia. La moglie del costruttore, Fulvio Talarigo. “I suoi cani hanno sofferto molto la sua mancanza. Per giorni hanno girovagato invano per le strade in cerca della loro padrona”, ricordano i più anziani della zona. Si chiamavano Euca e Liptus. Sono stati loro a dare il nome al Villaggio.
La Simeri Srl propone al sindaco pro tempore di Simeri Crichi, Antonio Celi, un piano di lottizzazione per la costruzione di un complesso immobiliare. È la fine dell’estate 1979. Il civico consesso accetta. Poi Talarigo si ripresenta al Comune. E’ il 28 giugno 1980. Per il rilascio dell’autorizzazione delle opere di urbanizzazione. È la svolta. Da 9 mila e 215 metri quadrati si passa a 26 mila metri. Nella planimetria vengono inseriti un “Albergo” nell’aria destinata ai servizi dei proprietari. E poi sul demanio. Una “Discoteca”. “Quattro campi da tennis”. “Due piscine”. E un “Portico destinato ad attività commerciali”. Secondo le testimonianze di chi l’ha conosciuto pare avesse in mente di realizzare una grande struttura riabilitativa per disabili. Dall’albergo fino alla spiaggia. L'Ente locale chiude, probabilmente, tutti e due gli occhi. E nessuno dice niente. Nessuno denuncia il colpo messo a segno dall’imprenditore. E si inizia a costruire.
Come quando un albero cresce storto e poi è difficile raddrizzarlo, così l’Eucaliptus. Non si raddrizza più. Il regolamento condominiale, redatto contestualmente alla vendita degli immobili, predisponeva che “le aree destinate a strade o parcheggi e le altre aree destinate a dismissione per pubblica utilità in base alla convenzione urbanistica, qualora non fossero state acquisite dal Comune, sarebbero state autonomamente acquisite da parte dei proprietari delle unità del complesso”. Un inciso importante. Perché l’albergo sta su un’area predisposta a parcheggio. E la vasca di accumulo dell’acqua per l’approvvigionamento idrico, di fianco alla piscina, consta di opere pertinenti al suo utilizzo sempre nell’area dell’albergo. Nonostante gli abusi, gli affari della famiglia Talarigo non vanno bene e la signora Pierluigia Cappone, forse in preda alla disperazione, si toglie la vita. E’ il 21 marzo 1983. Sei anni dopo sopravviene il fallimento della società.
I nodi piano piano vengono al pettine. Nel 1996 si apre un contenzioso con il Comune. Il 19 aprile l’Ente accetta il trasferimento gratuito delle aree destinate ad opere di urbanizzazione secondaria. E, corredato dalle consulenze dell’architetto Sante Foresta e dall’ingegnere Fedora Mentoro, lo chiude a modo suo. Un cerchio ad occhi chiusi. I professionisti omettono di indicare i beni costruiti abusivamente, l’albergo, le piscine, i campi da tennis, ecc ecc. Non ci sono più. Non si vedono. Sembrano scomparsi. Poi l’incanto. La vendita. E, finalmente, qualcuno le vede queste opere. È l’ingegnere Maurizio Mauro, consulente tecnico d’ufficio, incaricato dal giudice delegato, Fontanazza, di verificare la sanabilità delle opere. Il ctu accerta che “nulla risulta circa gli immobili di proprietà della curatela fallimentare”. Intuisce il nocciolo dell’imbroglio: “La Simeri srl aveva proposto al Comune una variante al Piano di Lottizzazione mascherandola sotto la voce Opere di Urbanizzazione”. E, quindi, risponde al quesito. Le opere non sono sanabili “sia in termini urbanistici per la mancanza di conformità all’art 13 della legge 47/85 che paesaggistico ambientale secondo il vigente D. lgs 490 del 29.10.1999”. Il giudice vende, alla fine, al miglior offerente. È il 12 novembre 2003. Alla Simare srl. Sincope di Simeri Mare, per distinguersi dalla più vecchia Simeri srl, con sede amministrativa in via Nazario Sauro, numero 5 di Catanzaro Lido. (Probabilmente c’è un errore di dicitura nel registro della Camera di Commercio. E, molto più presumibilmente, è al numero civico 15, lo stesso dove ha sede l’ufficio del commercialista Dandolo. Quasi una certezza visto che al 5 figura un Istituto bancario.) Beni aggiudicati per poco meno di 600 mila euro a fronte di una stima pari a 1 milione e 700 mila circa. Immobili che prendono il largo. Tanto da includere anche le aree adiacenti. E, quindi, principalmente, anche i pozzi artesiani, impianti di sollevamento e la vasca di accumulo dell’acqua potabile. I servizi destinati al condominio Eucaliptus vengono azzerati con un colpo di penna. Vane tutte le denunce dell’amministratrice, Carmelina Mangone, agli organi competenti. Inizia la guerra dei condomini. Con due precise fazioni. L’altra è quella che fa capo alla società di Lobello e company, figlia illegittima della Simeri srl. A rimetterci è proprio il condominio che da lì in poi vede via via prosciugarsi l’approvvigionamento idrico, soprattutto. La condotta comunale non basta. Non è mai bastata da quelle parti. E in questo ginepraio di legalità, poca, e di illegalità, dilagante, ci sta che il curatore fallimentare, Alessandro Palasciano, si intesti l’utenza Enel condominiale. Ci sta. Come ci sta anche che sia finita in rissa l’ultima assemblea dell’8 maggio scorso. Occhi neri e qualcuno è andato pure in ospedale. Pare che il motivo scatenante della contesa sia stato proprio l’acqua. Come sopra. Siamo ai giorni nostri. Decade la Mangone e il giudice nomina Sergio Gaglianese. Tuttavia è pendente il reclamo della prima. È fissata per il prossimo 23 novembre l’udienza in Tribunale.
E mentre si attende che la giustizia dello Stato di diritto scenda sull’Eucaliptus, pare abbia fatto capolino la “giustizia alternativa”. Blitz paramilitari, di cui alcuni sono testimoni, taluni avrebbero eseguito durante lo scorso mese di ottobre per ostentare chi comanda davvero. E come.
Eucaliptus, terra anarchica. E non solo per l’abusivismo. Non sembrano lontani i tempi di quando nel villaggio degli amorevoli cani della signora Cappone si rifugiò, era il 2003, un pericoloso latitante della cosca dei De Stefano di Reggio Calabria. 



Le piscine costruite sul demanio pubblico 


L'albergo sulle aree standards del condominio 

7 commenti:

maria concetta ha detto...

vi domanderete ; quelli dell'ufficio tecnico del comune di Simeri Crichi e i vigili dove erano ?
stanno ancora giocando contro gli amici tecnici e vigili del comune di Sellia Marina....
ecco perchè non vedono, quello che non vogliono vedere.
mi sembra che qualcuno voleva una svolta per Simeri ? ci vorrebbe veramente una ruspa per radere al suolo tutte le opere abusive .....e i componenti delle amministrazioni comunali chiusi nelle patrie galere.

domenico ha detto...

i cittadini di Simeri Crichi sono molto presi...sono tutti occupati per sapere i nuovi posti di lavoro che riceveranno dalle costruzioni delle pale eoliche, altri scempi altri abusi.

Anonimo ha detto...

i cittadini di Simeri Crichi e gente proprio brutta fanno schifo............

Anonimo ha detto...

......capisco il disagio e le battaglie che si stanno svolgendo, ma vorrei capire: le piscine, la discoteca, alcune aree pubbliche da chi sono utilizzate? Chiedetelo all'ex amministratore e alla Simare s.r.l., certamente loro sapranno dirvi qualcosa. In tutto questo a rimetterci sono solo i piccoli e vulnerabili proprietari che continuano ad avere la peggio. Chi vi racconta i fatti dovrebbe raccontare anche gli antefatti. ESEMPIO: l'8 maggio scorso l'assemblea non è finita in rissa come dite, ma in una VERA E PROPRIA AGGRESSIONE, ci sono atti giudiziari e procedimenti penali aperti che chiariscono in modo chiaro e trasparente la vicenda. Quindi smettiamola e cerchiamo di costruire, se ci poniamo in questo modo non faremo altro che il gioco dei potenti e quelli a rimetterci sono sempre quei piccoli e vulnerabili proprietari.

Anonimo ha detto...

quante cazzate

Anonimo ha detto...

Credo che le beie legali per labusivismo certamente vanno perseguite, ma i servizi ai cittadini il comune è tenuto a darli avendo legalizzato la costruzione del secondo villaggio eucalipitus, inoltre sono trent'anni che incassa l'ICI imposta comunale, cosa risaputa da tutti che tale imposta i comuni la incassano per dare i servizi ai cittadini invece a noi proprietari di questo villaggio non viene dato niente ne luce ne acqua ne fogna
io al posto dei vari amministratori comunali che si sono succeduti al governo del territorio mi vergognerei di tenere la cittadinanza a queste condizioni oltre a l'ICI si incassano l'imposte erariali sul consumo elettrico in più la tassa sul rendito di tale bene
VERGOGNA LASCIARE MARCIRE COSI IL PROPRIO TERRITORIO VERGOGNA VERGOGNA

Anonimo ha detto...

Complimenti per la ricostruzione storica.