C’è un episodio, nella storia del convitto della sede coordinata dell’Ipsaa (Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente) di Belcastro, quasi ultimato nel 1973, mai consegnato alla scuola e abbandonato fin da allora, che dà la misura di come gli interessi malavitosi abbiano sempre messo mano all’edificio e forse contribuito a farlo inserire nella lista nera delle incompiute. Negli anni ’80, l’allora direttore Antonio Iannone, dopo che ignoti si portarono via i frigoriferi industriali appena installati - e probabilmente usarono anche dei camion per l’operazione considerata la loro mole - trovò per caso un documento, da quale era presumibile risalire agli autori del furto. Non una vera prova, ma un indizio prezioso. Si recò dai carabinieri e fece regolare denuncia. Da allora la sua vita subì un brusco cambiamento, soffrì delle ripercussioni personali per il suo gesto e patì anche delle minacce. I colleghi gli stettero vicino, solidali in questa battaglia di civiltà. L’ex direttore continuò, poi, ad insegnare finché la morte non lo colse qualche mese fa, senza che dalla sua segnalazione fosse mai emerso niente di nuovo.
In effetti l’edificio, imponente, misura circa 3 mila metri quadrati, come una cattedrale nel deserto, considerato l’isolamento dai centri abitati, non è molto lontano da alcuni ambienti ‘ndranghetisti, a cavallo fra le Province di Catanzaro e di Crotone.
“Succedeva – ricorda Fortunato Costantino, dirigente dell’Ipsaa di Catanzaro, fin dal 1978 – che quando ci si cercava di effettuare dei lavori per completarlo definitivamente, ecco che non passava molto tempo che veniva visitato dai ladri. Che rubavano tutto. E probabilmente – prosegue – quando mi opposi alla fornitura di arredi, appalto già assegnato a una ditta di Reggio Calabria, proprio perché non era custodito e non era ancora stato consegnato, evitai un altro scempio della spesa pubblica. Siamo intorno ai primi anni ’80. Che non era una zona facile, questa della sede di Belcastro, da amministrare – rievoca - me ne accorsi subito quando all’indomani della mia nomina a dirigente, nel 1978 in seguito alla morte improvvisa dell’ex preside Giordano, ignoti, sempre ignoti (non si seppero mai gli autori del gesto) incendiarono due scuolabus. Per noi fu un grosso shock e anche un problema organizzativo. Così, dall’oggi al domani, senza i mezzi pubblici per i ragazzi. Allora si diceva, ma non si scoprì mai nulla, che qualcuno ce l’avesse con l’ex preside perché non aveva ammesso agli esami alcuni studenti”.
Il nuovo dirigente non si lasciò intimidire, e si spese in quattro per far vedere la luce alla megastruttura, al cui confronto il vero plesso scolastico a ridosso dell’incompiuta, sembra una pertinenza. Si recò personalmente un sacco di volte presso la Cassa del Mezzogiorno. Intorno al 1984, per soddisfare le sue pressanti richieste, venne un ingegnere della Casmez da Roma che favorì ulteriori lavori suppletivi. Ma non durarono tanto. I soliti vandali smantellarono fin da subito le nuove opere. Poi fu la volta di un funzionario della Commissione parlamentare Antimafia, Pierpaolo Romani, che essendo stato invitato per un seminario sulla legalità dalla scuola, si prese a cuore il problema e promise che se ne sarebbe interessato. E così il dirigente gli scrisse il 23 maggio 1998 abbozzandogli anche un progetto di recupero come “Polo agricolo integrato”, incentrato su tre aspetti cardine: scuola, ricerca, promozione e divulgazione. La proposta prevedeva il potenziamento dell’offerta didattica e il miglioramento delle strutture scolastiche, la ricostruzione dei manufatti esistenti, la costruzione di una palestra, la realizzazione di un laboratorio di analisi terreno, di micropropagazione, di industrie agrarie, scienze e fitopatologia, di un laboratorio informatico e linguistico, di una biblioteca, e la realizzazione di una sala audiovisivi e di una sala conferenze. E, infine, di strutture di supporto alle attività scolastiche, come la realizzazione di una serra climatizzata, di impianti dimostrativi di trasformazione dei prodotti agricoli.
Un progetto molto dettagliato, ma anche versatile, purché si “facesse qualcosa”, spiega. Tuttavia il funzionario Antimafia non si fece più vivo.
La Scheda
Finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno, a cavallo tra la fine degli anni sessanta e settanta, fu realizzato dall’Ente regionale di Sviluppo agricolo della Calabria tramite l’ufficio Lavori di Crotone. La ditta che si aggiudicò l’appalto fu la “Griffone” di Roma. Si spesero diversi miliardi delle vecchie lire di allora. Quasi completato nell’anno solare 1973, non fu mai consegnato alla scuola, anzi, venne prontamente abbandonato tanto che il dirigente Fortunato Costantino constatava, già nel 1978, anno della sua nomina - e quindi, dopo soli 5 anni dalla sua costruzione - che vigeva in una fase di “degrado”. Attualmente è in uno stato pietoso, ma la struttura ossea, nonostante l’incuria, regge. Non c’è una sola finestra che sia rimasta intatta. Una porta che si trovi al suo posto. Un solo gradino con il marmo. Un solo accessorio per il bagno ancora in piedi. Tutto ciò che si poteva rompere si è rotto. E tutto ciò che si poteva sottrarre si è sottratto. Mai custodito. E' alla mercè delle intemperie naturali e degli alberi che spingono per prosperare anche al suo interno. Recentemente, sono stati trovati finanche dei resti che testimoniano che l’immobile probabilmente è servito anche da ricovero per alcune persone. Di cui, della loro presenza e della loro identità, non si è mai saputo niente e nessuno della scuola a fianco si è mai accorto di nulla.
La ciliegina sulla torta del mostro è data dall’eternit. È completamente ricoperto da questo materiale pericoloso, e i cocci di amianto sono disseminati un po’ dovunque sul perimetro circostante. La legge che ne vieta l’utilizzo, infatti, è posteriore alla sua costruzione. Fu varata dal Parlamento nel 1992.
La scheda tecnica. Si sviluppa su una superficie di mille e cento metri quadrati, su un’ara di pertinenza della sede coordinata dell’Istituto agrario di Belcastro. È costituito da un pian terreno più due piani ed ha un’altezza in gronda di 11 metri. Al pian terreno si sviluppano numerosi ambienti e, nella parte centrale del fabbricato, ai lati dell’ingresso principale, sono alloggiate due ampie scale. I vani dei piani superiori misurano una superficie complessiva di circa 850 metri, per ogni piano. Inoltre, sul lato destro della seconda scala, è presente un vano ascensore montacarichi. L’edificio è munito di impianti igienico-sanitari, di impianto idrico ed elettrico, tutti da ristrutturare. Sul lato est, all’esterno del fabbricato, in apposito locale in calcestruzzo armato è ubicato il locale destinato a centrale termica. Il vano seminterrato, invece, ha una superficie di metri 55 ed ha un’altezza di quasi tre metri, vi si accede dall’esterno con una rampa della larghezza di metri 5. In prospicienza del muro a valle sono ubicati i serbatoi interrati per il carburante di riscaldamento.
L’appello del preside a Michele Traversa
L’ultima chance, e speranza, alla scuola e alle comunità limitrofe, per la ristrutturazione e l’utilizzo dell’immobile la diede Michele Traversa. Il 20 aprile del 2000 il dirigente Costantino prese carta e penna e scrisse al suo ex alunno, diventato nel frattempo presidente della Provincia di Catanzaro. La missiva era corredata da una copiosa documentazione fotografica. Nel presentare la struttura il dirigente evidenziava “a commento delle immagini che precedono, e che per molti versi parlano abbondantemente da sole, si ritiene importante sottolineare che nonostante l’abbandono ormai trentennale della struttura, interessata da atti vandalici ripetuti e spoliazioni di tutta l’impiantistica e di buona parte degli infissi e dei rivestimenti, l’edificio conserva intatte le condizioni strutturali di fondo, i rivestimenti esterni sono in ottime condizioni d’uso, intonaci interni e pavimentazioni appaiono spesso recuperabili. Su tutto si sottolineano, infine, la funzionalità ed i criteri progettuali modernissimi con cui è stato realizzato l’edificio che, appare, senza ombra di dubbio, sicuramente recuperabile”. Nell’anno 2000, infatti, l’immobile, prima di proprietà della Regione Calabria, passò alla Provincia di Catanzaro.
La speranza di una sua ristrutturazione sfumò, allora, quando l’ormai ex presidente della Provincia di Catanzaro, Michele Traversa, si dette da fare, sollecitato anche dal suo ex insegnante di agraria, per coinvolgere l’Università della Magna Grecia al fine di indirizzarvi la sede della Facoltà veterinaria. L’idea, anche geniale perché avrebbe coinvolto nel progetto anche l’azienda Condoleo, poco distante dalla scuola e sempre di proprietà dell’ente intermedio, non andò in porto perché l’Università non si convinse mai della bontà della proposta.
“Ho sempre ammirato Michele Traversa come amministratore, pur se propendo per altra fazione politica – ha confidato Fortunato Costantino - perché è riuscito a sbrogliare delle situazioni ingarbugliate trasformandole in opere bellissime. Basti pensare al Parco della Biodiversità. Un gioiello ha creato dal degrado in cui versava quella zona. E tanti altre opere come, ultimo, il Marca da un edificio abbandonato. Speravo che potesse compiere il miracolo anche per il nostro immobile, ma, evidentemente, non è stato possibile neanche a lui”.
PS
Già pubblicato su "il Quotidiano della Calabria il 21 luglio 2008
Nessun commento:
Posta un commento