La follia di Marina di Luciano Vasta è un paradigma sociale che ha soffocato la vita di molte donne, prima della Legge Basaglia. E come tale merita di essere conosciuto perché solo la conoscenza consente alla libertà di far spazio nel buio dell’ignoranza e dei pregiudizi.
Ha sedici anni quando diventa orfana. Ha sedici anni
quando si innamora. Ha sedici anni quando la sua vita finisce. Perché a sedici
anni tutti sentono qualcosa, quell’ebbrezza che li porterà a decidere della
propria vita. Sentono qualcosa, sentono di fare una scelta. E lei la fa. Ma non
pensava che fosse la sua condanna a morte. S’innamora di un ragazzo che spera
la porti fuori da lì, da quel paesino angusto e ricettacolo di quel paradigma
che imperversava in tutto il Meridione d’Italia. Fatto di onore, rispettabilità,
fedeltà e tanta ipocrisia. Sul cui altare venivano sacrificati finanche la cosa
più preziosa che avevano: i figli.
Aspetta un bambino. Ora le scelte sono due. E non si
può più tornare indietro. Le voci corrono di bocca in bocca e arrivano alle
orecchie del padre.
La storia di Marina è l’emblema di un sistema
patriarcale perfetto. Laddove il patriarca decide chi deve vivere e chi deve
morire. E anche come vivere chi decide che deve continuare a vivere.
Per lei si aprono le porte del manicomio. E qui
rimane. Fino a che, guarda caso, di anni ne passano altri sedici. Quasi una
nuova vita. Alla veneranda età di 32 anni, di cui la metà rinchiusa come il reo
che si macchiato del più orribile dei reati.
Verso la fine della sua permanenza i suoi occhi
ricominciano a sorridere. Incontra un altro ragazzo, un altro giovane, della
sua età. È buono, è dolce. Gli piace sentirlo parlare. E in lei si ridestano
quei sentimenti soffocati dall’ignoranza e dall’ipocrisia. Anche Davide non è
lì per caso. È lì perché anche lui ha sentito qualcosa a un certo punto della
sua adolescenza, quando doveva decidere come vivere la sua vita. E non gli è
stato concesso. Sempre dal padre. Che in una società patriarcale che si
rispetti è lui a decidere chi deve morire e chi continuare a vivere e anche
come.
La follia di Marina è un bel libro. Non per la
storia, ma per il suo saper essere catartico.
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