16 gennaio 2014

Nonno Peppe, il sindaco perbene che attende giustizia

Giuseppe Mangone negli '70

Morire in campagna con la giugulare recisa da qualcuno. Morire dopo una vita passata dal Palazzo comunale alla scuola, come bidello e come autista. Morire senza un perché. Nonno Peppe per tutti, parenti e non, al secolo Giuseppe Mangone, è morto così: nel suo appezzamento di terra a Zagarise il 12 dicembre scorso. 
La Procura di Catanzaro ha subito messo in chiaro una cosa: non c’entra la criminalità organizzata, non c’entra. Forse un litigio tra vicini, allora. E immediatamente sono spuntate le iniziali dei suoi confinanti: F.G e A. C., unici indagati nell’inchiesta. Uno dei quali è stato sicuramente nei pressi del luogo dove è stato consumato l’omicidio. Meno repentino il sopralluogo dei carabinieri del Ris ai loro fuoristrada. Più di un mese dopo, il 14 gennaio. Una giustizia che è partita spedita dal capoluogo di Regione per poi arenarsi sulla provinciale senza un perché.

Nonno Peppe in meno di cinque anni promosse la costruzione della Casa comunale, della palestra, l’erezione del monumento ai Caduti e decise il posizionamento dell’albero di Natale nella piazza centrale del paese. Niente male per uno che non aveva conseguito un titolo di studio. A compensare le lacune scolastiche un grande senso civico, tipico del padre di famiglia. E il sorriso. Aveva un sorriso gioviale e coinvolgente. Sincero. Da padre a nonno, allora. Nella scuola e in paese. Così lo ricordano tutti. Finito in una pozza di sangue. Il suo. Senza un perché. 

6 commenti:

d.d ha detto...

come avevo scritto in un commento è stato il primo sindaco a far mettere l'albero per Natale nella piazza principale, una persona umile ma che sapeva il fatto suo, è vero non aveva titoli di studio ma sapeva entrare nei cuori della gente, ogni volta che sono venuto a Zagarise e lo incontravo era sempre preparato e gli piaceva la politica seria come nei tempi passati, sapeva criticare in modo costruttivo facendo vedere fatti e non parole, questa morte assurda ha lasciato un vuoto enorme nella sua famiglia e a me e tanti che lo hanno conosciuto, mi auguro che giustizia sia fatta al più presto per ( Nonno Peppe ) d.d

Anonimo ha detto...

tutti noi di Zagarise vogliamo che si faccia giustizia sulla morte di Giuseppe Mangone,e non solo la sua a Zagarise hanno sparato a una persona e nessuno ne parla , dottor Grimaldi abbiamo visto il servizio su Rai tre ( chi l'ha visto ) io da semplice cittadino ho fatto delle riflessioni dopo aver visto il video:
1) il figlio afferma che il cane era nella trappola che aveva messo il padre e che qualcuno lo ha liberato , benissimo di solito non sono solo i cani a ammazzare le galline ma anche la Faina e da noi non mancano, non potrebbe essere stato il padre vedendo soffrire il cane a liberarlo?
quante persone a Zagarise sono indagate di qualsiasi reato,non si salvano neanche i preti non è che tutti sono dei santi, strano che dell'omicidio di un zagaritano che lavorava alla guardia forestale nessuno dice niente, niente da dire sulla persona di Giuseppe Mangone uomo mite e non ha mai fatto del male a nessuno è stato sindaco di Zagarise per soli tre mesi perchè era caduta la maggioranza se era tanto amato perchè non è stato rieletto?
se si va in campagna a visionare i vari attrezzi sicuramente noterete che i pali sono quasi sempre adattati agli attrezzi che si usano, i contadini avevano l'abitudine di riparare e adattare quello che gli capitava nelle mani, bastavano pochi chiodi e dei pezzi di legno a forma di ( cuneo ) e tutto era risolto.
che i colpevoli vengono presi al più presto .

Anonimo ha detto...

Era facile criticare il sindaco Raimondo in ogni occasione, quando si fa conferenza stampa bisogna ricordarsi di tutti i cittadini di Zagarise. E' morto nell'ospedale di Catanzaro, Michele Mustara, l'operaio ferito il 18 luglio scorso in un agguato a Zagarise. L'uomo era ricoverato in gravi condizioni nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Catanzaro dove è morto oggi pomeriggio. Mustara è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola al volto ed al torac... Mustara a chi lascia? sono stati dati gli aiuti a questa famiglia? il primo cittadino si è ricordato di lui, anche questo è accaduto a Zagarise.

Anonimo ha detto...

quante volte ho letto che a Zagarise facevano arrivare striscia la notizia, ci siamo riusciti adesso abbiamo dato il massimo della visibilità di questo paese.

Anonimo ha detto...

la vecchia amministrazione ha sempre cercato di fare conoscere quello che di bello è stato fatto, non si perdeva occasione di criticare, e adesso?
si siamo andati a finire al terzo posto su striscia la notizia, ma sui mostri

Anonimo ha detto...

fino a quando una persona non viene condannata è innocente
Presunzione di non colpevolezza
Nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria. In particolare, l’art. 27, co. 2, della Costituzione afferma che «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Tale principio risponde a due esigenze fondamentali: affermare la presunzione di innocenza e prevedere la custodia cautelare prima dell’irrevocabilità della sentenza. L’imputato, infatti, non è assimilato al colpevole fino al momento della condanna definitiva. Ciò comporta il divieto di anticipare la pena, mentre consente l’applicazione delle misure cautelari. Secondo la Corte costituzionale (sent. n. 124/1972) questa disposizione va interpretata nel senso che l’imputato non deve essere considerato né innocente, né colpevole, ma soltanto «imputato». Tale regola è meglio precisata nell’art. 6, co. 2, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in base alla quale «ogni persona accusata di un reato è presunta innocente sino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente accertata». Sulla base di questo principio, l’onere di provare la reità dell’imputato incombe sulla pubblica accusa; mentre alla difesa spetta il compito di provare l’esistenza di fatti favorevoli all'imputato. In altre parole non è compito di quest’ultimo dimostrare la propria innocenza, che deve essere, appunto, presunta, bensì dell’accusa dimostrare la sua colpevolezza. Posta la presunzione di innocenza, per poter dichiarare pubblicamente che un individuo è colpevole è quindi necessaria la prova, oltre ogni ragionevole dubbio, che egli è il responsabile del reato, dimostrando che ne è stato effettivamente l'autore. Nelle ipotesi in cui la prova manchi, sia insufficiente o contraddittoria, il giudice dovrà emettere sentenza di assoluzione.
rispettare la legge è un dovere di ogni cittadino.