23 marzo 2009

La versione di Aldo Jannelli



commento di Aldo Jannelli al post:

http://emiliogrimaldi.blogspot.com/2009/03/enzo-domenico-jannelli-company.html


di Aldo Jannelli


Egregio Emilio Grimaldi,
solo oggi leggo il Suo articolo del 17 Marzo dedicato a mio fratello Enzo. Nella vicenda sono stato indirettamente coinvolto perché mi è stata attribuita, da alcuni ancora oggi, la lettera a tale Chiaravallotti che anche Lei cita nel Suo articolo. Almeno Lei, pur fra tante “imprecisioni”, almeno questa la ha evitata. Le accludo in fondo a queste note la lettera che ho da poco inviato al Direttore di Micromega in relazione ad uno scambio epistolare avuto col giornalista Ruotolo; troverà qualche notizia che potrà esserLe utile per il prosieguo della Sua professione. Tra l’altro vedrà che non corrisponde affatto al vero che ci fu un rifiuto di collaborazione da parte del PG di Catanzaro, ma al contrario furono i magistrati di Salerno ad evitare ogni forma di dialogo.Dopo la lettura del Suo articolo mi sono chiesto il motivo dello strana sensazione di insoddisfazione che provavo. Le Sue “imprecisioni” certo non mi giungevano nuove, ma ho capito in poco tempo che la pena che provavo per Lei era dovuta alla inadeguatezza dell’aggressività del Suo tono e dell’acredine da vecchia zitella del Suo scritto rispetto al contenuto concreto delle Sue affermazioni. Lei ripercorre l’albero genealogico di mio fratello, riporta parzialmente fatti riferiti già da altri, ma nel concreto rimprovera al PG di Catanzaro di non aver dato l’archivio di Genchi ai magistrati di Salerno (e a De Magistris), a cui del resto era ben noto. Cita poi del tutto a sproposito il Ros Pasquale Angelosanto, ed il presidente del Copasir, Francesco Rutelli fingendo di ignorare che sono le stesse persone che nelle loro relazioni hanno lodato il comportamento istituzionale di mio fratello e stigmatizzato il comportamento di Genchi, De Magistris e dei magistrati di Salerno. Se non c’è arrivato da solo, Le chiarisco che quando il Presidente della Repubblica parlò di atto eversivo, si riferiva proprio a questi personaggi. Mi chiedo, e Le chiedo, se tale archivio sarebbe mai stato conosciuto nella sua interezza se fosse ritornato nelle mani di quei magistrati.Lei ha poi la bontà di interessarsi al lavoro svolto in precedenza da mio fratello, dicendo testualmente “Durante la sua brillante carriera si è occupato anche del sequestro delle liste degli iscritti alla P2”. Ohibò! Avrebbe anche potuto ricordare il ruolo svolto da giovane magistrato nella inchiesta Lockeed (non sono sicuro si scriva così), o nel caso Marcinkus (la sua requisitoria fu elogiata in un corsivo domenicale dell’allora Direttore di Repubblica Eugenio Scalfari), o ancora i brindisi con cui i palazzinari abruzzesi di Campo Imperatore accolsero la notizia del suo trasferimento lontano da L’Aquila. Ancora più grave, perché presente sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali e perché ancora recente, il fatto che Le sia sfuggito il ruolo di Domenico Iannelli nella vicenda Englaro in Corte di Cassazione.Le auguro tutta la fortuna possibile per la Sua futura carriera giornalistica, ma, se non capirà che le 528 parole del Suo articolo sono troppe per non dire nulla, non Le basterà neanche quella.
Distinti saluti
Aldo Iannelli

Gentile Direttore,
sono un abbonato alla Sua Rivista, e recentemente mi sono ritrovato citato in un articolo del dottor Ruotolo che, per l’ennesima volta, mi gratifica di una carica che non ho mai avuto (alto magistrato della Corte di Cassazione, sono invece un medico) e mi attribuisce una telefonata da me mai effettuata.Come leggerà dalla documentazione che Le allego, ho contestato direttamente al dottor Ruotolo il suo errore professionale, ricevendo una risposta che si commenta da sola, ma che ho stigmatizzato nella seconda lettera che gli ho inviato.Mi rivolgo invece a Lei direttamente, per pregarLa di evitare che ancora, in qualche eventuale prossimo articolo, io venga citato del tutto impropriamente ed erroneamente.Le auguro che in futuro i collaboratori della Rivista dimostrino quella professionalità che non ho potuto riscontrare nel dottor Ruotolo.
Distinti saluti
Aldo Iannelli

Allegato n° 1 (prima lettera)
Egregio dottor Ruotolo,
sono, o forse ero, un Suo fedele ascoltatore, fan (o ex-fan) di Santoro e Co fin dai tempi della prima Samarcanda, ma una profonda delusione, ed un atroce dubbio, mi ha recentemente colpito.Sono il fratello del Procuratore Generale di Catanzaro Enzo Iannelli, che Lei da qualche mese, ultimamente su Micromega, ostinatamente e pervicacemente, continua a definire “alto magistrato della Corte di Cassazione”, nonché autore di una telefonata a tale Chiaravallotti.Purtroppo per Lei però sono un medico universitario, non ho mai conosciuto questo Chiaravallotti, e tanto meno sono l’autore di quella telefonata.Credo che Lei mi confonda con un altro parente, che ha lo stesso nostro cognome, e che forse potrebbe essere l’autore della telefonata, della cui rilevanza giuridica altri giudicheranno.Nascono da questa Sua imprecisione (chiamiamola così) due considerazioni che La riguardano, e mi riguardano quale suo (ex-) fedele ascoltatore.
1. In questi mesi in cui Lei si è occupato “approfonditamente” della vicenda Why not non ha mai verificato la veridicità di questo rapporto parentale e, cosa ancor più grave, sembra che anche alcuni magistrati, pur scrivendo circa 1500 pagine di motivazione di sequestro, lo abbiano mai fatto, ed anzi sembra che abbiano utilizzato questo dato come indizio. Ancor più grave appare questa Sua defaillance professionale se considera che qualche settimana prima dello scoppio del caso sequestro-controsequestro il dottor Domenico Iannelli era sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani nazionali quale P.M. in Corte di Cassazione sul caso Englaro, avendo sostenuto le ragioni della famiglia fatte proprie poi dalla sentenza definitiva della Corte. Non occorreva essere un premio Pulitzer per evitare l’errore, e la strumentalizzazione successiva, in cui Lei è incorso.
2. Credo che solo il KGB dell’”amico” Putin o la polizia segreta di Mussolini abbiano pensato di imputare una telefonata (la cui illiceità è del tutto opinabile) al cugino (o, se preferisce, anche al fratello) di una persona, soprattutto se questa risiede a centinaia di chilometri di distanza, e se i reciproci rapporti sono del tutto occasionali. Sarei curioso di sapere se Lei è a conoscenza delle telefonate dei suoi cugini, magari residenti a Treviso, e del loro contenuto.Con profonda pena, Le invio
distinti saluti
Aldo Iannelli

Allegato n° 2 (risposta del dottor Ruotolo)

Egregio dottor Iannelli,
come Lei stesso ha scritto quelle informazioni nascono da atti giudiziari...Volevo farLe sapere che avevo chiesto a suo fratello di rilasciarmi un'intervista ottenendo una risposta negativa. La ringrazio comunque della sua lettera. Mi dispiace che Lei abbia cambiato il suo giudizio sul sottoscritto e sulla trasmissione. Farò buon uso delle sue informazioni. Cordialità, Sandro Ruotolo

Allegato n° 3 (seconda lettera)
Egregio dottor Ruotolo,
Le scrivo questa seconda e-mail assicurandoLe che è l’ultima, e poi smetterò di tediarLa. Ma non mi va di accettare da un giornalista che ho sempre seguito con attenzione una spiegazione che offende il mio buon senso. Lei mi scrive che “l’informazione” (cioè la famosa telefonata) “nasce da atti giudiziari…”. A me pare invece che nasca da un atto giudiziario ben preciso, di 1500 pagine circa, comunque di parte, controverso e oggetto di dibattito. Compito dei critici è, credo, analizzarlo per sostenerlo se lo ritengono corretto o criticarlo nel caso contrario. Con la Sua risposta invece Lei ammette di averlo accettato acriticamente ed averlo fatto proprio senza neanche una banale verifica che, nel caso che mi riguarda, Le avrebbe evitato un errore reiterato nel tempo (a meno che non voglia sostenere che, essendo scritto su quel documento, io mi debba rassegnare ad essere un altro). Altri atti giudiziari esistono, ed opposti al decreto di sequestro dei p.m. di Salerno, che non hanno avuto la stessa benevola, acritica ed incondizionata accettazione da parte Sua.Esiste tra l’altro una sentenza (non un atto giudiziario di parte), la n° 589/207 (Reg. GIP 8380/2004) del G.I.P. di Salerno (ohibò!) relativa all’udienza del 28/6/2007, confermata poi dalla Corte di Cassazione, che afferma chiaramente l’irrilevanza di quella telefonata e l’identità del suo autore. Ma evidentemente sono atti giudiziari che devono esserLe sfuggiti.Come pure deve esserLe sfuggito il contenuto di un altro documento (non so se atto giudiziario) “terzo”, non tenero nei confronti dei due Uffici Giudiziari, che è l’ordinanza della Sezione disciplinare del CSM, e che, nella parte che riguarda le motivazioni di quel sequestro, avrebbe dovuto farLe venire qualche dubbio. Potrebbe esserLe utile rileggere anche il paragrafo “Ricostruzione dei fatti” per correggere un altro Suo reiterato errore riguardante l’asserita mancanza di risposta e rifiuto di fornire documentazioni da parte della P.G. di Catanzaro: scoprirebbe così l’esistenza di un continuo rapporto epistolare la cui copia, da parte di Catanzaro, arrivò sempre anche alla P.G. di Salerno, alla P.G. della Corte di Cassazione a Roma, al Comitato di Presidenza del C.S.M., e al Ministro della Giustizia. L’invito alla collaborazione fu sempre rifiutato, ma da Salerno.Concludo ricordandoLe la domanda con cui chiusi la precedente e-mail, ed a cui non ha ancora risposto: Conosce tutte le (innocenti) telefonate effettuate dai suoi parenti vicini e lontani, e se ne ritiene responsabile? Forse non ha ancora dato una risposta perché la sta ancora cercando in qualche atto giudiziario, magari di 1500 e più pagine, ma non la troverà, perché la risposta è dentro la Sua coscienza.In ultimo, chiederò al direttore di Micromega, rivista a cui siamo abbonati, di evitare in futuro di essere citato nel modo capzioso, e comunque del tutto errato come è avvenuto nel Suo articolo, mettendolo al corrente della Sua del tutto insoddisfacente, pirandelliana risposta (…. Atti giudiziari lo affermano, quindi non sono un medico, ma un magistrato …., così è se vi pare!).


Distinti saluti

Aldo Iannelli

Egregio Dottor Jannelli,
credo che la sua lettera sia più esaustiva sulla questione di quanto abbia cercato di fare io con il mio post. La ringrazio della sua considerazione.

Cordialità
Emilio Grimaldi

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