10 giugno 2009

Il gesto d'amore più bello


Francesco Vitale

Ci sono cose, esperienze, nella vita, che trascendono l’umano sentire. Che esulano dai valori mondani. Che fanno sorridere se messe a confronto con le inquietudini dell’uomo di oggi, se si ha il videofonino di ultima generazione, o anche la macchina all’ultima moda. Ci sono cose che stanno lì, a mo’ di testimonianza per l’eternità. Che nessuno osa o può cancellare dalla memoria. Che ti fanno capire quali sono le cose importanti nella vita e quali, invece no.
Ci sono cose che non cambiano il destino degli uomini, ma che gli “danno certamente uno schiaffo”, così racconta Francesca Vitale, figlia di Francesco, morto per un’emorragia cerebrale quasi tre anni fa. Che danno uno schiaffo alla morte attraverso la vita stessa. Quando gli è stata diagnosticata, a lei, alla madre e al fratello maggiore, i medici hanno detto se erano intenzionati a donare i suoi organi. I due reni e il fegato. Hanno risposto subito di sì. “Era la cosa più giusta perché bisogna aiutare chi sta male”, spiega Francesca.
Francesco era andato in pensione da poco, da un anno e mezzo. Ha lavorato per 38 anni nelle ferrovie. Faceva il macchinista. Ed è morto all’età di 56 anni. Per fare il concorso si è recato a Milano insieme ad altri suoi compaesani. Subito dopo la prova scritta degli esami tutti i partecipanti uscirono fuori dall’edificio, spaventati dalla grossa deflagrazione di Piazza Fontana. Era il 12 dicembre 1969. Per tutta la vita non riuscì mai a dimenticare quel frastuono devastante della bomba in cui morirono 17 persone e 88 rimasero ferite. Dopo 11 anni di lavoro a Milano, e nel Nord d’Italia, decide di far ritorno nella sua terra, in Calabria. Si trasferisce con la famiglia nel paese della moglie, a Sellia Marina. Rimpiangeva il sole e il clima temperato della sua terra. Di lavoro con la neve alta anche mezzo metro, e con temperature che d’inverno raramente sfioravano lo zero, ne aveva fin troppo. Gli mancava soprattutto il mare. Il suo mare. La sua grande passione. Si era comprato un catamarano. A lui piaceva sferzarlo, il mare. Con il vento né troppo forte e né troppo lento. Ci voleva il vento giusto per sfidarlo, il mare. Il lavoro era sempre duro, massacrante. Ma lui, dalla sua aveva la famiglia e il mare. Era felice. Sempre sorridente, generoso. Dopo 38 anni di servizio va in pensione. “Ora ho più tempo da dedicare alla mia famiglia e al mio mare”, pensava. Anche i colleghi di lavoro gli mancavano, però. Quei colleghi con cui aveva condiviso una parte della sua vita appena vinto il concorso a Milano. Si avvicinano le feste natalizie. E lui decide di andare a trovarli nella stanzetta dove si riuniscono a Catanzaro Lido per fargli gli auguri. Era il 19 dicembre 2006. Lì si sente male. Emorragia cerebrale. Non c’è più niente da fare. Elettrocardiogramma piatto. Così all’improvviso. “Non ha sofferto”, rassicurano i medici. Mancano due giorni al Natale, e Francesco Vitale se ne va per sempre. Mancano due giorni a Natale e i familiari vengono informati che una parte del corpo di Francesco può essere il regalo più bello per altri che stanno soffrendo. “Bisogna aiutare chi sta male”, ricorda la figlia. E non ci pensano due volte. Rispondono di sì. Anche dopo sei ore, quando viene loro richiesto. Così dice la legge. Uno ci può anche ripensare. Loro non ci hanno ripensato. “E’ uno schiaffo alla morte, io la vedo così”, dice Francesca. “E credo che anche lui avrebbe accettato. Aveva la sindrome del camice bianco. Era pauroso. Ma per le cose importanti non ha mai avuto paura”. Ricorda ancora Francesca. Oggi è possibile, ma non si sa con precisione, perché la legge vieta di ricevere informazioni entro i cinque anni dalla donazione degli organi, che altre persone stanno continuando a vivere grazie al gesto d’amore dei familiari. È stato loro riferito solamente che un rene è stato trapiantato in Toscana, e l’altro rene e il fegato in Sicilia.
Francesco Vitale non c’è più. Se n’è andato in punta di piedi. Senza disturbare nessuno. Ha vissuto una vita felice. Una felicità che ha voluto trasmettere anche dopo la morte. Di lui rimane il ricordo dei suoi amici, dei suoi familiari. E qualche suo organo che ancora continua a vivere. Che ha aiutato altri a vivere meglio. “Bisogna aiutare chi sta male, la pensava così”, ricorda la figlia. Non ha potuto vincere la battaglia contro la donna con la falce. Ma gli ha dato uno schiaffo. Che si è tradotto in un gesto d’amore. Il più bello per un uomo.

8 commenti:

grazia ha detto...

mi ha emozionata..

Anonimo ha detto...

Bella storia...triste si, ma reale e bella che aiuta a riflettere sulla vita e sul suo prezioso valore. E' vero l'amore può vincere anche la morte e Francesco e la figlia lo hanno dimostrato.

Anonimo ha detto...

grazie ragazzi grazie mille x le belle parole!!!!!!!!!!vi abbraccio,francesca vitale!!!!!!!

DOMENICO ha detto...

A FRANCESCA
LA FAMIGLIA....ANCHE IN QUESTO TRISTE MOMENTO...
LA FAMIGLIA..
A SCEGLIERE PER AIUTARE ALTRI A VIVERE..SEMPRE LA FAMIGLIA
LA FAMIGLIA HA DECISO...AVETE DECISO..CON I SUOI ORGANI AVETE SALVATO ALTRE VITE............
TI HO CONOSCIUTA TRAMITE EMILIO.......QUANDO VERRA' ANCHE PER ME LA DONNA CON LA FALCE...VOGLIO CHE LA MIA FAMIGLIA SI COMPORTA COME LA TUA FAMIGLIA...........UN FORTE ABBRACCIO...........DOMENICO DRAGONE

Anonimo ha detto...

il contesto evidenzia uno degli insegnameti Cristiani:
""L'amore verso il prossimo""
dalla sua essenza spirituale alla vita quotidiano

Anonimo ha detto...

Quando arrivi in ospedale e ti dicono:la situazione,signorina, è gravissima,il quadro clinico è senza speranze,suo padre è in rianimazione,tu te ne stai lì in disparte,senza dire niente,a volte piangi disperatamente xchè nn riesci a capire il significato di tutto quel dolore che ti toglie il respiro,ti squarcia l'anima,a volte non piangi xchè devi essere forte anche x chi ,come te ed insieme a te in quei momenti se ne sta lì seduta/o in disparte a soffrire!C'è un attimo ,ed è solo un attimo,è l'istante, che intercorre quando apprendi la brutta notizia fino a quando la rielabori,la metabolizzi, in cui scorre ,come se fossero i fotogrammi di un film,tutta la tua vita!è l'attimo,è l'istante in cui tutti i tuoi pensieri più tristi e malinconici prendono forma e ti portano a dire dentro te stessa:"se solo stamattina avessi avuto il tempo di dirti ciao,se solo mi fossi svegliata un'ora prima,se solo ieri sera ,mentre guardavamo il film ti avessi detto che ti volevo un bene dell'anima,che ti amavo alla follia,che ti adoravo,se solo avessi la possiblità di abbracciarti,stringerti,darti un solo bacio x l'ultima volta"!Questa è una delle tante lezioni che ho tratto dalla morte improvvisa di mio padre!Ho imparato a nn aspettare mai il domani x dire qualcosa ,ho imparato a vivere giorno x giorno,attimo x attimo,istante x istante,ho imparato ad apprezzare quegli sprazzi giornalieri di immensa felicità che la vita ti offre,ho imparato a nn nascondere i miei sentimenti,a rivelarli,a nn aver paura di dire:"ti voglio bene,ti amo,mi manchi",ho imparato a vivere con coraggio nonostante tutto,nonostante avessi nel cuore una tristezza infinita!Ma l'insegnamento più grande mi è stato offerto dalla vita quando mi è stato chiesto se volevo far rivivere mio padre in altre xsone!Ho risposto subito :Sì.Non ci ho pensato neanche un minuto in più,ho risposto :Sì,senza tornare indietro,senza mai cambiare idea!Ed in quel momento ho capito che anche nella sofferenza più atroce si può ritrovare l'essenza vera della vita e della SPERANZA e si può dare un xchè a tutto il dolore!Di mio padre abbiamo donato i reni ed il fegato,l'espianto è stato effettuato nella notte fra il 22 ed il 23 dicembre 2006 nell'ospedale civile di cz e dopo un pò di giorni abbiamo saputo che coloro che avevano ricevuto gli organi stavano bene,e noi eravamo felici,e lo siamo tuttora!La legge ancora nn mi consente di risalire alla loro identità,ma appena lo potrò fare,mi attiverò x cercare le xsone che hanno ricevuto gli organi di mio padre!A loro vorrei dire pochissime cose,li guarderei negli occhi e poi me ne andrei x sempre,augurando loro,con tutto il cuore,la miglior vita possibile!Doniamo,Doniamo,Doniamo i nostri organi,DONARE è VITA,è RIDARE LA VITA,è SPERANZA,è RIDARE LA GIOIA DI VIVERE,è RIDARE UN SORRISO,è TENDERE UNA MANO,è ASCOLTARE,DONARE è TUTTO.Almeno si ha ancora la forza di dire:HO PRESO A SCHIAFFI LA MORTE ED ANCORA UNA VOLTA LA VITA HA TRIONFATO SU TUTTO,un pò come quando dopo tanta pioggia ritorna finalmente IL SOLE!
Caro Emilio,io nn finirò mai di ringraziarti x la tua immensa disponibilità e la tua generosità,ti ringrazio a nome di mio Padre e di tutta la mia famiglia,x quello che hai fatto te ne saremo grati sempre!Grazie!FRANCESCA ROMANA VITALE!

Rosalba ha detto...

Un altruismo senza limite...Un gesto immenso...che dire, non ci sono parole per un grande cuore di generosità! Ti abbraccio Francesca Romana.
Affettuosamente Rosalba

Anonimo ha detto...

Io dico che delle volte queste cose giacche' devono succedere sarebbe opportuno che capitasse a chi ci distrugge la vita e il futuro, solo cosi' possono capire il valore e la dignita' della vita e l'importanza della famiglia.
Livio Pietramale