9 agosto 2009
Antonio Scopelliti. Il giudice è ancora solo. Attesa per il libro di Genchi
Sono passati esattamente diciotto anni da quando è stato ucciso il giudice Antonio Scopelliti, sostituto procuratore presso al Corte di Cassazione. Presso Piale, sulla strada provinciale tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, il 9 agosto 1991 fu affiancato da un’altra macchina, partirono dei colpi che gli tolsero la vita. Oggi il delitto rimane ancora impunito. La Verità grida Giustizia. E la Giustizia, a sua volta, La reclama.
Giovanni Falcone, il magistrato che iniziò la lotta alla mafia, ebbe a scrivere di lui: “E’ stato eliminato un magistrato chiave nella lotta alla mafia, uno dei più apprezzati collaboratori del procuratore generale della corte di Cassazione, addetto alla trattazione di gran parte dei più difficili ricordi riguardanti la criminalità organizzata. Queste qualità della vittima, ignote al grande pubblico, erano ben conosciute invece dagli addetti ai lavori e, occorre sottolinearlo, anche dalla criminalità mafiosa. L’eliminazione di Scopelliti è avvenuta quando ormai la suprema corte di Cassazione era stata investita dalla trattazione del maxiprocesso alla mafia palermitana e ciò non può essere senza significato.” Giovanni Falcone conosceva bene Antonio Scopelliti. Giovanni Falcone teneva anche dei diari dove raccoglieva i suoi ricordi e le sue riflessioni sui fatti e sulle persone di cui si occupava nelle indagini su Cosa Nostra.
Gioacchino Genchi, consulente informatico, che dalle stragi di Capaci e di Via d’Amelio, dove furono barbaramente uccisi lo stesso Falcone e Paolo Borsellino, è diventato il punto di riferimento delle procure italiane laddove hanno bisogno di recuperare indizi dalle tracce telefoniche di assassini e mandanti, in un’intervista di due anni fa accennò a queste memorie : “Mi sono occupato di recuperare le originali considerazioni che di quell’omicidio ha fatto nei suoi diari Giovanni Falcone. Anche in questo Falcone è stato preveggente. Quell’omicidio è stato per la Calabria quasi una meteora, come se non fosse avvenuto o come se Scopelliti non fosse un calabrese o, ancora peggio, come se non fosse un magistrato. Qualcuno ha pure considerato che solo per caso Scopelliti è stato ucciso in Calabria. Mi auguro che qualcuno non mi smentisca pure sull’omicidio o peggio sostenendo che Scopelliti è morto per un’intossicazione alimentare. Gli esiti giudiziari delle indagini su quell’omicidio non mi pare smentiscono l’ilarità delle mie considerazioni che, come dicevo, partono dal triste presagio di Giovanni Falcone. Forse molti giovani magistrati che lavorano in Calabria non hanno letto le carte di quel processo. Sto scrivendo su quell’omicidio e sulla vicenda umana dell’uccisione del giudice Antonino Scopelliti un approfondimento, che partirà proprio dalle annotazioni di Giovanni Falcone nei suoi diari, per arrivare ad oggi, nella considerazione di quello che è il ruolo della magistratura calabrese. Se qualcuno al Ministero della Giustizia o al Consiglio Superiore della Magistratura pensa che l’unico problema della magistratura calabrese sia il giudice Luigi de Magistris e allora forse il caso di riflettere seriamente su quelle che sono le reali volontà dello Stato di contrastare davvero l’illegalità e la mafia in Calabria. A proposito del giudice Scopelliti ricordo ancora le risultanze di un’indagine di qualche anno fa, originata proprio dagli scritti di Giovanni Falcone e dal monitoraggio delle sentenze di mafia della Cassazione, che Falcone aveva avviato quando occupava il posto di Direttore Generale degli Affari penali, al Ministero della Giustizia, prima che lo facessero saltare in aria a Capaci. In un’indagine su un magistrato, mi occupai dell’annullamento di un’ordinanza del Tribuanle del Riesame di Reggio Calabria, scritta in modo esemplare da un bravissimo giudice calabrese, Salvatore Boemi. Nei giorni immediatamente precedenti all’udienza della Cassazione che ha annullato quell’ordinanza (che riguardava proprio delle infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione) ho rilevato una triangolazione di telefonate fra il fratello degli indagati (pure lui indagato) e le utenze dell’abitazione del Presidente e del Giudice estensore della motivazione della sentenza della Corte di Cassazione, che ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Presidente Boemi, disponendo l’immediata scarcerazioni degli indagati e compromettendo irreversibilmente il seguito di quel procedimento. Mi si potrà obiettare che delle telefonate fra buoni amici non significano nulla, nemmeno quando queste riguardano un Presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed un Giudice che è chiamato a redigere la motivazione del provvedimento di annullamento della misura cautelare, nei confronti di un indagato, fratello di quello che gli telefona e che è pure indagato in quel procedimento. Se nessuno si meraviglia di questo, non c’è nemmeno da meravigliarsi come mai, fino ad oggi, siano rimasti impuniti gli assassini del Giudice Antonino Scopelliti”.
Il libro che Genchi è prossimo a dare alle stampe forse contiene altro sulla vicenda della “meteora” Scopelliti. Forse potrebbe aiutare la giustizia a recuperare se stessa. Salvo che per la sua strada non si faccia di nuovo vivo un “Carnevale” (alias: “Ammazzasentenze”) di turno.
Per saperne di più collegati al sito della Fondazione Scopelliti, costituita nel 2007 su iniziativa della figlia dell’alto magistrato, Rosanna.
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4 commenti:
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in attesa del libro del dottor genchi...non e che lo faranno censurare...o come al solito si cercherà di deviare..la verità...gli sono stati restituiti i suoi scritti e documenti..auguri dottor genchi...vada ananti a fare emergere la veretà..
eccellente come sempre. Rosalba
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