14 gennaio 2010

"Fare andare via la Veolia dalla Calabria ci costerebbe 250 milioni di euro". La denuncia dell'"Arcuri" dopo gli incontri con Greco e Incarnato


La "SoCRiCal", caricatura a cura del blogger

di Coordinamento Acqua Pubblica "Bruno Arcuri"

Dopo i due incontri dell’11 e 12 gennaio “Acqua pubblica (ancora) si può” tenutisi ad Acri e Lamezia Terme, il Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” tira le somme. Anzitutto sono da evidenziare le numerose adesioni formali all’iniziativa di Acri da parte dei sindaci della provincia cosentina (almeno una cinquantina, secondo l’assessore Aiello), i quali iniziano a muoversi concretamente, come mostra la delibera per l’acqua pubblica approvata pochissimi giorni fa nel capoluogo bruzio.
È da sottolineare inoltre il legame rafforzato tra il Coordinamento e la CGIL nel condurre la battaglia per la ripubblicizzazione, e va rimarcato, come è stato mostrato con dati reali dai tecnici chiamati ad intervenire dal Coordinamento, che una gestione pubblica efficiente dell’acqua in Calabria non solo è possibile, ma in alcune sedi, prima che subentrasse la Sorical, era già realtà. Non poche sono tuttavia le questioni aperte, ad iniziare dal fatto che sia l’assessore Greco che l’assessore Incarnato, anche se con toni diversi, ci hanno riferito che dall’abbraccio con la Veolia (il partner privato della Sorical) non ci si può divincolare. Ci sarebbero penali altissime (250 milioni secondo Greco). Eppure, se un contratto non è rispettato, quanto può costare rescinderlo?
In questi primi cinque anni di gestione la Sorical era obbligata ad investire quasi 100 milioni di euro negli Acquedotti Calabresi. Lo ha fatto?
Questa domanda attende ancora una risposta chiara, così come quella relativa alle garanzie sul mutuo da 240 milioni di euro con la banca irlandese Depfa Bank, che ci auguriamo siano tutte a carico del privato.
È nostra intenzione inoltre approfondire la questione emersa riguardo agli aumenti tariffari ai Comuni, superiori a quanto previsto dalle delibere CIPE. Continueremo a lavorare per una gestione trasparente della risorsa acqua. Il contesto non è favorevole, perché le SpA che la gestiscono non agiscono nell’ambito del diritto pubblico, ed il contrario della parola “pubblico” è “segreto”, ancor prima che “privato”. La nostra prospettiva è però quella di riappropriarci dei beni comuni, per diventarne pienamente responsabili, come unica possibilità di riscatto per la nostra Regione.

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