"Callipo presidente. L'alba di una Calabria vincente", il titolo della convention di Pippo Callipo, candidato alla presidenza della Regione nelle prossime elezioni, a Lamezia Terme
Tre decisi no. Al nucleare e alle centrali a carbone. Al Ponte. E agli attuali sessantatre consiglieri regionali. “Sono troppi e ricevono un’indennità che è anche tra le più alte delle altre regioni italiane – dice. Ne bastano trenta”, incalza. Ma anche tanti sì. A Lamezia Terme come città industriale della Calabria A una rete ospedaliera efficiente. Di esperti, che "metta al centro l’ammalato". All’ambiente. All’immediata bonifica dei siti del crotonese costruiti con i rifiuti tossici e del fiume Oliva sul Tirreno, dove sono state rinvenute scorie radioattive. A un assessorato specifico delle Politiche giovanili, culturali e sportive “perché i giovani rappresentano il patrimonio più importante che abbiamo in Calabria e quello a cui ci teniamo di più”, motiva. E poi all’agricoltura. Tanta.
E’ con questi impegni che Pippo Callipo si è presentato ai calabresi nel corso della mattinata odierna al centro Agroalimentare di Lamezia Terme in vista delle prossime elezioni regionali. Lo slogan della sua campagna elettorale è “Io resto in Calabria”. La stessa risposta che diede a un giornalista, Pietro Melia, quando, dopo avere ricevuto delle pallottole, gli chiese: “Ma ora che farà? Andrà via dalla regione?”
Il cavaliere ha chiuso la convention lanciando la palla ai partecipanti: “Ora tocca a voi fare la vostra scelta. Io l’ho fatta”. La sua scelta è quella di “servire la Calabria. Non è una questione di fare politica ma di gestire il progetto del cambiamento”, recita l’occhiello della gigantografia alle spalle dei relatori. Un cambiamento verso l’occupazione, il lavoro, la valorizzazione delle risorse, la fine del clientelismo. “In tutto questo la legalità è come il ritornello in una canzone. Che ritorna sempre ogni qualvolta finisce una strofa di cambiamento”, chiarisce. La platea applaude. Forse un sogno impossibile. “Ma se siamo uniti, ce la facciamo”, spiega il motto del suo “Io resto in Calabria”. Sembra una cosa detta così per convincere gli elettori, ma era stato Vittorio Daniele, docente di Politica economica all’Università Magna Graecia, ad avergli dato valenza scientifica - essendo intervenuto prima del candidato alla presidenza della Regione. Una valenza scientifica ai sogni. “Bisogna tentare di raggiungere l’impossibile per soddisfare il possibile. Se come obiettivo ci poniamo le cose possibili non raggiungeremo neanche queste. È all’impossibile che dobbiamo mirare”. La politica, poi, deve riscoprire “la sua valenza etica”, aveva spiegato. “Che valorizzi la meritocrazia al punto da staccarsi dalle coalizioni distributrici, che hanno significato dei vincoli allo sviluppo, per dare vita a quelle propriamente produttive. La vera rivoluzione copericana in Calabria è la meritocrazia. È questa l’idea mobilitante per cambiare rotta nella nostra regione”, aveva incalzato.
Una convention, questa di Callipo candidato alla presidenza della regione, che si è avvalsa anche dei contributi di Luigi De Magistris, europarlamentare di “Idv”, ex pubblico ministero che ha provato, da magistrato, a far luce sui miliardi di euro di finanziamenti europei nelle celeberrime inchieste Poseidone e Why Not. Di Silvio Gambino, docente di Diritto pubblico comparato all’Unical, che ha raccolto l’adesione alla proposta di Callipo Presidente della Regione di circa cinquanta associazioni. Di Ilario Lazzaro, presidente del movimento regionale di Calabria futura. Di Domenico Iannantuoni, presidente di “Per il Sud”. E di Antonio Di Pietro, presidente di Italia dei valori.
“Callipo presidente, l’Alba di una Calabria vincente”, il titolo dell’incontro del cavaliere del Tonno con i cittadini, è iniziato con l’urlo di Anna Laura Orrigo, manager di Euro project, vestita secondo la tradizione arabesche, molto presente e ben radicata nella cultura calabrese: “La Calabria non è razzista”, riferita ai fatti di Rosarno.
Sarà veramente un’alba vincente? La risposta la daranno gli elettori calabresi i prossimi 28 e 29 marzo.
3 commenti:
Auguri Presidente ,che sia la volta buona per una svolta per questa Calabria degli scandali,persone corrotte e inquisite..
Auguri Presidente.le allego una parte di una lettera di Roberto Saviano?
Un sogno leghista
di Roberto Saviano
“Spara, spara!”
“Ma a chi cazzo sparo, è notte, qui è tutto nero.”
“Appunto: spara dove vedi nero, più nero è, più spara! Muoviti che scappano, muoviti che li perdiamo, spara.”
E io inizio a sparare con un mitra installato a prua della nave. Sparo ai gommoni, alle zattere, ai ragazzini che cadono in acqua, sparo alle arrugginite navi, agli scafi sfasciati, alle famiglie maghrebine, agli uomini nigeriani.
“Sì, sparali tutti, dài, fai sparare anche un po’ a me.”
Lascio spazio al mio superiore, inizia a far schizzare l’acqua di colpi.
“Via mangiatori di lavoro, prostitute che guadagnano sui nostri piaceri, spacciatori, usurpatori di case, profanatori di chiese, orinatori di crocifissi, morite, cani!”
Mi guardo in uno specchio della nave, ho la divisa dell’Armata Padanadella Repubblica del Nord, l’APRN. Sono un sottufficiale. “Agli ordini,” devo rispondere.
“A lavorare, padano – mi dice il superiore – non fare il meridionale, spara, spara, o non avrai più lavoro.”
Riprendo il mitra, inizio a sparare ai superstiti, quelli che si sono aggrappati agli pneumatici di salvataggio.
“Spara ai pneumatici così li fai morire affogati, imparano la prossima volta a venire a rubarci il lavoro e il nostro benessere! Ladri!”
Li abbiamo fatti fuori tutti, ci dice il capitano: “Trecento più qualche ragazzino. Dovremmo arrivare a trecentotrenta extraumani, bel lavoro ragazzi!”
Mentre la nostra nave sta tornando nel porto nordico, passiamo vicino a alcune spiagge siciliane:
“Spara ai pedalò, spara ai pedalò.”
“Ma come – dico – mi sembrano bagnanti italiani, non posso.”
“Spara, cazzo! Questi sono meridionali, fanno il bagno mentre al nord lavorano, mentre i nostri compatrioti sgobbano in fabbrica, vicino alla pressa, al fianco delle vacche, spara! Spara al terrone che mangia sul nostro sudore!”
Tratatatatata, inzio a sparare contro i pedalò, ne faccio fuori dieci.
“Bravo, soldato padano, così imparano questi turisti meridionali a godere alle nostre spalle. Bastardi!!”
Finalmente approdiamo nel porto nordico. Scendiamo. Ci sono festoni, fuochi d’artificio e migliaia di compatrioti in verde: “Viva l’armata del nord, morte al sud, ai negri, ai miserabili!” Tutto il nostro equipaggio si avvicina alla dirigenza. Ci sono tutti, ma è il gerarca maggiore,Umberto Bossi che mi avvicina e dice:
“A te, suldà del nord, te demo quest’onoreficenza, perché più di tutti li suldà del nord hai sfracagnato, sgozzato, ammazzato i negher, i negri, gli arabi, gli africani, gli albanesi appestati che vengono qui, rubano, stuprano e pisciano vicino alle nostre chiese! A te soldato clemente che a differenza dell’americano hai ucciso il negro quando stava per emigrare cioè rubare, e non quando stava a casa sua! Questo ti fa onore, perché significa che sei buono e clemente! Evviva il massacratore, evviva l’Armata del nord!”
continuazione della lettera di Roberto Saviano ;
Io tremavo, avrei dovuto dire che ero nato a Napoli, da madre ebrea e padre vesuviano… Mi avrebbero impiccato però.
“Eccoti la medaglia, suldà! La medaglia dell’ordine padano delBrambilla, anonimo e laborioso industriale che seppe non contaminarsi con la cultura, con i terroni e con i negri. Che ha avuto decine di auto, tre mogli, cinque figli e soprattutto non è mai sceso al di sotto diMantova!” Bossi mi decorò al valore, e lui stesso mi appuntò sul petto la medaglia.
“Evviva l’ordine del Brambilla! Evviva il nord! Evviva il lavoro!” Gridavano tutti, poi la folla entusiasta iniziò a lanciarmi in aria. Una, due, tre, quattro volte, ma alla quinta persero per stanchezza o ubriacatura la presa e finii per terra.
Proprio mentre stavo battendo la testa sul selciato, mi sono svegliato all’improvviso. Completamente madido di sudore, la fronte unta, il letto inzuppato. Era solo un incubo, sono ancora al sud, non ho nessuna divisa. Ho la bocca amara e la lingua incollata al palato, dev’esser stata la maledetta impepata di cozze che ho mangiato a Posillipo ieri sera. Mi ha alterato l’apparato cognitivo, i polipetti all’insalata si sono incastonati tra la memoria ed il ricordo, le alici marinate hanno tappezzato il mio sistema nervoso centrale. Beh era solo un sogno, meno male. Ho la pancia piena d’aria malsana. Stamattina andrò a Sorrento a farmi un bel bagno meno male che sto a sud…
Appena apro la finestra invece, sotto casa mia vedo un marasma di bandiere verdi, di inni, va’ pensiero. “Roma merda! Forza Etna, ForzaVesuvio! Fuori i negri dalla Padania! Imam, vi strapperemo la barba riccia e ve la ficcheremo nel culo!” La faccia di Maroni sulle magliette a sfondo verde, come un Che Guevara leghista, i profili affiancati diBossi, Castelli e Speroni sulle bandiere dei grandi maestri padani, in stile Marx, Lenin, Mao.
Che succede!? Maledizione, anche al sud i leghisti? Cazzo, non è possibile. C’è una contraddizione di sistema.
Giù vedo anche Ciro, il mio amico simpatizzante anarchico, incredibile! “Robè, scendi, – mi dice – abbiamo scoperto che anche noi siamo nord!”
Io non rispondo, sto zitto, continuo ad innaffiarmi i piedi del mio sudore grondante.
“Sì, scendi, manifesta, noi siamo i polentoni dei tunisini, dei marocchini, dei libici, dei siriani, anche noi possiamo avere l’autonomia, anche noi possiamo sparare a tutti, non siamo più terroni, anche noi siamo nord, anche noi siamo ricchezza, non puzziamo più, non puzziamo più. Siamo nord, noi, diamo lavoro, noi!”
Scendo giù, sono sicuro che è tutto uno scherzo, invece sentoBorghezio che sul palco della piazza di Caiazzo, un minuscolo paesino del casertano, sbraita:
“Padani d’Italia, uniamoci, debelliamo la lingua romana! Il lombardo, il bergamasco, il veneto, dovranno essere le nuove grammatiche della civiltà della ricchezza, delle villette, dei valori cristiani. Amici terroni, oggi i padani vi battezzano con le acque del Po ed i sacri liquidi del segretario Bossi, da oggi voi siete nord della grande malattia continentale chiamata Africa. Da oggi anche voi lavorerete venti ore al giorno, vivrete con i fucili dentro casa e potrete sparare ad ogni albanese e negro del cazzo. Oggi siete a pieno titolo Padani!”
E la piazza, urlante iniziò: “Viva il nord, Viva il nord, Viva Verona, VivaVercelli, Viva Pontida, Bergamo capitale!”
Torno a casa, m’infilo sotto la doccia gelida, esco ancora nudo fuori al balcone, spero di svegliarmi. Invece, ancora bandiere verdi…
Spero che tra poco suoni la sveglia, l’avevo programmata per le dieci e trenta, mi sveglierò ed a Sorrento ci andrò subito. Spero.
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alba vincente o tramonto? purtroppo la verità viene a galla solo dopo le elezioni. i discorsi e i proponimenti sono sempre gli stessi ma ancora oggi i "politici" e gli "imprenditori" non soffrono per la disoccupazione, invece la calabria è sempre più nel baratro totale. bisogna darsi da fare prima delle elezioni, lottare per l'ambiente, la legalità e l'occupazione giovanile non fare promesse che poi nessuno mantiene. francesca
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