In Calabria l’Antimafia piace. Almeno quanto, o forse di più, della stessa mafia. Tutti ne vogliono un pezzo. Candidati novelli e politici navigati. Giornalisti promettenti e direttori di giornali. Nessuno fa eccezione. Per le prossime elezioni regionali non c’è stato uno, che dall’alto del palco, non abbia gridato: “Noi i voti della ‘ndrangheta non li vogliamo”. Uno, che sia uno. Allora, è fatta. Il prossimo consiglio regionale, abbandonando quello più inquisito d’Italia, diventerà quello più brillante sul piano della legalità. Ma ci sono distinguo. Ci sono. Difficile barcamenarsi nel bailamme dei nomi e delle storie. Nuovi e vecchi.
Aldo Pecora, leader del Movimento Ammazzateci Tutti, nato all’indomani dell’uccisione di Francesco Fortugno, vice presidente regionale della Calabria, dice di Pippo Callipo - candidato a presidente e sostenuto da Idv e da Luigi de Magistris, il pm che più di ogni altro ha messo il dito nella piaga delle commistioni fra politica e ‘ndrangheta - che “non si sa bene che tipo di campagna stia facendo e che persone stia candidando, riciclate da una parte e dall’altra e non voglio entrare nel merito delle denunce della baronessa Cordopatri a riguardo di presunti rapporti di Callipo con uomini delle cosche”. E quindi spiega le sue ragioni a difesa di Ruggero Pegna e Giuseppe Scopelliti: “Pegna è un amico, da sempre impegnato concretamente per la crescita della Calabria e da sempre ha affiancato il nostro impegno per la legalità e le nostre battaglie. Ruggero va sostenuto perché rappresenta la Calabria che vogliamo, quella che intraprende, che non si arrende e che reagisce. Giuseppe Scopelliti non poteva fare scelta migliore, per cui li sostengo entrambi con convinzione.”
Anche il giornalismo antimafia è presente in questa campagna elettorale. Emiliano Morrone, di San Giovanni in Fiore, sostenuto da Luigi De Magistris, Salvatore Borsellino, Sonia Alfano, Gianni Vattimo e Gioacchino Genchi, è candidato come indipendente nelle file di Idv. Dove sta la vera antimafia? Dalle parti di Morrone o di Pecora?
A sentire Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato la vera antimafia la rappresenta Giuseppe Scopelliti. Un’Antimafia di “fatti”. Concreti. Che non hanno niente a che vedere con quella di sole “parole” di Angela Napoli, della Commissione parlamentare Antimafia. Quella che, per intenderci, le cosche della Piana volevano fare fuori. Chissà perché? La stessa che ha espressamente denunciato di sentire “il puzzo del compromesso morale” all’indomani della presentazione delle liste.
Va da sé che l’Antimafia in Calabria non è chiara. E alcuni candidati stanno facendo di tutto per imbrattarla ulteriormente.
Allora l’elettore cerca un po’ di trasparenza nei livelli più bassi. Quelli appena uno scalino più giù dell’Antimafia. La commistione tra Giornalismo & Politica. Giulia Zampina, giornalista de il Quotidiano della Calabria, committente della campagna elettorale di Filippo Capellupo, candidato con Idv nella provincia di Catanzaro, modera dolcemente a Catanzaro l’incontro di Francesco Rutelli - ex presidente del Copasir, comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, quello che ha messo sotto torchio Gioacchino Genchi, consulente della magistratura, per la questione del cosiddetto Archivio sulle inchieste aperte da Luigi de Magistris. Lui che, alla luce della pubblicazione del libro: “Il caso Genchi: storia di un uomo in balia dello Stato”, presente in quei dati perché in contatto con l’indagato numero uno: Antonio Saladino, avrebbe dovuto astenersi, come propostogli da più parti. Lui, invece, non solo non lo ha fatto ma si è difeso querelando il consulente per diffamazione e abbandonando il Pd. Ma non la politica, perché ha creato un nuovo movimento: “Alleanza per l’Italia”. Sarà quella giusta? Dopo il suo passato turbolento tra una sponda e un’altra?
Tra Rutelli e Genchi e lo stesso de Magistris, per intenderci, non corre buon sangue, ma la Zampina non avverte problemi deontologici nel moderare il libro di Rutelli, “La svolta”, volano del suo nuovo partito presente anche in questa campagna calabrese con Agazio Loiero presidente.
Meglio di lei fa Paolo Pollichieni, direttore di Calabria Ora, da sempre “avversario” di de Magistris e Genchi, che più opportunamente modera la candidatura a Locri di Sergio Laganà della lista “Alleanza per la Calabria” con tutti i pezzi da novanta fuori usciti dalla primogenita Idv calabrese prima delle ire dell’ex pm. Lo stesso Laganà e Aurelio Misiti. Presenti all’incontro anche Bruno Tabacci, coordinatore nazionale del movimento di Rutelli e Franco Bruno, coordinatore regionale.
Nel Giornalismo & Politica rientra anche la sintesi del libro: “Le cose fatte” del governo uscente di Loiero, predisposta da Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria. A rigore edificante, quale punto di riferimento del giornalismo calabrese, avrebbe dovuto scrivere, se mai, un altro libro: “Le cose non fatte”. Non per ragioni politiche, di sinistra o di destra, ma secondo le regole non scritte del giornalismo libero, che ha come humus la critica, orientata a sollecitare gli amministratori a fare sempre di più e meglio. Un avvocato di Catanzaro, Nunzio Raimondi, in un incontro su Magistratura & poteri, ha detto che “in una democrazia matura i giornalisti che vogliono fare davvero i giornalisti non possono astenersi dal puntare l’indice verso le cose che non vanno perché a tessere le lodi dei politici ci sono già i cortigiani”.
“Finché la barca va lasciala andare”, canta Orietta Berti.
3 commenti:
ottima analisi!
esistono giornalisti che sono uomini dalle due verità e giornalisti che dicono la verità e vengono sospesi perché non in possesso dell'attestato di simpatia del sindaco di turno e non riescono a trasformare paesi in cui la delinquenza imperversa nei paesi più informatizzati del mondo. questa è l'informazione.francesca
giornalisti che dicono la verità?!! non esiste il giornalista sincero, nè di destra nè di sinistra. i giornalisti non dicono mai la verità.punto.
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