18 marzo 2010

Il tesoro nascosto in Poseidone e Why Not. Le verità di Sagona

Caricatura a cura del blogger

Cinque milioni di euro sono costate allo Stato le inchieste “flop”, Poseidone e Why Not, di Luigi de Magistris? Tanto per cominciare lo Stato, per certo, ne ha incassati due di milioni, immediatamente all’apertura, e ne avrebbe potuti riscuotere almeno altri sessanta. E’ Piero Sagona a parlare, già ispettore della Banca d’Italia ed ex consulente del pm napoletano. E lo fa con una lettera che invia in esclusiva ad AntimafiaDuemila all’indomani delle esternazioni di Gerardo Gambardella, avvocato di Antonio Saladino, principale indagato in Why Not, dopo che il Gup, giudice per le udienze preliminari, Adigail Mellace, ha archiviato le posizioni di alcuni nomi illustri, come Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti, attuale governatore della Calabria, il primo, ed ex, il secondo.
Pietro Sagona intitola le sue considerazioni: “Potevo preventivare i colpi degli avversari che combattevo”, riprendendo una citazione di Antonio Gramsci dal carcere di Turi il 13 maggio 1933. Il seguito è: “Non potevo preventivare che dei colpi mi sarebbero arrivati da altre parti, da dove meno potevo meno potevo aspettarli”. Il consulente la colloca come epigrafe al suo scritto insieme ad altre. E così le motiva: “Ho voluto far precedere il mio commento dalle citazioni di cui sopra in quanto mi appaiono particolarmente significative, in quanto focalizzano i punti nodali della vicenda e testimoniano della volontà di far emergere tutto quello che non si è detto. Molto, infatti, è ancora ben nascosto negli archivi della memoria burocratica, occultato nelle migliaia di carte prodotte, custodito nei ripostigli della mente di coloro che sapevano e che sanno ma preferiscono tacere”.
Prima di passare a quello che “è occultato nelle carte prodotte” Sagona stende l’orizzonte della giustizia italiana dove si è consumato questo “flop”. Un orizzonte in cui Luigi De Magistris, e con lui altri magistrati di Salerno, come Gabriella Nuzzi, sono stati le “vere vittime di questa vicenda. E se qualcuno crede che l’elezione a parlamentare europeo del pm ha rappresentato un “traguardo dallo stesso perseguito scorrettamente” lui è del parere, invece, che si è trattato di “una sconfitta bruciante; proprio così Luigi voleva e doveva fare il Magistrato: la tradizione della Sua famiglia, le Sue altissime qualità morali e professionali, le Sue attitudini non avrebbero consentito alternative, almeno in un Paese civile”. Paese civile l’Italia? Per Sagona, oramai, è da considerarsi “eticamente sottosviluppato”. E queste sue doti, di de Magistris, hanno rappresentato “la Sua condanna, hanno costituito una gramigna che si doveva a tutti i costi estirpare con un diserbante potente che non ne consentisse la ricrescita”. E, dopo il pm napoletano, “con ancor più vile cinismo si è operato nei confronti di Gabriella Nuzzi, giovane Magistrato che ha dato allo Stato cinque anni di professione e di vita in Calabria operando pericolosamente e che ha avuto il gravissimo ed imperdonabile torto di accogliere le Sue ragioni, di proseguire le Sue inchieste, di interpretare il ruolo del Magistrato non come un “mestiere” come suggerito da un suo collega di grado elevatissimo, ma come un’altissima funzione sociale”.
Ma chi è Pietro Sagona? Ce lo dice lui stesso. Uno che “ha seguito i profili finanziari di entrambe le inchieste de quo ivi comprese le correlate erogazioni di contributi europei e statali sin dal loro inizio proseguendo la sua attività anche successivamente all’avocazione della inchiesta Why Not in quanto confermato nel ruolo di consulente dal dr Pier Paolo Bruni altra altissima figura di Magistrato. Sagona qualcosa ne sa perché la pista del denaro è una pista che porta lontano”. Già, la pista del denaro porta lontano. Aumenta il Pil delle nazioni, ma anche lo sperpero delle risorse pubbliche. “E’ la molla – continua – che muove tutto e tutto prima o poi ha una manifestazione finanziaria”. Un mestiere, dunque, questo di Sagona. Che lui fa con passione. Con una passione sociale perché “altrimenti la sua vita non avrebbe senso, perché è quello che gli è stato insegnato e che ha insegnato ai propri figli e, come si diceva una volta, deve dare l’esempio, perché è semplicemente un suo dovere di cittadino nei confronti dello Stato che lo ha formato professionalmente”.
Passiamo ai soldi. A questi fantomatici cinque milioni di euro inutilmente sborsati dallo Sato per le inchieste flop, a sentire Gambardella.
Innanzitutto in tali spese non sono compresi “né l’onorario né il rimborso spese del sottoscritto per il semplice fatto che non gli è stato liquidato alcunché né come onorario né come spese per il lavoro svolto negli anni 2007/2008 dapprima per conto del dr de Magistris e successivamente per conto dei Magistrati che ne hanno ereditato le inchieste”. Gli è stato riconosciuto solo l’onorario degli anni 2005/2006, e precisamente solo per la prima parte dell’inchiesta Poseidone.
Ma non sono solo i soldi che lo Stato avrebbe speso, e che in realtà non ha fatto, a finire sotto la lente dell’ex ispettore della Banca d’Italia. Perché “un consulente che fa correttamente il proprio lavoro procura all’Erario anche notevoli benefici economici oltre che aiutare l’Autorità Giudiziaria alla ricerca della verità”, ricorda.
E allora possiamo finalmente venire a sapere che “nella prima fase dell’inchiesta Poseidone… lo Stato ha incassato certamente una somma di circa 2 milioni di euro per il fatto che un soggetto interessato dall’inchiesta, verosimilmente a motivo degli accertamenti finanziari esperiti, ha disposto il rientro dall’estero di cospicue somme ivi trasferite pagando le tasse dovute (i due milioni di cui sopra)”. E poi “i risultati delle verifiche svolte nel corso della prosecuzione dell’inchiesta cd Poseidone e cd Why Not (ivi compresa la regolarità dei contributi di Stato erogati e/o autorizzati), avrebbero (e sicuramente avranno) portato ben più cospicui ed immediati benefici per le casse dell’Erario, rappresentati dalle evasioni fiscali certamente individuate, dai contributi revocabili (e penso certamente in parte revocati)”. Non solo, ma “uno dei risultati più importanti e significativi degli accertamenti finanziari compiuti, è stata – secondo il consulente - l’individuazione di flussi finanziari”. Fiumi di denaro trasferiti, suddivisi tra società e conti domiciliati presso banche estere. Ma quelle di Sagona sono anche tracce “investigative”. Per le quali “sono stati forniti tutti i dati necessari per poter svolgere ulteriori e più estese rogatorie internazionali; si sarebbe potuto, così, risalire a quello che si stava delineando come un progetto finanziario decennale avente ad oggetto l’Italia, progetto dai contorni ovviamente non potuti definire, ma che gli ideatori avevano ritenuto opportuno gestire all’estero al riparo da sguardi indiscreti”.
Per fornire al lettore elementi più concreti sulle cifre in gioco snocciola: 15 milioni gli euro che “sotto un profilo tecnico, potevano essere già revocati o sospesi”; 25 milioni quelli la cui “istruttoria induceva a formulare forti perplessità che se esplorate ed integrate da ulteriori, brevi attività istruttorie dettagliatamente indicate dal sottoscritto, ne avrebbero potuto determinare in tutto od in parte la revoca o la sospensione”; 2 milioni la “somma pressoché certamente sottratta a tassazione in quanto versata in contanti”; 21 milioni quelli “sequestrati alla frontiera franco-svizzera ad un manager italiano presente nel gruppo riconducibile al Consorzio Eurosviluppo Industriale”.
“Alla luce di quanto sopra esposto – conclude - far radicare nell’opinione pubblica l’immagine (peraltro con errori ed omissioni) di un team di consulenti paragonabile ad un sorta di associazione a delinquere capeggiata da Luigi de Magistris, il cui solo scopo era quello di percepire laute prebende dallo Stato, sarebbe stata un’ulteriore mistificazione della realtà che non potevo tollerare”.

1 commento:

michino caronte ha detto...

lo stato non ha voluto approfondire il tutto non per non incassare il resto dei milioni di euro che erano sicuri di incassare, ma per deviare il tutto per salvare i paraculi che lavoravano per lo Stato. c'era di tutto ,poi in Calabria ci sono dei maestri della corruzione, qualcuno verrà assolto, ma bisognerebbe vedere come vengono assolti, c'erano proprio tutti, giudici , presidente della regione Calabria,PMLI Maxi-tangente sull'eolico. Indagato Adamo, boss del PD calabrese.
9 giu 2010 ... Indagato Adamo, boss del PD calabrese. L'ex parlamentare nonché ex vicepresidente e assessore della regione Calabria era stato rinviato a ...
www.pmli.it/indagatoadamobosspdcalabrese.htm - Copia cache...
i bravi magistrati sono stati costretti a andare via.
dottor Grimaldi bisogna darle le informazioni , magistrati onesti che hanno già pronta la valigia, perchè sono scomodi...dovrebbe scrivere come sono stati assolti questi ladroni, e poi li vediamo ancora nelle liste elettorali, per non parlare quando vanno nei salotti televisivi, è vero che le loro facce vengono truccate per apparire più belli d'avanti alle telecamere, ma a mio parere qualcuno si trucca per non fare apparire sul volto la vergogna, noterai anche l'arroganza e la solita frase del c....Io querelo, io invece li vorrei vedere in galera, dicono che le galere sono piene, è vero i cassa integrati in Sardegna hanno occupato un carcere per manifestare, potrebbero fare uscire queste persone oneste, e metterci questi ladroni/e dai sorrisi sforzati così facendo notiamo le rughe, sarà l'aria , saranno le pale eoliche nelle donne di Cosenza vengono notate di più, Calabria
terra amate e odiata,viva la legalità, viva la giustizia,viva per i magistrati onesti, viva l'informazione, viva ai giornalisti che ci informano.