19 giugno 2010

L'Ospedale senza nome

L'avviso degli orari dell'Ambulatorio di Chirurgia

È senza nome. Ospedale di Lamezia Terme, azienda sanitaria provinciale. Già senza nome è come se gli mancasse qualcosa. Spersonalizzato e senz’anima. Non ce l’ha. E nessuna Istituzione ha in mente di darglielo. Il personale è ridotto al lanternino. Quei pochi che vi lavorano a volte se la prendono tra di loro. Non sanno come fare. I pavimenti sono rattoppati alla meno peggio. L’aria condizionata, per fortuna, c’è nelle sale di intervento. C’è. Solo lì, però. I presupposti per qualche scandalo di mala sanità ci sono tutti. Può darsi che qualche poltrona poi cadrà. Può darsi, e qualche rivoluzione proverà a migliorarlo. Fino ad allora la comunità si deve accontentare di un servizio a metà. “Per grave carenza di personale”, così dice un cartello posto al V piano, l’attività ambulatoriale può essere effettata soltanto nei giorni dispari la settimana. Dalle 8 e 30 alle 13 e 30. Poi il cartello è stato corretto a penna e anticipato di mezz’ora. Solo giorni dispari e solo la mattina.
Questa storia è la storia di un punto non messo durante un piccolo intervento ambulatoriale. La persona che ne ha avuto bisogno ora sta bene. È passato tutto. Ma se all’anonimo ospedale non sanno come rimediare alle piccole cose come faranno con quei pazienti che lottano tra la vita e la morte?
Un cittadino di una certa età prende appuntamento all’Ambulatorio di Chirurgia al V piano per togliersi una cisti. Un intervento di routine. In genere dura non più di dieci minuti. Alle nove è nella sala d’attesa. Dopo un po’ il medico lo interpella. Fatto. Intervento riuscito. Garza e cerotto. A casa. Intorno a mezzogiorno passa l’anestesia e incomincia a far male. Il cerotto s'impregna tutto di sangue. Va dal medico curante. Questi accerta che “i punti sono stati messi male perché troppo larghi”. E lo invita a ritornare subito al pronto soccorso. Di corsa all’ospedale. Al pronto soccorso gli dicono di tornare su, al V piano, dove avevano già fatto l’intervento e male. Sono già passate le 13 e 30 e l’ambulatorio è “chiuso” per “carenza di personale”. Ad ogni modo un sanitario si da fare per medicare ancora la ferita ma gli consiglia di ritornare giù, al pronto soccorso “dove hanno gli strumenti per operare… perché all’ambulatorio sono già stati sterilizzati”. Al pian terreno dell’unità di urgenza gli rifanno tutto da capo. Gli tolgono quelli messi la mattina e glieli rimettono ex novo, compreso quello in più che mancava. Questa volta senza anestesia.

1 commento:

domenico ha detto...

E questi sarebbero Dottori? io li definerei col nome giusto macellai, e mi dispiace per i veri macellai...io i punti li avrei messi a loro nel punto giusto...dove gli avrei anche cucita la lingua...e dovrei anche giocare col la monetina giorno pari o dispari...ma erano dei veri dottori o sono quelli della laurea a pagamento..