Il Commissario Melandri si rifiuta di firmare la fine del Commissariamento proposta dalla Rete in difesa del territorio Franco Nisticò. Era il 7 giugno 2011.
Ve
lo ricordate Graziano Melandri? Quello
di Alli, della discarica alle pendici di Catanzaro dove le società che la
gestivano facevano il gioco delle tre carte per sperperare il denaro pubblico e
distogliere così i controlli delle Istituzioni? Della discarica che scaricava il
percolato nel fiume sottostante? L’avete bene in mente? Lui era il Commissario
per l’emergenza ambientale: il capostipite della disfatta anche se non si vergognava
a lagnarsi pubblicamente dello stato delle cose.
Qualcuno di voi penserà che se ne sia tornato a Ravenna, sua città natale, a godersi la pensione con la coda tra le gambe, accarezzato dalla speranza che lì la notizia non sia arrivata. Che si sia concesso una vacanza sabbatica fuori dalla Calabria o anche dall’Italia per domandarsi se aveva fatto bene, dodici anni prima, ad abbandonare il Corpo della Guardia di Finanza per cadere tra le braccia copiose dell’allora sindaco di Reggio Calabria. E, invece, no! È sempre con noi. E non è stato il mare di Reggio a convincerlo a restare. Non sono state le montagne della Sila e nemmeno i prodotti enogastronomici. È stato, invece, il libro paga di Giuseppe Scopelliti. Una ragione superiore. Eccellente, per una mente davvero insostituibile. Umana fino all’ennesima potenza.
La Giunta regionale con la delibera numero 200 dell’8 giugno scorso l’ha promosso consulente del governatore. Non si tratta di un incarico con tanti e profumati zeri come quando faceva il Commissario. Pochi spiccioli, insomma. Solo 2.081,00 euro al mese. Ma, come sappiamo, Pecunia non olet. Coincidenza vuole che sia anche il nome dell’inchiesta della Procura di Catanzaro sui rifiuti. I soldi non puzzano mai. E poi di questi tempi bisogna accontentarsi.
Qualcuno di voi penserà che se ne sia tornato a Ravenna, sua città natale, a godersi la pensione con la coda tra le gambe, accarezzato dalla speranza che lì la notizia non sia arrivata. Che si sia concesso una vacanza sabbatica fuori dalla Calabria o anche dall’Italia per domandarsi se aveva fatto bene, dodici anni prima, ad abbandonare il Corpo della Guardia di Finanza per cadere tra le braccia copiose dell’allora sindaco di Reggio Calabria. E, invece, no! È sempre con noi. E non è stato il mare di Reggio a convincerlo a restare. Non sono state le montagne della Sila e nemmeno i prodotti enogastronomici. È stato, invece, il libro paga di Giuseppe Scopelliti. Una ragione superiore. Eccellente, per una mente davvero insostituibile. Umana fino all’ennesima potenza.
La Giunta regionale con la delibera numero 200 dell’8 giugno scorso l’ha promosso consulente del governatore. Non si tratta di un incarico con tanti e profumati zeri come quando faceva il Commissario. Pochi spiccioli, insomma. Solo 2.081,00 euro al mese. Ma, come sappiamo, Pecunia non olet. Coincidenza vuole che sia anche il nome dell’inchiesta della Procura di Catanzaro sui rifiuti. I soldi non puzzano mai. E poi di questi tempi bisogna accontentarsi.
1 commento:
Ormai non ci scandalizziamo più, in Italia se non sei un fuorilegge non farai mai carriera! il fatto più grave è che quando possiamo buttarli fuori dal potere, democraticamente "votando per la rivoluzione (M5S)", ce ne dimentichiamo e li confermiamo sulla tanto amata poltrona e subito dopo torniamo a lamentarci. Dovremmo svegliarci dandoci na mossa!!!! se vogliamo bene al futuro dei giovani ed alla nostra terra.
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