Se sei un calabrese in buona salute, leggilo. Se sei ammalato leggilo lo stesso. Se poi sei del Nord d’Italia: emiliano, lombardo, o più a Nord in Europa: olandese, lussemburghese, svizzero (sono i posti di cui racconta) non ti fare condizionare dalla lontananza, ciononostante leggilo. Ti appassionerà la denuncia e la protesta di uno spirito greco e di un cuore passionale. Il libro è Malacura di Ercole Cavaliere, edito da Officine editoriali da Cleto.
Il racconto del professore è schietto sui contesti sociali che affronta ed esistenziale sulla malattia che non ti avvisa e che ti preannuncia qualcosa, che ti prefigura una nuova situazione per te, la tua famiglia e i tuoi cari. Il viaggio di Ercole è una via Crucis che ha superato solo grazie al suo enorme bagaglio culturale. Il suo ritorno in Calabria, il suo sballottamento tra ospedali, medici, esami e una considerazione della sanità e della cura lontane anni luce dalla dimensione umana, della pietà, della generosità e spesso vicinissima a quella dimensione dello stipendio a fine mese del posto di lavoro assegnato dal politico di turno per rispetto e riconoscenza, certo non per merito.
Più che una denuncia scandalo, lo scritto di Cavaliere è un messaggio di speranza. Ai calabresi, ai politici, allo spirito calabrese che se vuole può: ma deve rimboccarsi le maniche, a quella passione per la scienza radicata fin dall’Antichità.
Lui non ce l’ha fatta, se n’è andato subito dopo la stampa del suo appello. Ma noi facciamo ancora in tempo: il libro lo ha scritto per noi.
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