15 gennaio 2023

Uomini e lupi, l'insolita storia calabrese di Riccardo Crstiano


 

Nella breve biografia in quarta di copertina della Compagnia del lupo di Riccardo Cristiano edito da Officine editoriale da Cleto, si fa riferimento ad “una vicenda personale”, da cui poi sarebbe scaturita la storia e le avventure che poi ha rielaborato nel libro. Questo è l’unico fatto vero, anche se non documentato, il resto è tutto frutto della sua fantasia.

A mio modo di vedere, invece, è tutto vero perché i libri nascono sempre da una miccia, da un qualcosa che succede e ti illumina, che ti fa vedere le cose in modo diverso di come le avevi viste prima. Ovviamente la liceità letteraria e la fantasia sono necessarie per trascrivere fedelmente un messaggio ai lettori, ma in fondo credo che siano veri sia la vicenda personale che il resto perché il casus - la fine - riavvolge tutto fin dall’inizio trasmettendo un senso e un significato anche all’antefatto.

Ed è una storia straordinaria, una fantastica ricerca di sé stessi nella propria terra, con i propri amici e nemici, fatta di misteri e rivelazioni, di sorprese e sorprendenti scoperte. A fare da sfondo un mondo esoterico e storico, fantastico e autentico, avventuroso e goliardico. La cifra predominante del racconto è il lupo, che l’autore definisce puro istinto, ma è anche l’istinto di sopravvivenza, che ti fa distinguere il bene dal male, che non si fa dominare da nessuno, che ti accompagna nella vita senza farti mai mollare. E anche la sua compagnia non è da meno. Perché se c’è una vita degna di essere vissuta, questa non può prescindere dall’amicizia. Questa fa da scudo contro il male perché, come dice il protagonista ad un certo punto della storia “Noi siamo una compagnia, la compagnia del Lupo, ci lega l’amicizia, non ci puoi comprare, né intimorire, tu pensi di risolvere tutto con i soldi e il potere della tua famiglia, adesso tutto questo finirà.”

Pregevolissime le ricerche etimologiche e storiche del territorio calabrese in generale e lametine in particolare. Illuminanti le citazioni dei grandi scrittori alla fine di ogni capitolo perché danno alla storia un respiro antropologico e squisitamente psicologico per chi, come l’autore, ama rimanere integro nella sua unicità. Manca l’epilogo alla storia, però. Forse perché lo scriverà alla fine della saga? Magari alla fine de “La compagnia del lupo 2”? Oppure quando?


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