11 settembre 2010

La Calabria senza il Nord? Prima nel mondo. Un giovane economista replica a Brunetta

Da story

di VINCENZO NIUTTI

Onorevole ministro Brunetta,

a seguito delle affermazioni sconvolgenti da Lei sottoscritte sul “Giornale” ci terrei a ricordarLe che un economista, che è nulla più che un economista, diventa un pericolo per il suo prossimo quando i dati economici vengono letti a proprio piacimento diffondendo nella società una mistificazione assurda e senza fondamento. Mi consenta di smentire, prescindendo da studi, quanto da Lei affermato. La Calabria rappresenta un grande e grosso malato che tal fa comodo alle tasche di imprenditori e professionisti certamente non del Sud. Se per un attimo Lei accede ai dati della Camera di Commercio noterà sicuramente che le Società che usufruiscono di fondi Comunitari e Nazionali hanno una compagine societaria quasi sempre riconducibile al Nord (Lombardia in gran parte). Gli assassini storici della nostra economia risiedono proprio al Nord.

Nel 1861 in Italia non vi era alcun divario, da qualche anno ciò può affermarsi anche statisticamente. Secondo una recente ricostruzione, basata su un lavoro certosino di integrazione di fonti statistiche diverse (fino agli anni ‘40 non esisteva la moderna contabilità nazionale), non è affatto vero che al momento dell’unità il Sud fosse economicamente più arretrato del Nord. Il divario, invece, sarebbe interamente un portato della storia unitaria, qualcosa che non esisteva nel 1861 e si sarebbe prodotto dopo. Secondo la ricostruzione, il periodo nero della storia del Sud è quello che va dal 1880 al 1951, mentre il periodo che va dall’inizio degli anni ‘50 ai primi anni ‘70 sarebbe il periodo migliore della storia post-unitaria del Mezzogiorno. Tracciamo una traiettoria completa? Dal 1861 ad oggi? Ebbene, il risultato non è dei più allegri. La tendenza di lungo periodo parrebbe, inequivocabilmente, al declino relativo del Mezzogiorno, con due soli periodi di respiro: il ventennio dal 1951 al 1971 e il decennio 1995-2005. Su 150 anni di storia unitaria, quasi 120 sarebbero di arretramento. Un bello shock no?

Povertà al Sud e ricchezza al Nord? Disuguaglianza?

I Paesi dell’America Latina con maggior attenzione al Brasile, assieme all’Italia negli anni sessanta godevano di livelli di reddito simili. Dal 1960 ad oggi, nonostante l’identico punto di partenza, il Brasile è finito nella più completa povertà mentre l’Italia è cresciuta economicamente. L’unica variabile economica che è riuscita a spiegare l’accaduto è la “disuguaglianza” che, mentre in Brasile è cresciuta negli anni alla velocità della luce (+13%), in Italia si è ridotta nel tempo (- 9%) liberando la crescita economica.

La disuguaglianza in Brasile è figlia della variabile “qualità istituzionale” che viaggia su livelli bassissimi per l’elevata incidenza della corruzione. Le differenze nel tempo tra Brasile ed Italia rappresentano le medesime differenze generatosi internamente all’Italia tra Nord e Sud. Questa “disuguaglianza”, figlia di una bassa qualità istituzionale più accentuata al Sud, ha generato nel tempo questo vile assassinio dell’economia calabrese che Le ricordo esser stata ricca quanto quella del Nord al tempo dell’Unità d’Italia.

Onorevole ministro, analizzi in quali società ed imprenditori sono finiti i 4 miliardi di euro di fondi europei spesi negli ultimi anni nella sola Calabria. Analizzi bene passando per le società fiduciarie, poi mi dica in quali tasche siano finiti se nel Nord o in Calabria, e lo riferisca in Parlamento. Io ho tratto le mie conclusioni: essendo finiti al Nord è chiaro che, continuare a mantenere la Calabria malata sia una situazione di comodo per molti imprenditori e professionisti del Nord. Un malato di comodo insomma, uno dei pochi casi in cui chi assiste il malato è felice di vederlo tale.


P.S. (J. Hicks, 1941, p.6)

Un uomo che è matematico e nulla più che matematico potrà condurre una vita di stenti, ma non reca danno ad alcuno. Un economista che è nulla più che un economista è un pericolo per il suo prossimo. L'economia non è una cosa in sé; è lo studio di un aspetto della vita dell'uomo in società... L'economista di domani (e talvolta dei giorni nostri) sarà certamente a conoscenza di ciò su cui fondare i suoi consigli economici; ma se, a causa di una crescente specializzazione, il suo sapere economico resta divorziato da ogni retroterra di filosofia sociale, egli rischia veramente di diventare un venditore di fumo, dotato di ingegnosi stratagemmi per uscire dalle varie difficoltà ma incapace di tenere il contatto con quelle virtù fondamentali su cui si fonda una società sana. La moderna scienza economica va soggetta ad un rischio reale di Machiavellismo: la trattazione dei problemi sociali come mere questioni tecniche e non come un aspetto della generale ricerca della Buona Vita".

10 commenti:

enzucciu ha detto...

Concordo, se è vero che la Calabria (ed il Sud) in genere è il problema dell’Italia, è altrettanto vero che l’Italia è il principale problema della Calabria (e del Sud). Dopo l’annessione del Sud al Piemonte, le condizioni economiche e sociali sono peggiorate e continuano a peggiorare, anche e soprattutto negli anni dei governi berlusconiani. Se il Sud fosse stato annesso alla Germania, le sue condizioni probabilmente sarebbero ulteriormente progredite, vedi cosa è successo all’ex Germania dell’Est o all’Irlanda, o a tutte le altre regioni sottosviluppate della Spagna o dei paesi dell’Est (Slovenia, Polonia, Romania ecc) le cui condizioni sono in rapido miglioramento dopo “l’annessione” all’Europa, Sapete perché? Perché in quei paesi non hanno ministri come Brunetta e Treconti che dirottano i Fondi FAS dal Sud verso il Nord di quei paesi.

Anonimo ha detto...

O magari in quei paesi non esiste la ndrangheta, che impedisce qualsiasi attività imprenditoriale seria.
Un imprenditore del nord nel vedere cosa accade a quei pochi colleghi calabresi che cercano di creare sviluppo attraverso la propria azienda, perchè mai dovrebbe rischiare ad investire qui da noi?
Avete presente il caso del villaggio di Sant'Andrea sullo Ionio? Imprenditori del nord che nella gestione di un villaggio turistico devono sottostare a qualsiasi richiesta del boss locale, che alla fine era il vero direttore del villaggio stesso.
Voi sareste contenti se decideste di avviare con i vostri soldi un attività e poi a gestirla ci penserebbe la ndrangheta?
Il principale problema della Calabria sono i calabresi; d'altronde non sono calabresi i politici che negli anni hanno amministrato i fondi europei?
Se i soldi sono finiti nelle tasche del Nord, chi ha gestito i fondi? chi ha deciso quali erano i progetti a cui destinarli?

domenico ha detto...

carissimo Vincenzo, a un personaggio del genere era meglio non sprecare un minuto del tuo tempo..
per lui ci vorrebbero solo dei calci in culo..

DueSicilie ha detto...

L'Unità d'Italia nascita di una colonia e tutte le province dell'ex egno delle Due Sicilie sono delle COLONIE!

Chiedetevi le mafie a chi giovano e dove investono i loro infami capitali grondanti di sangue!
I "nostri" politici sono come i kaò nei lager, anche essi erano ebrei, ma stavano dalla aprte del carnefice, d'altra parte ciò è normale in un popolo colonizzato.
La nostra colpa?
Credere nello stato italiano, lotta di liberazione nazionale unica speranza!!!

Anonimo ha detto...

io mi chiedo perchè noi calabresi dobbiamo essere sempre così permalosi da non riuscire a vedere il vero. se un ministro (ma avrebbe potuto essere chiunque) dice male dello sviluppo economico e sociale calabrese, noi invece di chiedere conto a chi ci ha governato ci scagliamo in una impossibile difesa. Ma mica il ministro ha detto qualcosa di negativo nei confronti dei calabresi come popolo; ha detto una sacrosanta verità: siamo governati da ladri. Quanti dei miliardi di euro che ha ricevuto dall'unità d'italia la calabria (come tutte le regioni, d'accordo) sono stati spesi mali ? direi, probabilemnte tutti. mi sapete indicare un politico locale che abbia anteposto gli interessi della generalità dei calabresi ai suoi o a quelli di quanti lo hanno eletto? Attenzione: non voglio dire che altrove sia meglio; voglio solo dire che in Calabria è così. e sfido qualcuno a dire di no con argomenti logici

z.and@libero.it ha detto...

prima di parlare così del brasile studia!! te lo dice un meridionale che odia Brunetta - peccato che al sud italia ci sia ancora chi non ha mai viaggiato e neppure studiato il sudmaerica - ma il brasile va forte e tu no !

Anonimo ha detto...

Mi rivolgo a voi "terroni" come me. Il personale di un ospedale del nord è come quello di un ns ospedale? Il personale delle poste del nord è come quello che si vede in meridione? Un sindaco del nord è come uno del sud (quello del sud ha il razzato grande e fa del "bene"). Un bidello (figararsi un prof) del nord è come quello del sud? In proporzione secondo Voi ci sono più leccaculo e servi al sud o al nord? Datevi una risposta e poi vi renderete conto che gente siamo noi!

Chi è sto Niutti? ha detto...

Il Brasile caduto nella più completa povertà?
Dove le leggi queste stupidaggini? O forse non le leggi, le inventi senza sapere di cosa parli...
Mi viene il dubbio se sei mai uscito dalla Calabria, ma al tempo stesso ho una certezza: il Brasile non l'hai mai visto!
Spesso un silenzio è molto più saggio di 1000 posts ai brunetta di turno... loro sono dei ridicoli provocatori, ma non gli si può rispondere raccontando cretinate...
Ovviamente, bisognerebbe scoprire il gusto di starsene un pò in silenzio, appunto, se non si ha molto da dire... ma é un gusto che i più hanno perso.

Anonimo ha detto...

Replicando: “Chi è sto Niutti?”…. “prima di parlare studia”… “racconta cretinate…”

Ho imparato a studiare ed ancor prima dei testi le persone. Al link sottostante troverete parte dell’articolo di ricerca da me realizzato negli anni 2006-2007 che attesta quanto affermato nella replica al ministro Brunetta. E’ liberamente consultabile nella versione integrale presso l’Università di Catanzaro.

http://documentivincenzoniutti.files.wordpress.com/2010/09/art-ricerca-niutti-2006-2007.pdf

L’articolo di ricerca, parte non da “invenzioni e politchese” ma dagli studi dei seguenti economisti: Growth is good for the poor (David Dollar Aart Kraay 2000) - There is no country: poverty inequality and growth in the era of globalization ( Surjit S. Bhalla, 2002) - Growth, inequality and poverty: basic facts and mechanism (François Bourguignon, 2003) - Economic Growth Inequality and Poverty: findings from a New data Set (Richard H. Adams, Jr. 2003).
Partendo da questi studi nell’articolo è stato compiuto un passo in avanti per i paesi analizzati nello studio (si veda articolo). Sono state ottenute osservazioni per tutti e dieci i paesi dagli anni ’60 al 2000 per i due indicatori della crescita (si veda articolo), con un totale di più di 4100 osservazioni per ciascun indice.
Per quanto invece riguarda la povertà e le disuguaglianze si sono ottenute 43 osservazioni per quanto riguarda l’ Head Count Index dei paesi latino-americani, 27 per quanto concerne il poverty gap e 226 sull’indice di Gini per un periodo di tempo che va dal 1960 al 2000. Inoltre ci sono solo per l’Italia 23 osservazioni sull’incidenza della povertà, calcolata in maniera relativa e sei per quanto riguarda l’incidenza e l’intensità della povertà assoluta. Il campione così ottenuto per i sei paesi latino-americani è molto più amplio di quanto non fossero le osservazioni degli studi precedenti sul dibattito crescita e riduzione della povertà.

I signori anonimi potranno verificare con studi alla mano quanto da me affermato.
Evidentemente chi mi invita a studiare non sa nemmeno cosa sia un analisi empirica ne un database. I signori anonimi affermano una inesistenza della disuguaglianza e povertà in Brasile indicandomi come una persona che afferma falsità non essendomi mai recato in Brasile. Evidentemente tali signori si sono recati in Brasile esclusivamente per vacanze nelle nicchie turistiche edificate nel paese. Si sono dimenticati durante la loro vacanza di spostarsi in periferia, dico ciò perché se solo si fossero spostati per un attimo nelle sperdute periferie avrebbero notato sicuramente la gente scheletrita alloggiata in baracche con la morte dipinta sulle visibili ossa. Un noto economista recandosi in Brasile giunse a tal espressione “…mi spostai dalle città turistiche e lussuose nelle addentrate periferie e sperdute campagne, un immensa popolazione vive in baracche, muore di fame....al collo la mia macchina fotografica pagata 299 dollari, con un oggetto di tal valore penzolante sul mio petto non trovai il coraggio di fotografare quei neonati sofferenti con la morte dipinta negli occhi e specchiata nel loro petto tutto ossa…scheletri di morte”.

Vincenzo Niutti

nadia ha detto...

all'anonimo di turno, prima di dire e scrivere altre cavolate, informati.....poi sei un povero anonimo e tale resterai per tutta la vita.
perchè non hai il coraggio di firmarti, pensi che qualcuno ti potrebbe replicare ....basta così ho sprecato del mio tempo x un anonimo.