18 marzo 2014

Il copia incolla dei rifiuti

Acri

Lunghe distese di monnezza ai lati delle strade. Buste ripiene di tutto e di più. Ingombranti. Indifferenziati. Sostanze pericolose e non. I rifiuti si sono guadagnati il triste e infelice spettacolo della nostra terra. E con le discariche ormai sature sono anche un futuro irrinunciabile. Un futuro segnato da un destino sventurato. Eppure, c’è ancora qualcosa che supera la più fantasiosa immaginazione: i rifiuti del copia incolla o il copia incolla dei rifiuti. La differenza, in questo caso, è equamente distribuita tra il soggetto e il complemento. E significa che i rifiuti non solo hanno la capacità di clonarsi ma anche di clonare le menti dei nostri amministratori. Qualcosa di stupefacente, insomma. È il caso del Comune di Acri, in provincia di Cosenza, che ha copiato paro paro il capitolato d’appalto di Rapolla in Basilicata. Delle due l’una. E’ il tempo a dare la misura della primogenitura. E Acri, ahimè, è secondo. Si dà il caso, infatti, che in quel di Potenza l’appalto fu assegnato quattro anni fa. 
Il documento, pubblicato in esclusiva dal giornalista Roberto Saporito sul sito Acrinrete, gli consente di rialzare la testa, nonostante l’Asino in cattedra.
Dunque, il Comune appalta. È l’inizio del primo articolo. Lo stesso di quello di Rapolla. Chiaro che cambia solo il nome dell’Ente. E cosa appalta? “ Articolo 1. Il servizio di raccolta dei rifiuti urbani e assimilati ed il loro trasporto a smaltimento; 2. Lo smaltimento dei rifiuti di cui al punto precedente.” E così a seguire tutto il resto. Compreso il riferimento normativo, come è giusto che sia: “Il Decreto Legislativo N°152/2006”. Passiamo al secondo articolo. Cambia la lettera “C”. per Rapolla si tratta: “Lavaggio e disinfezione cassonetti.” Evidentemente, già ci sono. Ad Acri, invece, no. E, dunque, l’assessore al ramo decreta: “Fornitura, di bidoni condominiali, dei contenitori domestici di vari colori…” ecc. ecc. Particolare non secondario è lo spazzamento delle strade di dove vengono depositati i rifiuti. Rapolla lo impegna. Acri lo liscia. Ma forse si tratta di un mero errore di digitazione. Diverso è il servizio del call center per l’Isola ecologica. In Basilicata è previsto, in Calabria no: “Non ne abbiamo bisogno!” avrà pensato Salvatore Ferraro.
Non vi annoiamo ulteriormente. Tuttavia, l’articolo 4 merita tutta la vostra attenzione. L’assessore dà il meglio di sé. Non per lui, ovvio. Ma per i suoi concittadini. “Il servizio richiesto dovrà assicurare il raggiungimento della soglia del 50% di raccolta differenziata dopo 6 mesi dall’affidamento del servizio, del 65% allo scadere del primo anno.” È fiducioso. Molto. Un po’ di meno lo sono in Lucania. Dove “il servizio richiesto dovrà assicurare il raggiungimento della soglia del 25% di raccolta differenziata dopo 4 mesi dall’affidamento del servizio, del 55% dopo 12 mesi.” 
Qualche altra aggiustatina negli articoli seguenti e il più è fatto. Tranne la penalità in caso di inadempienza. In Basilicata c’è. Almeno 500 euro al giorno di multa per “mancata effettuazione di tutti i servizi”. In Calabria, invece, non è contemplata. Che volete: “Su guagliuni!”

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