22 aprile 2009

Zio Matteo fa cent'anni


A vederlo ballare la tarantella come un giovincello, non ci credi. A vederlo mentre se le bacia, le ballerine, gli dai 70, massimo 80. Ma Matteo Torchia ne ha appena compiuti 100, di anni. Un evento per tutto il paese. E lui non si è risparmiato. Ha ringraziato e risposto a tutte le domande che gli hanno rivolto, giornalisti, curiosi, e amici di vecchia data, si fa per dire. Dalla americana Boston alla calabresissima città di Sersale. Dalla prima alla seconda guerra mondiale. “Zio Matteo” è un pezzo di storia di Sersale. Dalla “spagnola”, l’epidemia che decimò la popolazione italiana, al sottomarino che ridusse a mille pezzi la loro barchetta nel mare di Creta nel 1943.  I sui ricordi sono nitidi. Come nitida è la memoria della più grande invenzione di cui si beneficiò il secolo scorso. Quella della luce. Delle lampadine in casa. Della vita ha un ricordo felice e sofferente nello stesso tempo. Ma la sua più grande fortuna è stata la salute. O meglio le sue gambe. Erano queste, infatti, l’unico mezzo che garantivano la sopravvivenza ai suoi tempi. Quando le macchine erano ancora lontane. E anche adesso, a 100 anni suonati.

(Riportiamo un’intervista che ha rilasciato ai ragazzi della scuola secondaria di 1° grado “Bianco” qualche giorno prima dei festeggiamenti.)

Si ricorda la seconda guerra mondiale? Ci racconti la sua storia?
Un giorno tornando a casa dal lavoro dei campi trovai la “cartolina” che mi aveva mandato Mussolini. Vennero anche dei carabinieri che mi portarono prima a Palmi e poi a Bari. In tutto feci tre anni di militare. Salpammo per l’isola di Creta. Del mio paese eravamo in cinque. Un giorno successe che affondammo. Eravamo su una nave, una barchetta, pesavamo solo 60 chili a testa e quindi anche in cinque ci stavamo comodi. A un certo punto è uscito un sottomarino americano. Issarono la bandiera americana e noi eravamo contenti di vedere la bandiera americana. I tedeschi, invece, incominciarono a sparare. Gli americani lanciarono un siluro che ridusse l’imbarcazione a mille pezzi. E così ci arrendemmo ai tedeschi. In quella occasione morì uno di Sersale e uno di Cerva. E poi c’era un certo Raffaele che una volta approdati a terra incappò in una mina e perse una gamba. Ci recammo, allora, in ospedale, e cercarono di curarlo alla meglio.

Dove si trovava durante la prima guerra mondiale?
Mi trovavo in America a Boston. Fu mio zio ad informarci con una lettera che diceva che in Italia c’era la guerra. Dopo la guerra venimmo in Italia. E qui, nel frattempo, era scoppiata l’epidemia della “spagnola” che colpiva tutti, giovani e vecchi. Anzi soprattutto i giovani. Non c’erano più bare a disposizione, quindi i cadaveri venivano sepolti anche nella nuda terra. Ricordo ancora l’episodio di quando l’arciprete ci fece, a me ed altri, la foto per mandarla in America. Ci mandò a chiamare. Ci disse di sistemarci su un terrazzo e lui, dietro la macchina fotografica, si coprì tutto con una specie di lenzuolo. Poi lasciava la carta nell’umido. E dopo 20 giorni le foto erano pronte.

E’ mai ritornato poi a Boston, la sua città natale?
In quanto cittadino americano mi preparai i documenti per ritornare in America. Ma poi successe che fui considerato un traditore per la questione della guerra con i tedeschi. Io il lavoro già l’avevo e rinunciai, ma siccome già mi trovavo a Napoli mi diedi da fare almeno per il visto. E portai con me la tessera della Democrazia italiana. Io, proprio io, che ero comunista accanito. E mi diedero la mano complimentandosi con me.

E perché gli ha mostrato la tessera della Democrazia se era comunista?
Perché altrimenti non mi avrebbero accettato (ride).

Si ricorda del referendum che decise la costituzione della Repubblica italiana?
Si, me lo ricordo. E votai per la Repubblica, ero comunista.

Se era comunista, come ha vissuto il fascismo?
Non avevamo scelta durante quel periodo. Eravamo obbligati a seguire le direttive del governo.

Come ci si sente ad avere 100 anni?
Mi sento felice perché ho sempre lavorato.

Quale era la materia che le piaceva di più a scuola?
Non ho frequentato la scuola quando era piccolo come voi perché mio padre era a Boston e mia madre era già morta. Però poi andai alla scuola serale quando ero già grande, sui trent’anni. Successivamente tutti dovemmo lasciare per la morte accidentale di un nostro compagno.

Fra tutti i lavori che ha fatto quale le è piaciuto di più?
Tutti. Perché non c’era lavoro, e quindi dove capitava era una fortuna poterci andare.

Quali lavori venivano svolti una volta, e che ora sono scomparsi?
Una volta si svolgevano solo lavori manuali, con pale, zappe. E dovevi andare lontano con le tue stesse gambe. Oggi grazie a Dio ci sono i macchinari. Oggi è tutto motorizzato.

Eppure anche oggi c’è disoccupazione.
I giovani di oggi non vogliono lavorare. Una volta in una famiglia, composta anche da dieci persone, tutti si davano da fare. Oggi invece non c’è tanta voglia. 

Quali erano i giochi della sua infanzia?
Giocavamo alla “pizzica”. E poi al “campanile”.

Si ricorda della guerra in Etiopia?
No, non ricordo.

Si ricorda la morte di John Lennon?
No, non mi ricordo. Nella mia vita ho conosciuto solo fatica e lavoro, e basta. 

Quale era il suo cantante preferito da giovane?
A me piaceva sentire le canzoni di Caruso. Quando cantava lui anche le lastre delle finestre per poco tremavano. Era un tenore immenso. Quando ero Bari, andavamo al teatro “Petrosello”. Lì c’era anche il cinema e il varietà. Al militare stavamo in una grande camerata. Ci davano la “deca” ogni 15 giorni.

E cos’era la “deca”?
La paga militare. Corrispondeva a “otto soldi”. Con cui non ci si poteva comprare quasi niente. Per fortuna che la famiglia ci veniva in soccorso. Neanche le sigarette potevate comprarvi con la “deca”? Fumavamo le sigarette “militi”. Costavano poco, ma non valevano niente.

Si ricorda dell’occupazione delle terre in questa zona subito dopo la seconda guerra mondiale?
La terra la diedero solo ai contadini. A me e a tanti altri che facevamo parte dell’ “industria” non ci toccava.

Com’era la città di Sersale quando era giovane?
C’erano le strade da asfaltare. Pochissimi erano i negozi. In campagna potevamo andarci solo con i muli. C’era solo “u bricciu” al posto delle strade.

Ha avuto qualche storia d’amore prima di sposarsi?
Si, con altre due ragazze. Con una ci siamo conosciuti al “pastignaru”.

E perché vi siete lasciati poi?
Perché poi ci si rende conto che non conviene. E si “scapila” anzitempo.

Ma è stata lei a lasciarla, oppure il contrario?
Io ho “scapilato” (ride)

Nel secolo scorso ci sono state molte invenzioni, come la radio, la televisione. Quale è stata la più importante per lei?
La luce. Superiore alla luce non c’è stato niente. Prima delle lampadine elettriche in casa si faceva luce con la “dela” che si metteva sulla fornace. E intorno c’erano le donne che filavano.

Le piace passeggiare all’aria aperta?
Io cammino sempre. E quanto cammino ho fatto tra queste montagne! Allora non c’erano le macchine, c’erano solo le gambe. Chi doveva andare a lavorare dove recarvisi a piedi.

Ha passato una vita felice?
Tanto felice no, perché la vita è sofferenza. Io, poi, sono stato sempre a lavorare.

Si ricorda il cinema a Sersale?
Certo. Venivano anche dai paesi vicini. Era stato costruito da De Luca. La sera quindi tra noi amici ci andavamo. Ed era un divertimento.

A Sersale quando era giovane dove andava a giocare?
In piazza, e nelle “rughe”. Io abitavo sotto il palazzo comunale. E là vicino ci riunivamo per giocare.

Si ricorda di Carmela Borelli?
Sì, l’ho conosciuta. Abitava in montagna. Aveva due figli. Andò in campagna, e durante il ritorno a casa si mise a nevicare. Era così forte la burrasca che non c’era nessun Dio che perdonava. Per salvare i suoi piccoli si spogliò anche delle sue vesti. E poi gli dedicarono un monumento.

Quando si è sposato?
L’anno che hanno dedicato il monumento ai caduti in guerra.

Quali erano i piatti tipici di Sersale una volta?
Mangiavamo tutto quello che c’era a disposizione. E poi ricordo che l’apertura delle botti di vino era una festa. C’era il banditore che informava dove succedeva, in quale famiglia si svolgeva il lieto evento. E noi ragazzi ci andavamo per “bicchieriare”, e poi ci mettevamo a cantare.

E quanti anni aveva?
Era la gioventù.

Si ricorda dei briganti?
C’erano, una volta. I briganti giravano tra i patronali e li mettevano a posto. Andavano dai ricchi e gli chiedevano i soldi. E glieli dovevano dare. Se si rifiutavano facevano dei danni agli animali.

Lo sa che è nato lo stesso giorno, lo stesso mese, e lo stesso anno di Rita Levi Montalcini?
Non la conosco, ma mi fa piacere.

Si ricorda del Barone Casolini?
Certo che mi ricordo. Mi ricordo del padre che si chiamava Antonio. E l’altro figlio si chiamava Giuseppe. Don Antonio Casolini era un pezzo grosso. Era socialista. E’ stato eletto prima deputato e poi è diventato pure senatore. Ha fatto installare tutte e le nove fontane pubbliche di Sersale. Il barone Casolini è diventato pure sindaco. E non lo ha fatto per i soldi, ma per amore per il suo paese. E quando vinceva le elezioni offriva da bere a tutti con il vino della sua vigna.

Quale il segreto per arrivare a 100 anni?
La salute. Quindi una buona alimentazione, e qualche bicchiere di vino che non guasta.

(a cura dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado “G. Bianco” di Sersale: Alessandra Errigo, Valeria Gentile, Anna Maria Iazzolino, Lorenza Lupia, Vittorio Macrì, Marta Mangone, Marco Rizzo, Noelle Schirripa, Alessandro Valentino, Melania Zappalà. L'intervista è apparsa anche su Il Quotidiano della Calabria il 15 aprile)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

SAREBBE BELLO ARRIVARE A 100 ANNI CON LO SPIRITO DI QUESTO SIMPATICO E ATTIVO NONNINO O COME LA SUA "COMPAGNA DI NASCITA" RITA LEVI MONTALCINI..VIVI SANO E CAMPA CENTO ANNI SI MA OGGI COME OGGI SE NON, E SPERIAMO, GRAZIE ALLA MEDICINA, CHI PUO' SPERARE DI VIVERE SANO E CAMPARE 100 ANNI?

DOMENICO...ZAGARISE ha detto...

AGURI DI CUORE A NONNO MATTEO....PERSONA CHE NON CONOSCO...MA LEGGENDO I TUOI SERVIZI BELLI E CHIARI..IL NONNO MATTEO ..POTREI ANCHE DIRE NEL RICORDO COME SE FOSSE MIO NONNO...IO DI ANNI NE HO 55 ANNI , I MIEI GENITORI SONO DI UN PAESINO VICINO A SERSALE ( ZAGARISE ) PARLANDO DEL CINEMA ..ANCH'IO COME TANTI ALTRI, ANDAVAMO A QUEL CINEMA , A MIA MEMORIA " AURORA " ANDANDO SEMPRE INDIETRO COL TEMPO IL CINEMA ERA DEL SIGNOR. DE LUCA...MI RICORDO UNA MIA BELLA INSEGNANTE DI COGNOME SIGNORA PELLECCHIA FIDANZATA COL SIGNOR DE LUCA ( FACENDO I CONTI DEGLI ANNI, DOVREBBE TRATTARSI DEL FIGLIO DEL SIGNOR DE LUCA )BEI RICORDI......