7 marzo 2010

Prendi un sabato con Giancarlo Pittelli e Angela Napoli



Prendi un sabato con Giancarlo Pittelli e Angela Napoli, due parlamentari calabresi del Pdl. Prendi un sabato con lui, la cui posizione in Poseidone - l’inchiesta sui finanziamenti destinati alla depurazione delle acque - viene archiviata e con la Napoli che denuncia un piano delle cosche della Piana per eliminarla. Prendi un sabato così e ti accorgi che in Calabria da lunedi prossimo le cose saranno punto e capo come prima.
Pittelli e Napoli. Due calabresi doc. Due vite. Due destini lontani anni luce l’uno dall’altra. Avvocato lui, un titano dell’attività forense del capoluogo per meriti, non per l’altezza. Che si è fatto strada nel Parlamento italiano. E una preside lei. Sbarcata in politica per passione. Che non ha mai smesso di combattere il malaffare in tutte le sue forme. Anche all’interno del suo partito.
Il senatore, ricevuta la comunicazione dell’archiviazione da parte del gip, Tiziana Marcì, la trasmette ad alcuni organi di stampa. Non a tutti. Ai suoi preferiti. Promette di rilevare retroscena inquietanti “dei fatti accaduti a Catanzaro. Potenza e Salerno e i collegamenti tra magistrati e alcuni giornalisti della carta stampata”.
L’unica cosa inquietante, da dire, è che insieme al magistrato che aprì l’inchiesta, Luigi De Magistris, sono saltati anche alcuni giornalisti calabresi, che si sono occupati di lui, e di questo fino ad adesso nessuno mai ha parlato. Forse parlerà di loro? Non gli conviene.
Forse chiarirà i suoi rapporti con Mariano Lombardi, il procuratore capo che avocò l’inchiesta al pm, il cui figliastro, Pierpaolo Greco, lavora(va) nel suo studio? Non gli conviene.
Forse parlerà della società “Roma 9” al centro dell’inchiesta? Dei suoi rapporti con la stessa gip che ha archiviato la sua posizione? Non gli conviene.
Ma ci sono retroscena inquietanti. Lo assicura lui.
L’esponente della Commissione parlamentare Antimafia, invece, invita tutti a non preoccuparsi. “Che lei è tutelata”, dice. Il suo pensiero va a chi la difende. Nella scorsa settimana, in occasione della pubblicazione delle liste, ha detto: “Altro che “fresco profumo della libertà”, questa Regione sarà costretta a continuare a respirare “il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Sicuramente, però, senza il mio voto”. Una denuncia contro tutti gli schieramenti messi in campo da far tremare i Palazzi della politica e i sottobottega della ‘ndrangheta. A sentirla parlare sembra la signora della porta accanto. Una voce familiare. Senza arzigogolate politichesi. Cristallina. Luminosa. Ma capace di un’eco dirompente. Assordante per chi questa Calabria non vuole cambiare.
Prendi un sabato così e la domenica ti puoi permettere il lusso di urlare al mondo intero che la Calabria è una terra ospitale. Che la Calabria è più bella della California e delle Hawaii. Che la Calabria ha il mare viola. Ha la vigna. Ha il fico melanzano. Ha la mostarda. Ha la noce. Ha l'arancia. Ha la castagna. Ha la ricotta. Ha l'acqua abbondante. Ha il clima mite. Ha le erbe profumate. Che lo spirito di Pitagora, Alcmeone, Gioacchino da Fiore, Tommaso Campanella, Bernardino Telesio, ancora vivono in questa terra. Che la Magnagrecia non è stata niente in confronto a quella di oggi.
Prendi un sabato così e puoi dire a tuo figlio che è nato nella migliore terra possibile.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ha la mafia, ha la massoneria deviata, ha i comitati d'affari, ha i colletti bianchi (pardon sporchi) ha i servizi deviati, ha i prenditori, ha........................... ha di tutto e di più.

francesca ha detto...

sono vissuta a napoli, da sempre considerata terra di ndrangheta e malaffare ma non ho mai accusato mio padre di avermi fatto crescere li
i miei figli mi accusano giornalmente di essere nati e vissuti in calabria, forse non si sono accorti di tutte queste magnificenze oppure hanno intuito che mafia, massoneria deviata, delinquenza spicciola, ricatti e minacce, intrighi e subdoli intrecci fanno parte di questa terra dove con un colpo di spugna tutto diventa pulito e tutti sono vittime di alcuni magistrati e alcuni giornalisti. faranno mai i conti con la propria coscienza se mai ne esiste una?francesca

Anonimo ha detto...

CRONACA

Passa alla Camera il Ddl Lazzati, assente il 36% dei deputati calabresi
Perché non votare contro la mafia?

Lunedì, 08 Marzo 2010 17.55
Anni e anni di duro lavoro. Giorni interi passati a lavorare su un progetto che potesse restituire un minimo di credibilità al sistema politico nazionale. Un centro studi nato appositamente per un solo scopo, che ha fatto del Ddl Lazzati un obiettivo che spesse volte ha rischiato di trasformarsi in chimera.
Poi, finalmente, dopo tanto peregrinare da quella commissione parlamentare a quell'altra, l'approdo in Parlamento, alla Camera, dove il testo ideato da Romano De Grazia, giudice in pensione della Suprema Corte di Cassazione, con cui si mira a rompere il rapporto tra politica e mafia, ha visto il primo voto positivo.
In sostanza, con questo Disegno di Legge, viene vietato ogni atto di propaganda elettorale da parte dei sorvegliati speciali per reati di mafia ed è punito l'eletto che ha ricevuto gli illeciti benefici: perché allora non votare il Ddl Lazzati? Una legge semplice che in un Paese civile sarebbe stata promulgata in brevissimo tempo ma che in Italia solo per arrivare al voto favorevole della Camera ha impiegato circa 18 anni.
Inutile, ormai, piangere sul latte (tempo) versato (sprecato), ora è solo il tempo di guardare avanti e aspettare le determinazioni del Senato, dove il Ddl Lazzati è atteso alla prova del fuoco.

Sebbene, però, questa sia una legge che grossi benefici porterà soprattutto al Sud e alla Calabria, è doveroso quanto doloroso dover registrare con amarezza la colpevole assenza (proditoria?) di parte della deputazione calabrese al momento del voto sul "Lazzati": alla consultazione n.22 del 24 febbraio scorso, su 396 votanti, ben 354 hanno espresso parere positivo al Ddl, 7 contrario e 35 si sono astenuti, peccato che molti parlamentari calabresi si siano defilati da quella votazione.
Secondo i dati forniti dal sito ufficiale della Camera dei Deputati, infatti, gli onorevoli Giuseppe Galati, Lella Golfo e Giovanni Dima del Pdl, Cesare Marini del Pd, Elio Belcastro e Vittorio Misiti del Gruppo Misto, erano assenti non in missione. Strano, visto che tra questi c'è chi contribuì a presentare il Ddl come Vittorio Misiti.
E non è tutto: Michele Traversa e Giancarlo Pittelli, sebbene presenti alle votazioni precedenti, si sono assentati proprio nel momento in cui si votava il "Lazzati".
Insomma, circa il 36% della Deputazione calabrese non ha risposto concretamente all'appello lanciato dalla regione che li ha eletti e li ha portati a Roma. Circa il 36% della Deputazione calabrese ha mancato di rispetto alla terra cui ha promesso impegno e rappresentanza. Circa il 36% della Deputazione calabrese ha tradito non solo i suoi elettori, ma tutti i suoi conterranei, qualsiasi fossero le motivazioni dell'assenza.
Ora tocca ai loro colleghi Senatori, dai quali ci si attende una risposta netta, precisa, concreta. Una presa di posizione ferma e dura ad un tema oscuro come la mafia, fin troppo spesso (a ragion veduta in molti casi), è stato accostato alla politica.

Alessandro Tarantino

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