Da sinistra nella foto, Elio Riga, fondatore dell’emittente Radio Video Calabria, Silvio Berlusconi, imprenditore milanese e proprietario della Fininvest, Aldo Bonifanti, “padre costruttore” dell'Università della Calabria ad Arcavacata di Cosenza e, ultimo a destra, Gianni Letta, laureato in giurisprudenza e giornalista, consulente e manager del gruppo Fininvest. È la sera del 26 novembre 1991, il giorno dopo la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Cosenza conferirà all’illustre ospite la laurea honoris causa, la seconda dopo quella in giurisprudenza, ricevuta al termine di un regolare percorso scolastico, all’età di 25 anni. Ora di anni ne ha 55. Il posto è un noto ristorante di Rende, sede dell’Università. È un tavolo di trenta, quaranta, persone. Il fotografo immortala le persone più vicine al futuro premier.
Il periodo è uno dei più caldi e tormentati della storia italiana del dopoguerra. Nei primi mesi del 1992 comincerà l’inchiesta denominata Mani Pulite che spazzerà via la Prima Repubblica italiana fondata sulla corruzione del mondo politico e finanziario ai più alti livelli e sbaraglierà la strada al Biscione. 1991, agosto, il 9 agosto, a Campo Calabro viene ucciso Antonino Scopelliti, magistrato di Cassazione che stava studiando le carte del maxiprocesso contro Cosa Nostra. Si pensa ad un patto tra la mafia e la ‘ndrangheta. “Un salto di qualità” criminale, dirà Giovanni Falcone, fatto saltare in aria insieme alla consorte, Francesca Morvillo, agli uomini della sua scorta e a un pezzo di autostrada il 23 maggio 1992 allo svincolo di Capaci. Contro la lotta alla mafia rimane in piedi ancora un altro magistrato, Paolo Borsellino, che era stato al fianco di Falcone. Dopo nemmeno due mesi, il 19 luglio, toccherà anche a lui in via D’Amelio, davanti alla casa della madre, e ai suoi angeli.
Nel bel mezzo di questo anno, che ha modificato la cultura e la vita di un’intera nazione, Silvio Berlusconi riceve la laurea in Ingegneria a Cosenza. L’attuale premier, secondo la confessione di Massimo Ciancimino, figlio di Vito Alfio, boss ed ex sindaco democristiano di Palermo, entra di diritto nella famosa trattativa che Cosa Nostra intavolò con pezzi delle Istituzioni per il raggiungimento di una pax senza più stragi ad un certo prezzo. Quello del famoso Papello: revisione sentenza maxiprocesso, annullamento del 41 bis, chiusura delle super carceri, ecc.
L’imprenditore televisivo avrebbe ricevuto una missiva da Bernardo Provenzano, numero uno della Mafia siciliana dopo la cattura di Totò Riina nel 1993, con la richiesta d’uso di una delle sue tre reti. Altrimenti un “luttuoso evento” ne avrebbe seguito il diniego, molto verosimilmente l’uccisione di uno dei suoi figli. Non solo, ma grazie al coinvolgimento di Marcello Dell’Utri, alter ego di Berlusconi in Sicilia e nel mondo, Cosa Nostra avrebbe favorito la nascita di Forza Italia, il più grande partito politico italiano dopo la Democrazia italiana della Prima Repubblica.
Dunque, la domanda è: quali i meriti che l’Università della Calabria riconobbe nell’imprenditore edile e televisivo, Silvio Berlusconi, tanto da consegnargli una laurea in Ingegneria a cavallo tra i fatti più drammatici e sconvolgenti della storia della Repubblica italiana?
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