La bilancia della Giustizia
Tante volte comprasi una macchina vuol dire pagarla e usarla. Ma può capitare che paghi la caparra, non te le danno, e la banca ti chieda addirittura di saldare la finanziaria. Può succedere perché il concessionario e la finanziaria vanno così d’amore e d’accordo che l’uno fa finta di non sapere nulla dell’altro quando ci sono di mezzo i soldi. Per fortuna c’è ancora la Giustizia in Italia, che qualche volta dimostra di esistere.
Mario (il nome è di fantasia) una mattina si decide. È una scelta importante. Il tempo buono lo incoraggia Si reca da un noto concessionario e indica l’auto che ha sempre sognato. Sborsa la caparra e firma una finanziaria con un arcinoto Istituto di credito italiano. È felice. Torna a casa e dà la buona notizia a moglie e figli. Il papà si è comprato una macchina nuova. Dopo anni di sacrifici ora ce l’ha fatta. Non rimane che aspettarla. Fiammante. Come nei sogni. Per quel giorno già pensa di prendersi qualche ora di permesso per godersela da solo e scoprirne tutti i segreti prima di farla guidare anche ai suoi. Comincia a pagare anche le prime rate della finanziaria. Quel giorno, però, non arriva mai. Il concessionario chiude bottega e sparisce. Si rivolge al Tribunale che accerta l’intervenuta risoluzione del contratto sotteso al finanziamento e dispone la restituzione della caparra versata da Mario. Il sogno s’infrange, dunque. Nondimeno diventa un incubo. Perché la banca, che va d’amore e d’accordo con i venditori, lo mette “in sofferenza” poiché “lo stesso ha omesso di pagare le rate successive alla risoluzione del contratto”. Ma come? Curnutu e mazziatu? Sì, proprio così. Ma Mario è un tipo che crede che la giustizia da qualche parte ci debba essere. E si rivolge al Codacons. L’associazione a difesa dei consumatori parte da un presupposto semplice, che l’istituto, evidentemente, non riesce a vedere, accecato com’è dalla voglia di fare quattrini sulle spalle dei poveri cristi. E spiega: “Noi riteniamo sussistere un collegamento funzionale tra contratto di vendita e finanziamento, atteso che i due contratti, pur essendo strutturalmente autonomi, risultano collegati quanto alla funzione dacché le sorti dell'uno finiscono con l'influenzare le sorti dell'altro in termini di validità e di efficacia”. Dell’altro giorno la sentenza. Il giudice ha condannato la finanziaria al pagamento in favore di Mario del risarcimento dei danni per illegittima segnalazione, oltre le spese del giudizio, evidenziando come il contratto di vendita sia collegato a quello di finanziamento sicché, venuto meno il primo, non può esigersi il secondo. Non solo, ma ha ordinato la pubblicazione della sentenza su due testate giornalistiche, una a tiratura nazionale e l’altra regionale.
Per Mario l’incubo è finalmente finito. Ma la prossima volta, ha detto, ci penserà due volte prima di realizzare un suo sogno.
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