4 gennaio 2011

Il giogo di Angela Napoli


Quando Angela Napoli partecipò alla trasmissione di Anno Zero del 7 ottobre scorso, puntata centrata sul bazooka rinvenuto davanti al Tribunale di Reggio Calabria per il procuratore Giuseppe Pignatone e sui giornalisti minacciati, Daniela Santachè, sottosegretario al Governo Berlusconi, si disse “basita” per il “processo mediatico” contra Giuseppe Scopelliti, in particolare per il caloroso appello lanciato dalla collega in Parlamento, quale componente della Commissione Antimafia. I giornali e i telegiornali si divisero. Il catastrofismo di Michele Santoro e Angela Napoli sembrava avesse toccato il fondo. In Calabria la libertà di informazione non navigava in buone acque. Fuori Lucio Musolino da CalabriaOra del neodirettore Piero Sansonetti. Proiettili per Ferdinando Piccolo del Quotidiano della Calabria di Matteo Cosenza. E a decine i cronisti attenzionati dalla malavita. Facile fare due più due su chi fosse il giornale veramente “libero”. A dispetto delle partecipazioni del Sansonetti in diverse televisioni nazionali sulla libertà, questa sconosciuta nell’informazione calabra. L’onorevole faccia a faccia colpì anche lo stesso direttore del Quotidiano tanto che rimproverò alla Napoli di essersi fatta trascinare “in una scenata in cui i contenuti sparivano dietro il suo irriconoscibile volto devastato dall'ira, mentre il Santoro da studio gongolava per gli ascolti che lievitavano”. L’editoriale suscitò la perplessità di un’attenta lettrice, Francesca Munno, la quale difese la componente Antimafia sostenendo che “la rabbia della Napoli è la nostra rabbia, dovuta ad un abbandono totale dello Stato non solo nella provincia di Reggio, ma in tutta la Calabria”. Pronta la replica del direttore: Non sono depositario di alcuna verità, ho solo la mia opinione e la mia idea di giornale”. E ancora: “Nel fare un appunto all'onorevole Napoli le ricordavamo la stima nostra e dei calabresi onesti per il suo coraggio. Ma quella sera non ci è piaciuta, si è lasciata prendere la mano”. Dunque, “si è lasciata prendere la mano”. Lei lo fa sempre. E’ fatta così. Di certo non confonderà mai i “bazooka” con “ciocche di capelli” Sono cose ben diverse.
Durante l’ultima campagna elettorale per il rinnovamento del Consiglio e della Giunta nella Regione Calabria la vedevi girovagare urlando come Cassandra le infiltrazioni della ‘ndrangheta. Titoloni dei giornali e interviste esclusive. Fa sempre effetto leggere di ‘ndrangheta e politica nella punta dello Stivale italiano. Quando si scrive di queste cose le vendite vanno sempre bene. Forse potranno sembrare delle “scenate”, ma tirano. Le vendite tirano. La vedevi girovagare, allora. E Scopelliti, sua vecchia alleata ed ex amica, sempre a prendere le distanze. Anche a Bagnara Calabra il 29 agosto scorso il governatore prese le distanze. “Perché incarna un messaggio negativo che si manda alla gente”. E ancora: “Sarebbe bene che ci dicesse cosa ha fatto in questa terra in quindici anni da parlamentare”. Senza mai citarla anche. Quasi a suggerire una superiorità dettata proprio dai “fatti”, i suoi, come sponsorizzati dalla stessa Santachè, di contro alle chiacchiere della Napoli. L’incontro fu introdotto da uno dei cavalli di battaglia dell’ex sindaco di Reggio Calabria, Santi Zappalà, ex primo cittadino di Bagnara e attuale consigliere regionale del Pdl. Santi Zappalà, lo stesso che è stato posto agli arresti il 21 dicembre scorso insieme ad altri undici persone per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Immortalato dalle telecamere degli inquirenti mentre si recava a casa del boss Giuseppe Pelle. Per la cronaca, Scopelliti, nella convenscion bagnarese, non dimenticò di distinguere la “borghesia mafiosa” da quella dei clan. E che anche la prima “va combattuta con durezza”. Al fianco aveva sempre Zappalà. Punto.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

emilio, non so se dipende dalla struttura della sintassi che usi, ma a volte faccio veramente fatica a leggere i tuoi blog.
cosa significa (copio ed incollo) - A dispetto delle partecipazioni del Sansonetti in diverse televisioni nazionali sulla libertà, questa sconosciuta nell’informazione calabra.-
ma perchè a volte non usi anche frasi secondarie e/o relative per rendere più "scorrevole" la lettura dei tuoi articoli che dal punto di vista dei contenuti sono veramente molto interessanti?
puoi anche non pubblicare questo mio commenteo.

Anonimo ha detto...

leggi la storiella di scopelliti che fa il difensore della calabria:

http://www.malitalia.it/2010/12/giornalisti-scopellitti-su-libero-attacca-musolino-libero-non-pubblica-la-replica/

a giorni vi farò sapere con quali boss è imparentato e il tipo di parentela.

Anonimo ha detto...

gentile anonimo,
hai ragione, a volte esagero con gli anacoluti e le mezze frasi, o con i tentativi di rendere il discorso più stringato. Dovrei imparare a spiegare di più. Forse mi fido troppo della capacità interpretativa dei lettori. E questo non è un punto a mio favore perché un testo per essere veramente bello deve essere anche di facile lettura e alla portata di tutti. grazie per il suggerimento.
Per quanto riguarda il copia incolla, che mi chiedeva, significa che Sansonetti prima ha licenziato Lucio Musolino, o è stato protagonista insieme agli editori del suo licenziamento - e poi ha partecipato in diverse trasmissioni televisive sfoggiando assiomi e concetti sulla libertà nel giornalismo e sulla sua esperienza calabra. E quindi, a dispetto di questa "prima donna", i lettori si erano fatti un'idea più precisa su quale fosse realmente libero tra i giornali calabresi, e cioè proprio il Quotidiano che già aveva ricevuto dei proiettili per Ferdinando Piccolo e altri, e non pensando minimamente di mandarli a casa. Poi l' "uscita" del suo direttore Cosenza con "la scenata", riferito ad Angela Napoli.... Da qui l'imbarazzo dei fruitori dell'informazione nella nostra regione.
Spero di essere stato sufficientemente esaustivo.
grazie ancora
cordialità
eg

Anonimo ha detto...

grazie emilio per aver risposto in modo così esaustivo al mio post, la mia non voleva essere in nessun modo una critica distruttiva, anzi!
m.