Le manette. Alla
fine sono arrivate. Puntuali. E dire che Loris
Zerbin, direttore tecnico della Enertech,
la società che ha avuto in gestione la discarica di Alli fino al sequestro, eseguito
dai carabinieri del Noe di Catanzaro lo scorso 14 ottobre, lo aveva paventato. Parlando
con Antonio Garrubba, suo
dipendente, e disquisendo con lui sulla bontà o meno di smaltire illegalmente
il percolato il 16 aprile 2011 ad un certo punto sbotta: “Sai a me cosa mi fanno se mi trovano il percolato che va fuori? Mi
portano via con i braccialetti! No? E ci lascio pure la famiglia a casa”. Poi
il percolato è fuoriuscito. E pure i braccialetti sono arrivati. Per lui e Stefano Gavioli, amministratore della
società. Mentre Giovanni Faggiano, Enrico Prandin e l’avvocato, Giancarlo Tonetto, sono finiti agli
arresti domiciliari. Per il Garrubba e Paolo
Bellanio, il gip, Abigail Mellace,
invece, ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Infine
interdizione dai pubblici uffici per il commissario per l’emergenza ambientale,
Graziano Melandri, e i tecnici, Domenico Richichi e Simone
Lo Piccolo. Indagato anche l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pagliano.
Se sono arcinote
le performance della ditta Gavioli &
Faggiano, in danno all’Erario in tutta la penisola italiana, trasformando i
rifiuti in oro grazie alla loro spiccata propensione ad eludere le tasse, dal Veneto
alla Sardegna, dalla Campania all’Emilia Romagna, dalla Puglia fino alla
Calabria, meno noto è il curriculum del loro avvocato, Tonetto. Mai la massima
greca del filosofo Empedocle: il simile conosce il simile, fu più
azzeccata.
Siamo negli
anni ’90, a Milano. L’allora capo della Squadra mobile, Arnaldo La Barbera, conosceva un sacco di legali, bravi e meno
bravi, grazie anche al ruolo che ricopriva. Tuttavia, quando ha bisogno che
qualcuno si occupi di curare alcune pratiche della compagna, Marina Busetto, si rivolge proprio a
lui. Accetta volentieri. Fare cortese e apparente disponibilità a risollevare le
sorti della cliente, si accattiva le simpatie della coppia. Poi, la sorpresa. L’amara
sorpresa. Trasferisce alcune società venete a Catania. E gliele intesta a sua
insaputa. Non solo, ma falsifica pure la firma nell’atto di accettare il
patteggiamento per la sopraggiunta bancarotta. Appena lo scopre presenta un
esposto in Procura. Ne nasce un procedimento penale contro il promettente
avvocato venuto dalla Laguna, istruito dall’allora pm, Antonino Fanara, ora membro della Direzione distrettuale Antimafia
di Catania. In quell'occasione viene sentito anche il superconsulente, Gioacchino Genchi, come persona informata sui fatti.
Visto che in
Sicilia non era più ben visto ritorna nel Nord d’Italia e si allea con i suoi
corregionali. Per sempre. Da Venezia alla conquista della monnezza nel resto
del paese. Nell’affaire sempre verde dei rifiuti che, come dicono da quelle
parti, non puzzano. Di oggi la notizia dei braccialetti. Se fosse ancora vivo il
superpoliziotto forse strapperebbe un sorriso di compiacimento. Forse sì.
6 commenti:
quando si dice che tutti i nodi vengono al pettine.
"La carriera" dell'avvocato Tonetto gli ha permesso di concedersi lussi riservati a pochi. si è rivelato un delinquente di penna, ma dai gusti raffinati:sembra che nella sua sontuosa villa siano stati ritrovati quadri di de chirico. Ma saranno originali?
sarebbe interessante sapere come è finito il processo di catania, come mai il fine conoscitore della vicenda giudiziaria sorvola proprio sull'esito..?
che vergogna
Sono stato compagno di scuola di uno dei figli dell'avvocato, ed ho avuto il "piacere" di entrare spesso in contatto con l'altro figlio. Posso solo sperare che la spocchia di questi giovani parvenus, che hanno sbattuto in faccia la loro immeritata opulenza a coetanei indigenti ma onesti, si ridimensioni e faccia decisamente comprndere tanto a loro quanto al loro sventurato padre che esiste una Prònoia, e che così facendo si inficiano non solo le istituzioni (che, ladre, non ci autorizzano ad essere ancor più ladri) ma anche quei poveri meridionali diuturnamente vituperati e vilipesi. Primum: honeste vivere. Secundum: alterum non ledere
Ottima citazione. La frase: "honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere" è infatti incisa sulla facciata del palazzo di giustizia della nostra bella Milano, una vera vox Ironiae nel caso del nostro caro avvocato. Forse è un pò eccessivo attaccare i figli. Dal canto mio ho sempre chiesto a mio papà se qualche volta aveva infranto la legge. Lui mi ha sempre risposto di no... ma nel malaugurato caso in cui m'avesse mentito almeno avrei la coscienza a posto.
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