25 marzo 2012

SoRiCal Bagalà Spa

Caricatura a cura del blogger* 
(* Sergio Abramo non è indagato nell'inchiesta Ceralacca della Procura di Reggio Calabria. Non lo è.)

Il 4 aprile di un anno fa un padre e un figlio discutono di morale e di come gli uomini a volte cambiano. Il figlio dice parlando di una terza persona: “Si è guastato da un anno a questa parte ...proprio di brutto brutto ...”. Il padre annuisce: “Però proprio brutto brutto ora è cambiato”. Di rimando il suo pargolo sottolinea l’arco temporale: “Da un anno a questa parte”. Infine, il genitore chiosa:  “I soldi”.
Sono Giuseppe e Francesco Bagalà, imprenditori di Reggio Calabria. La terza persona è Mario Torresani, responsabile dell’ufficio gare e appalti della So.Ri.Cal. (società di risorse idriche calabresi), che si sarebbe “guastato” dopo aver intascato una mazzetta di 28 mila euro da spartire insieme ai colleghi. L’operazione, “Ceralacca” - che prende il nome dalla materiale manomissione delle buste contenenti le gare d’appalto - condotta dalla Guardia di Finanza, su disposizione del gip, Cinzia Barillà, ha portato all’arresto anche di Antonio Scaramuzzino e Domenico Lamonica, rispettivamente direttore amministrativo e segretario dell’ufficio gare della società che gestisce l’approvvigionamento idrico in Calabria. Di altri due Bagalà, Carmelo, classe 1959, e Giuseppe, classe 1988. E altri due impiegati pubblici: Antonio Clarisi Stresa e Luigi d’Amico, dell’Ufficio Suap (sportello unico attività produttive) della Provincia di Reggio Calabria. Un’inchiesta della quale ben dice Roberto Gallullo: “In Calabria 10 minuti e un secondo di telefonata intercettata valgono più di una lezione di politica economica”. La politica economia ai tempi dei Bagalà consta di denaro, pranzi, cene e capretti. In alternativa i propedeutici avvertimenti: come le macchine incendiate allo stesso Lamonica e a Stefano Pizzarello. Il secondo, anche lui impiegato dell’ufficio gare e appalti SoRiCal, che non si è piegato al baratto offerto dai Bagalà. In un’intercettazione continua la discussione sulla morale degli uomini. E di come questi si adattino a seconda degli eventi. Il padre chiede al figlio: “Come li vedi tu, a questi merda? Ha fatto effetto su Pizzarello ha fatto effetto e pure su lui (Lamonica "ndr) ha fatto effetto, no Francesco?” Il figlio approva quanto asserito dal padre: “Si... su Pizzarello ha fatto effetto assai”. Pizzarello colpito dal fuoco nemico, ma anche dai suoi amici e colleghi sul terreno più intimo, della sua via privata. Dai suoi superiori. Lo Scaramuzzino e il “presidente”. Sergio Abramo, in persona.
Ed è sempre un paragrafo del Vangelo dei Bagalà ad illuminarci. Sono nella stanza del direttore amministrativo della So.Ri.Cal, Pizzarello bussa. Entra e vede Bagalà e Scaramuzzino. Chiede scusa. “Non sapevo che... eravate ...", si giustifica. Ne nasce un colloquio. Il resoconto è di Giuseppe: “Ha detto Scaramuzzino. (… omissis del blogger). Aveva immiserabilito anche a lui. Poi l'hanno tenuto sotto scopa per questo fatto dei giornali, (… omissis db) e si sono interessati un poco a livello alto, no? Per mettere a tacere i giornali, le cose. Gli ho detto io: "Ma se usciva nei giornali, Antonio, che cazzo di figura faceva la So.Ri.Cal!” Dice: “Devastante”. Devastante che poi in ogni comune ricamavano, facevano…”. E il presidente, l’attuale candidato a sindaco di Catanzaro. Riferendo le rassicurazioni di Mario Torresani dice: “Mi ha visto ieri Abramo e mi ha detto: «Mario, se viene quello la a romperti i coglioni me lo dici a me». Abramo, il presidente”. Ne esce uno spaccato sulla pubblica amministrazione calabrese “marcia fino al midollo” e “messa sotto scacco” dai Bagalà, commenta il gip.
Uno Scaramuzzino “asservito” ai Bagalà. Che gli chiede addirittura il “benestare” per “ricomporre la manutenzione”. E un Abramo “che si vorrebbe comprare la So.Ri.Cal”. “Che è disposto”. La politica economica della cricca vale più di un tomo di Keynes. Prosegue la lezione: “Però Antonio la cosa giusta là dice che ci vogliono gli investitori perché questi qua non sono niente”. “Si, noi gli abbiamo detto che uno siamo noi”. “Aerei, cose...Abramo é disposto pure”. “Abramo? eh. Se l'amministratore delegato sei tu, va tutto bene e poi a noi ci fai direttori e ci vediamo l'organizzazione, la cosa e gli diciamo…”. “Capo del personale ci deve fare”. Tombola.
Un progetto caduto miseramente ancora prima di nascere. E’ lo stesso Abramo che lo esclude.  “Intendo affermare con fermezza che non sono mai stato interessato ad acquisire quote della Sorical con chicchessia, non solo perché in qualità di presidente non avrei potuto farlo, ma anche perché non è un settore che ha mai fatto parte della mia attività imprenditoriale, né del mio gruppo”. Già, il suo gruppo attualmente è impegnato a scalare Palazzo de Nobili.

2 commenti:

Cirano ha detto...

Abramo-Scopelliti...Reggio e Catanzaro..unite nel malaffare.

Anonimo ha detto...

Gli abbiamo anche lasciato la squadra del Catanzaro senza battere ciglio: se non sbaglio ora il presidente dell' U.S. Catanzaro è un reggino, con tutto il rispetto del caso, ma era il caso? O è anche questa bassa ma proprio bassa compagna eletorale? E della gente che soffre...? Tanto i giallorossi sono primi!...