Dimitrov Baltov Zdravko
Dimitrov Baltov Zdravko è morto
per un volvolo ileale, una sorta di occlusione intestinale. Giulio di Mizio,
il medico legale incaricato dalla Procura, deposita l’autopsia. Nessuna responsabilità
penale in capo ai 24 medici e paramedici che lo hanno assistito. E il pm, Alberto
Cianfarini, chiede l’archiviazione.
Chiuso il caso, quindi, del ragazzino di 13 anni di origine bulgara, morto all’ospedale Pugliese Ciaccio all’alba del 16 ottobre 2010, al secondo ricovero nell’arco di 24 ore. Si apre, invece, uno spiraglio “in sede civile”. Dove “si potrà trovare una serie di risposte sulla questione meramente di organizzazione sanitaria e di tipo gestionale in merito alla verifica della legittimazione della dimissione del minore nelle condizioni in cui è avvenuta”. La relazione del ctu, consulente tecnico d’ufficio, si fregia del parere del direttore dell’Unità operativa di Chirurgia pediatrica dell’Azienda ospedaliera Santobono di Napoli. Nessuna responsabilità penale, allora. Ma solo civile “argomentando con differente criteriologia basata sulla perdita di possibilità di sopravvivenza”, spiega.
Ed è proprio la questione delle dimissioni dal nosocomio il 14 ottobre alle ore 18 e 59 a tenere banco nella relazione autoptica. Dimissioni seguite da un ritorno, il giorno dopo. Codice rosso, questa volta, intervento chirurgico d’urgenza. E decesso alle ore 6 e 40 di sabato 16.
Chiuso il caso, quindi, del ragazzino di 13 anni di origine bulgara, morto all’ospedale Pugliese Ciaccio all’alba del 16 ottobre 2010, al secondo ricovero nell’arco di 24 ore. Si apre, invece, uno spiraglio “in sede civile”. Dove “si potrà trovare una serie di risposte sulla questione meramente di organizzazione sanitaria e di tipo gestionale in merito alla verifica della legittimazione della dimissione del minore nelle condizioni in cui è avvenuta”. La relazione del ctu, consulente tecnico d’ufficio, si fregia del parere del direttore dell’Unità operativa di Chirurgia pediatrica dell’Azienda ospedaliera Santobono di Napoli. Nessuna responsabilità penale, allora. Ma solo civile “argomentando con differente criteriologia basata sulla perdita di possibilità di sopravvivenza”, spiega.
Ed è proprio la questione delle dimissioni dal nosocomio il 14 ottobre alle ore 18 e 59 a tenere banco nella relazione autoptica. Dimissioni seguite da un ritorno, il giorno dopo. Codice rosso, questa volta, intervento chirurgico d’urgenza. E decesso alle ore 6 e 40 di sabato 16.
Secondo di Mizio il
monitoraggio dei medici, specialisti pediatri e chirurghi pediatri, è stato “adeguato”.
“La dimissione del minore – commenta - così come concepita e formalizzata,
presentava tutti i requisiti di adeguatezza e avrebbe consentito di intervenire
per variare il corso degli eventi con criterio di probabilità, ma non di certezza
tecnica, soprattutto avuto riguardo del dato incontrovertibile che il minore,
al suo rientro a casa all’incirca alle ore 20.00, presentava nuovamente la
sintomatologia acuta, ma non fu accompagnato in ospedale”. In altre parole, i
medici lo avevano dimesso con l’invito a ritornare se avesse avvertito ancora
dolori. I familiari, però, non ce l’hanno riportato la sera stessa, ma il
giorno dopo. La scienza e coscienza dei medici legali della Procura di
Catanzaro si ferma qui. Anzi, va oltre.
Il ragazzino all’età di
due anni aveva ingerito soda caustica. E aveva un’esofago-gastroplastica. Ce l’aveva
da ben undici anni. Il 14 ottobre, giorno del primo ricovero, questo fatto lo
sapevano. Ma forse no. “Non era chiara”, annota di Mizio. I medici osservano le
cicatrici. Le vedono e passano oltre. Per il chirurgo pediatra non bisogna
intervenire. Aprire per vedere cosa c’era che non andava. Lo dimettono. Eppure,
il pediatra aveva constatato “un dolore addominale a fianco e fossa iliaca sin”.
Particolare sfuggito al chirurgo. Forse. Il medico di parte, Maurizio
Caglioti, parla di condotta “negligente, imprudente e del tutto contraria
ai comuni protocolli. Una condotta colposa omissiva tenuto conto del fatto che,
dal momento in cui si sarebbe potuto identificare l’infarto intestinale e la perforazione
dello stesso, si sarebbe potuto adottare un trattamento chirurgico idoneo ed
adeguato per fronteggiare le complicanze che poi, di fatto, si sono realizzate”.
Altro particolare. Il diario
clinico. L’assistenza sanitaria nelle ultime ore di vita di Baltov nel reparto
di rianimazione. Chi l’ha vista?
Quando la sera del 15
viene portato sotto i ferri gli asportano una parte dell’intestino ormai in
necrosi. Alle 23 e 15 gli infondono quattro unità di plasma fresco. Lo sedano. Controlli
continui fino alle 00.45. Poi un buco. Fino alle 03.00. Pressione arteriosa, frequenza cardiaca e temperatura. Altro buco
fino alle 06.00. Dopo mezz’ora si complica tutto. Improvvisa bradicardia. Adrenalina.
Alle 06.40 arresto cardiaco. La rianimazione non va. Muore. La tabella che
indica l’orario nel diario rimane vuota. Non ha più importanza.
7 commenti:
che tristezza... possibile che i medici hanno sottovalutato il fatto che il piccolo baltov avesse un'esafago-gastroplastica? se l'avessero trattenuto al primo ricovero forse... si sarebbe salvato.
mi sarei meravigliato molto se avessere dato la colpa ai medici, questa cricca di politici/massoni che la fa franca sempre
La gente muore ed i medici non pagano mai.
La sanità calabrese è in mano ad incompetenti e delinquenti senza scrupoli.
incompetenza e insicurezza corrono di pari passo negli ospedali della Calabria , intanto i morti aumentano.
io vorrei sapere se fosse morto un figlio di un magistrato cosa sarebbe accaduto , avrebbero chiuso il caso come hanno fatto adesso ?
il magistrato non avrebbe ricoverato suo figlio al pugliese di catanzaro ma nella clinica privata di qualche suo amico massone
leggo oggi il pezzo sul piccolo Baltov sulla gazzetta del sud... riporta esattamente le stesse notizie pubblicate sull'url! mi sorge spontanea una domanda: né lei dr Grimaldi, né la gazzetta del sud riportate la data di deposito dell'autopsia. E' un caso? oppure è top secret?
Ho letto e riletto molte volte gli articoli che riguardano il piccolo Baltov. Parlo ora con tutta la pietas possibile, verso il ragazzo e la famiglia: la malattia a volte, anzi spesso, ha un decorso imprevedibile. Non so se è così per la triste vicenda del Baltov. E’ indiscutibile che il ragazzo meritava forse un’attenzione particolare, in virtù della sua storia clinica pregressa. Tuttavia la medicina non è una scienza perfetta, ma per sua natura approssimativa come tutte le scienze. Tende, forse, alla perfezione….Per il piccolo Baltov si poteva e doveva fare di più? Ma un mal di pancia può essere un “banale” mal di pancia e può anche mascherare una patologia più grave. Il medico deve essere sicuramente un bravo medico, ma anche essere fortunato. Gli ospedali o meglio le aziende ospedaliere (con tutto ciò che questo comporta) impongono il giusto “ricovero”, quello che produce per l’azienda un profitto. Ricoverare tutti i bambini che accusano mal di pancia ti permetterebbe forse di salvare un Baltov, ma a discapito anche del posto che potrebbe servire per altri malati. Il mio commento sarà impopolare, lo so già. Ma vorrei almeno fossi riuscita ad esprimere il mio pensiero. La morte non è necessariamente una complicanza, ma una possibilità.
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