6 gennaio 2012

Il riscatto di Giovanni Parrotta

La copertina del libro di Giovanni Parrotta

Tra il titolo e la dedica c’è un abisso. “Meglio morto che precario” e “Dedicato a chi si è svegliato e a chi è morto nell’attesa che altri si svegliassero”. Una voragine. Uno che si suicida è disperato e rassegnato e non pensa che nel risveglio si possa anche solo nascondere la speranza. Allo stesso modo chi si augura che qualcuno si svegli, o muore sognando che lo facciano gli altri, non si mette una corda al collo per farla finita. C’è una linea di demarcazione che separa la scrittura dalla vita. Chi scrive sa che le parole hanno un peso. Un fardello nobile da saper leggere. Chi vive, invece, non ha il tempo di scrivere. Non solo, ma spesso chi dice non fa. E a volte chi dice poi vive. Una consapevolezza sottile e responsabile di cui l’autore è cosciente. Giovanni Parrotta, 23 anni. Di Sellia Marina.
Il racconto è un ricordo della sua vita. Un ri-accordo (come direbbe l’esistenzialismo di Martin Heidegger) con una nota dominate. La morte come rimedio alla vacuità della vita quando “non è degna di essere vissuta”. La riaccorda così tanto da allungarla di qualche anno (il protagonista è Michele, un giovane di 29). La ripercorre con la coscienza del dopo. E non c’è solo l’esperienza realmente vissuta, c’è anche qualcosa d’altro. La sua coscienza. Ed è fuori dubbio che anche le cose narrate siano state all’uopo reinventate, riscritte. Un quadro raffigurante la realtà, ma con i colori propri dell’artista.
Giovanni parte dall’adolescenza. Dalla scuola media. Dai rapporti con i compagni, gli insegnanti, la bidella, il preside. Ma parte soprattutto da un flash: il riscatto sociale visto come un sogno. Il riscatto da una condizione di povertà diffusa ai giorni nostri. Come quella della sua famiglia. La letteratura diventa per lui una valvola di sfogo. Forse il vero riscatto. Tuttavia, non lo confessa mai. Anzi, si prodiga per vivere e divertirsi. Per vivere. Vivere e parallelamente dedicare del tempo al suo io, per essere pienamente consapevole di quello che fa. Quando ritorna a casa con un’auto appena comprata il padre lo vede e gira “i tacchi”. Lui ci rimane male e mette “lo stereo a palla per sbollire”. Quando infila nella pipa i soldi “sporchi”, guadagnati con la vendita della “roba”, si libera “di un peso insopportabile”. Lo aveva fatto per mantenersi all’Università. Una motivazione in un certo senso lodevole. Lo aveva fatto, eppure, la sua coscienza di persona pura e onesta non lo accetta più. Solo dopo che si fanno le cose ci si può rendere conto completamente del loro valore. Giovanni è il primo a saperlo. Lo fa e poi brucia. Preferisce distruggere anziché macchiarsi ancora l’anima.
L’esperienza di studio finisce ancora prima di iniziare. Il lavoro è l’ultima speranza. Di vita. Lo dice anche il primo articolo della Costituzione, ricorda. Lo cerca e lo trova. La disillusione dinnanzi alla precarietà è un sogno infranto. Più volte. Il rapporto con il padre, severo e nello stesso tempo amorevole, è anche il rapporto con il proprio io più intimo. Gli chiede scusa quando cade da un ponteggio lavorando in nero presso una ditta edile di quelle “del vedo non vedo, che con una mazzetta chiudi un occhio e con una mazzetta e un revolver li chiudi tutti e due”. Ha un rimorso il genitore.
Dal lavoro nero passa al lavoro grigio delle nuove società di servizi. Del call center. Delle assunzioni immediate e dei licenziamenti altrettanto veloci. Si cruccia perché non può cambiare le gomme dell’auto. L’immagine è catartica. Dentro di sé vive un inferno. Prima del gesto finale si ritaglia un momento per preparare una tazza di caffè e scrive: “Scusa mamma se ti farò soffrire, ma meglio morto che precario”. Esita. Sorride. E salta.
Michele muore. Ma Giovanni si riscatta. Dedicato a chi si è svegliato e a chi è morto nell’attesa che altri si svegliassero.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Emilio, il tuo blog è diventato lentissimo; per aprire la pagina ci si impiega un casino, a volte non si apre proprio. Ho l'adsl ma penso proprio che dipenda dalla pesantezza della pagina. Diventa fastidioso aspettare e quindi molti preferiscono chiudere.

d.d. ha detto...

io ne ho comprato tre di libri , d'altronde io sono uno dei due amici presenti alla premiazione , l'altro era il giornalista Emilio Grimaldi , sia io che Emilio avevamo scommesso che sarebbe arrivato fra i primi ., di solito perdiamo sempre le scommesse , ma questa volta il nostro "cavallo " è stato vincente. Sellia Marina ha dei bravi ragazzi , che meritano di trovare lavoro nel territorio.
con affetto e stima d.d

Giovanni Parrotta ha detto...

quando e se leggerete il libro.. cercate di coglierele sfumature
e il perchè ho scritto questo libro
.. non siate miopi

Anonimo ha detto...

Secondo me è un problema di connessione!io visualizzo molto velocemente!

francesco di lieto ha detto...

indica prezzo e modalità di pagamento...eliminiamo la "filiera", così paghiamo direttamente l'autore che ringrazierà con un piccolo sconto e/o con dedica personalizzata

antonio ha detto...

si dice in giro che il primo cittadino ne abbia ordinate 1000
( mille copie ) i primi a beneficiare di questo dono , sono l'attuale amministrazione , i dipendenti comunali tutti.
poi saranno distribuiti nei vari rioni , per eventuali richieste si chiede di presentarsi in comune all'ufficio del sindaco.

Anonimo ha detto...

Pare che il primo cittadino le mille copie non le abbia ordinate ma le abbia fotocopiate, perchè come dicono sempre i nostri amministratori "il Comune non ha soldi".
Salvo che per pagare premi di produttività ai dirigenti...

Giovanni Parrotta ha detto...

grazie D. per la stima e l'affetto
dott. Di Lieto mi dispiace deluderla .. ma non posso venderlo io in quanto non potendo rilasciare scontrino o fattura andrei contro la legge danneggiando i librai
per sapere dove acquistarlo può andare qui http://giovanniparrotta.blogspot.com/2011/12/meglio-morto-che-precario-ecco-dove.html
infine ad antonio... le copie per la prima stampa da contratto sono 800.. dubito che il sindaco ne abbia ordinata qualcuna ... il perchè si sa

francesco di lieto ha detto...

Nessuna delusione. Tuttavia tengo a precisare che la vendita diretta da parte dell’autore è espressamente prevista e disciplinata nel nostro ordinamento, di conseguenza non andrebbe affatto contro la legge.
Attraverso il commento speravo, solamente, che applicando un minimo sconto (sarà una mia deformazione) ovvero con l’apposizione di una dedica personalizzata (magari in apposito incontro pubblico), le ottocento copie vadano presto esaurite.

Giovanni Parrotta ha detto...

in linea di massima potrei anche essere d'accordo con lei..e sarò lieto qualora lo vorrà di farle una dedica personalizzata.
per quanto riguarda la vendita... non credo che venderò mai il mio libro in prima persona ..il guadagno è prossimo allo zero... come non credo che farò presentazioni o eventi pubblici
è una mia scelta personale.
spero che le parole scritte nel libro possano innescare un buon passaparola e che vengano apprezzate

lo so ... non mi so vendere..
ma a me interessa scrivere cose interessanti ed essere pubblicato

domenico ha detto...

caro Giovanni quello che dice Francesco in parte è vero, di solito quando si fa la presentazione del libro nelle librerie è presente l'autore del libro , il cliente acquista il libro ( senza sconto )l'autore fa le dediche e parla con la gente.
potresti organizzare qualcosa in Comune , credo che il sindaco non ti farà nessuno ostacolo , poi da quello che leggo ne ha già ordinate mille di copie cosa vuoi di più
( un "Lucano" in terra Calabrese , se mai un amaro del Capo o Silano )
auguri per il libro. d.d

Anonimo ha detto...

parrotta, puoi venderlo in libreria e privatamente. In libreria il giorno della presentazione mentre privatamente quante copie ti sei fatto dare (dipende dall'acordo che hai fatto).
La presentazione andafva fatta anzi va fatta perchè devi spiegare cosa rappresenta questo libro per te e cosa vuoi dire, il perchè hai voluto scriverlo, etc. Poi dovresti rispondere alle curiosità di chi è venuto a vedere la presentazione e il libro. Per il resto in bocca al lupo.

Anonimo ha detto...

le recensioni al libro
da: http://giovanniparrotta.blogspot.com/p/recensioni-libro.html

Il riscatto di Giovanni Parrotta di Emilio Grimaldi

"Meglio morto che precario": storia di una ribellione di Giulia Zanfino

Meglio morto che precario di Bruna Larosa

maria concetta ha detto...

per Giovanni, neanche uno scrittore di fama faceva meglio di te.
hai avuto tre recensioni al libro.
tre recensioni di un certo calibro, per non sbagliare faccio copia e incolla ;
le recensioni al libro
da: http://giovanniparrotta.blogspot.com/p/recensioni-libro.html

Il riscatto di Giovanni Parrotta di Emilio Grimaldi

"Meglio morto che precario": storia di una ribellione di Giulia Zanfino

Meglio morto che precario di Bruna Larosa
( Emilio, Giulia , Bruna ) mi dicono che sono rimaste ancora pochissime copie.
complimenti

Giovanni Parrotta ha detto...

nei prossimi giorni e nelle prossime settimane altre recensioni e forse qualche intervista.. FORSE...
ipotesi remota

apparir mi piace assai poco