La copertina del libro di Giovanni Parrotta
Tra il titolo e la dedica c’è un abisso. “Meglio morto che
precario” e “Dedicato a chi si è svegliato e a chi è morto nell’attesa che
altri si svegliassero”. Una voragine. Uno che si suicida è disperato e rassegnato
e non pensa che nel risveglio si possa anche solo nascondere la speranza. Allo stesso
modo chi si augura che qualcuno si svegli, o muore sognando che lo facciano gli
altri, non si mette una corda al collo per farla finita. C’è una linea di
demarcazione che separa la scrittura dalla vita. Chi scrive sa che le parole hanno
un peso. Un fardello nobile da saper leggere. Chi vive, invece, non ha il
tempo di scrivere. Non solo, ma spesso chi dice non fa. E a volte chi dice poi
vive. Una consapevolezza sottile e responsabile di cui l’autore è cosciente. Giovanni
Parrotta, 23 anni. Di Sellia Marina.
Il racconto è un ricordo della sua vita. Un ri-accordo (come direbbe l’esistenzialismo di Martin Heidegger) con una nota dominate. La morte come rimedio alla vacuità della vita quando “non è degna di essere vissuta”. La riaccorda così tanto da allungarla di qualche anno (il protagonista è Michele, un giovane di 29). La ripercorre con la coscienza del dopo. E non c’è solo l’esperienza realmente vissuta, c’è anche qualcosa d’altro. La sua coscienza. Ed è fuori dubbio che anche le cose narrate siano state all’uopo reinventate, riscritte. Un quadro raffigurante la realtà, ma con i colori propri dell’artista.
Il racconto è un ricordo della sua vita. Un ri-accordo (come direbbe l’esistenzialismo di Martin Heidegger) con una nota dominate. La morte come rimedio alla vacuità della vita quando “non è degna di essere vissuta”. La riaccorda così tanto da allungarla di qualche anno (il protagonista è Michele, un giovane di 29). La ripercorre con la coscienza del dopo. E non c’è solo l’esperienza realmente vissuta, c’è anche qualcosa d’altro. La sua coscienza. Ed è fuori dubbio che anche le cose narrate siano state all’uopo reinventate, riscritte. Un quadro raffigurante la realtà, ma con i colori propri dell’artista.
Giovanni parte dall’adolescenza. Dalla scuola media. Dai rapporti
con i compagni, gli insegnanti, la bidella, il preside. Ma parte soprattutto da
un flash: il riscatto sociale visto come un sogno. Il riscatto da una
condizione di povertà diffusa ai giorni nostri. Come quella della sua famiglia. La letteratura
diventa per lui una valvola di sfogo. Forse il vero riscatto. Tuttavia, non lo
confessa mai. Anzi, si prodiga per vivere e divertirsi. Per vivere. Vivere e parallelamente
dedicare del tempo al suo io, per essere pienamente consapevole di quello che fa.
Quando ritorna a casa con un’auto appena comprata il padre lo vede e gira “i
tacchi”. Lui ci rimane male e mette “lo stereo a palla per sbollire”. Quando infila
nella pipa i soldi “sporchi”, guadagnati con la vendita della “roba”, si libera
“di un peso insopportabile”. Lo aveva fatto per mantenersi all’Università. Una motivazione
in un certo senso lodevole. Lo aveva fatto, eppure, la sua coscienza di persona
pura e onesta non lo accetta più. Solo dopo che si fanno le cose ci si può
rendere conto completamente del loro valore. Giovanni è il primo a saperlo. Lo fa
e poi brucia. Preferisce distruggere anziché macchiarsi ancora l’anima.
L’esperienza di studio finisce ancora prima di
iniziare. Il lavoro è l’ultima speranza. Di vita. Lo dice anche il primo
articolo della Costituzione, ricorda. Lo cerca e lo trova. La disillusione dinnanzi
alla precarietà è un sogno infranto. Più volte. Il rapporto con il padre,
severo e nello stesso tempo amorevole, è anche il rapporto con il proprio io
più intimo. Gli chiede scusa quando cade da un ponteggio lavorando in nero
presso una ditta edile di quelle “del vedo non vedo, che con una mazzetta
chiudi un occhio e con una mazzetta e un revolver li chiudi tutti e due”. Ha un
rimorso il genitore.
Dal lavoro nero passa al lavoro grigio delle nuove società di servizi. Del call center. Delle
assunzioni immediate e dei licenziamenti altrettanto veloci. Si cruccia perché non
può cambiare le gomme dell’auto. L’immagine è catartica. Dentro di sé vive un
inferno. Prima del gesto finale si ritaglia un momento per preparare una tazza
di caffè e scrive: “Scusa mamma se ti farò soffrire, ma meglio morto che
precario”. Esita. Sorride. E salta.
Michele muore. Ma Giovanni si riscatta. Dedicato a chi si è
svegliato e a chi è morto nell’attesa che altri si svegliassero.
15 commenti:
Emilio, il tuo blog è diventato lentissimo; per aprire la pagina ci si impiega un casino, a volte non si apre proprio. Ho l'adsl ma penso proprio che dipenda dalla pesantezza della pagina. Diventa fastidioso aspettare e quindi molti preferiscono chiudere.
io ne ho comprato tre di libri , d'altronde io sono uno dei due amici presenti alla premiazione , l'altro era il giornalista Emilio Grimaldi , sia io che Emilio avevamo scommesso che sarebbe arrivato fra i primi ., di solito perdiamo sempre le scommesse , ma questa volta il nostro "cavallo " è stato vincente. Sellia Marina ha dei bravi ragazzi , che meritano di trovare lavoro nel territorio.
con affetto e stima d.d
quando e se leggerete il libro.. cercate di coglierele sfumature
e il perchè ho scritto questo libro
.. non siate miopi
Secondo me è un problema di connessione!io visualizzo molto velocemente!
indica prezzo e modalità di pagamento...eliminiamo la "filiera", così paghiamo direttamente l'autore che ringrazierà con un piccolo sconto e/o con dedica personalizzata
si dice in giro che il primo cittadino ne abbia ordinate 1000
( mille copie ) i primi a beneficiare di questo dono , sono l'attuale amministrazione , i dipendenti comunali tutti.
poi saranno distribuiti nei vari rioni , per eventuali richieste si chiede di presentarsi in comune all'ufficio del sindaco.
Pare che il primo cittadino le mille copie non le abbia ordinate ma le abbia fotocopiate, perchè come dicono sempre i nostri amministratori "il Comune non ha soldi".
Salvo che per pagare premi di produttività ai dirigenti...
grazie D. per la stima e l'affetto
dott. Di Lieto mi dispiace deluderla .. ma non posso venderlo io in quanto non potendo rilasciare scontrino o fattura andrei contro la legge danneggiando i librai
per sapere dove acquistarlo può andare qui http://giovanniparrotta.blogspot.com/2011/12/meglio-morto-che-precario-ecco-dove.html
infine ad antonio... le copie per la prima stampa da contratto sono 800.. dubito che il sindaco ne abbia ordinata qualcuna ... il perchè si sa
Nessuna delusione. Tuttavia tengo a precisare che la vendita diretta da parte dell’autore è espressamente prevista e disciplinata nel nostro ordinamento, di conseguenza non andrebbe affatto contro la legge.
Attraverso il commento speravo, solamente, che applicando un minimo sconto (sarà una mia deformazione) ovvero con l’apposizione di una dedica personalizzata (magari in apposito incontro pubblico), le ottocento copie vadano presto esaurite.
in linea di massima potrei anche essere d'accordo con lei..e sarò lieto qualora lo vorrà di farle una dedica personalizzata.
per quanto riguarda la vendita... non credo che venderò mai il mio libro in prima persona ..il guadagno è prossimo allo zero... come non credo che farò presentazioni o eventi pubblici
è una mia scelta personale.
spero che le parole scritte nel libro possano innescare un buon passaparola e che vengano apprezzate
lo so ... non mi so vendere..
ma a me interessa scrivere cose interessanti ed essere pubblicato
caro Giovanni quello che dice Francesco in parte è vero, di solito quando si fa la presentazione del libro nelle librerie è presente l'autore del libro , il cliente acquista il libro ( senza sconto )l'autore fa le dediche e parla con la gente.
potresti organizzare qualcosa in Comune , credo che il sindaco non ti farà nessuno ostacolo , poi da quello che leggo ne ha già ordinate mille di copie cosa vuoi di più
( un "Lucano" in terra Calabrese , se mai un amaro del Capo o Silano )
auguri per il libro. d.d
parrotta, puoi venderlo in libreria e privatamente. In libreria il giorno della presentazione mentre privatamente quante copie ti sei fatto dare (dipende dall'acordo che hai fatto).
La presentazione andafva fatta anzi va fatta perchè devi spiegare cosa rappresenta questo libro per te e cosa vuoi dire, il perchè hai voluto scriverlo, etc. Poi dovresti rispondere alle curiosità di chi è venuto a vedere la presentazione e il libro. Per il resto in bocca al lupo.
le recensioni al libro
da: http://giovanniparrotta.blogspot.com/p/recensioni-libro.html
Il riscatto di Giovanni Parrotta di Emilio Grimaldi
"Meglio morto che precario": storia di una ribellione di Giulia Zanfino
Meglio morto che precario di Bruna Larosa
per Giovanni, neanche uno scrittore di fama faceva meglio di te.
hai avuto tre recensioni al libro.
tre recensioni di un certo calibro, per non sbagliare faccio copia e incolla ;
le recensioni al libro
da: http://giovanniparrotta.blogspot.com/p/recensioni-libro.html
Il riscatto di Giovanni Parrotta di Emilio Grimaldi
"Meglio morto che precario": storia di una ribellione di Giulia Zanfino
Meglio morto che precario di Bruna Larosa
( Emilio, Giulia , Bruna ) mi dicono che sono rimaste ancora pochissime copie.
complimenti
nei prossimi giorni e nelle prossime settimane altre recensioni e forse qualche intervista.. FORSE...
ipotesi remota
apparir mi piace assai poco
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