Nicola Tenuta, sindaco di Acri
Avviso agli acresi. Quando passate da via Aldo Moro,
soprattutto di sera quando è illuminata, ricordatevi che vi tocca pagare la
mazzetta. Se non lo fate, tranquilli, vi arriva comodamente a casa insieme alle bollette. Cinquantuno euro, cadauno. Minori compresi.
A tanto ammonta il lodo arbitrale per un “capriccio” del sindaco Nicola Tenuta. Correva l’anno 2008 quando il Consorzio Stabile Olimpia si aggiudicava l’appalto di ammodernamento degli impianti di illuminazione di via Aldo Moro per un importo pari a 234 mila euro. Nel 2010 al Consorzio furono assegnate altre opere con un incremento dell’importo complessivo che veniva determinato in 311 mila e dispari euro. I lavori furono completati nell’estate del 2013 quando Nicola Tenuta venne rieletto sindaco della città. Da lì a qualche mese il cambiamento di rotta del primo cittadino sulle spese ulteriori, peraltro sempre riconosciute dall'Amministrazione comunale, e le riserve avanzate dalla ditta appaltatrice. A nulla sono valsi i tentativi di conciliazione tra le parti. E venne il lodo composto dagli avvocati Federico Tedeschi (presidente), Pierluigi Piselli (arbitro del Consorzio) e Oreste Morcavallo (arbitro del Comune di Acri). Il Consorzio ha avuto la meglio per quasi tutti i quesiti. Eccetto per le spese di difesa, compensate. E gli onorari degli arbitri (il Collegio arbitrale ha condannato il Comune ad accollarsi i 2/3). Morale della favola: l’Ente guidato dal sindaco, salvo annullamento del provvedimento, dovrà pagare euro 1.009.345,16. A cui vanno aggiunti circa 60 mila euro di spesucce di carte protocollate dai professionisti. Questa cifra, suddivisa per i 21 mila circa di acresi, dà come risultato 51 euro a testa. Compresi i bambini.
Tenuta, stratega in macroeconomia, folgorato sulla via di Aldo Moro.
A tanto ammonta il lodo arbitrale per un “capriccio” del sindaco Nicola Tenuta. Correva l’anno 2008 quando il Consorzio Stabile Olimpia si aggiudicava l’appalto di ammodernamento degli impianti di illuminazione di via Aldo Moro per un importo pari a 234 mila euro. Nel 2010 al Consorzio furono assegnate altre opere con un incremento dell’importo complessivo che veniva determinato in 311 mila e dispari euro. I lavori furono completati nell’estate del 2013 quando Nicola Tenuta venne rieletto sindaco della città. Da lì a qualche mese il cambiamento di rotta del primo cittadino sulle spese ulteriori, peraltro sempre riconosciute dall'Amministrazione comunale, e le riserve avanzate dalla ditta appaltatrice. A nulla sono valsi i tentativi di conciliazione tra le parti. E venne il lodo composto dagli avvocati Federico Tedeschi (presidente), Pierluigi Piselli (arbitro del Consorzio) e Oreste Morcavallo (arbitro del Comune di Acri). Il Consorzio ha avuto la meglio per quasi tutti i quesiti. Eccetto per le spese di difesa, compensate. E gli onorari degli arbitri (il Collegio arbitrale ha condannato il Comune ad accollarsi i 2/3). Morale della favola: l’Ente guidato dal sindaco, salvo annullamento del provvedimento, dovrà pagare euro 1.009.345,16. A cui vanno aggiunti circa 60 mila euro di spesucce di carte protocollate dai professionisti. Questa cifra, suddivisa per i 21 mila circa di acresi, dà come risultato 51 euro a testa. Compresi i bambini.
Tenuta, stratega in macroeconomia, folgorato sulla via di Aldo Moro.
1 commento:
Lì, sul palco di palazzo Falcone il 6 novembre scorso durante la presentazione del film documentario: La penna di Bruzio, non riesce a pronunciare il mio nome. Non ce la fa. “Un film documentario fatto da Giulia Zanfino e Mattia Scaramuzzo”, dice. Ma il mio nome no, proprio non gli riesce. E ora, grazie al mio pezzo sulla mazzetta di via Aldo Moro, ne divento addirittura l’unico autore con arzigogolati tentativi di riepilogo. Il Giornalista senza portafoglio del Comune di Acri, alias Mentadent, impiega tre giorni e tre notti, tra alti e bassi, riunioni con il suo capo e consultazioni enciclopediche, per scrivere e screditare il mio post. Non sono più Emilio Grimaldi, ma addirittura Emilio Padula. Mi dispiace di averlo toccato nel vivo dei suoi interessi e dei suoi sogni, di credere di essere il depositario degli scritti di Vincenzo Padula. Mi piange il cuore vederlo lì, con il microfono in mano, a farfugliare il suo incubo. Salvo poi scoprirlo fino ad offuscare gli altri protagonisti.
Gentile vicesindaco, secondo Lei, dal punto di vista antropologico, è più profondo lo studio sugli asini o il pezzo sui maiali, tra i tanti che ci ha tralasciato Padula? Dato che ha un debole per gli asini (Lei che ha una memoria di ferro, sicuramente saprà a cosa mi riferisco) oso immaginare che invece la diatriba sui porci le calzi piuttosto bene.
“Ci giunge un giusto lamento da Fagnano Castello. Quel municipio composto di galantuomini invece di porre una tassa sui suoi cavalli, ed i suoi cani, ha pensato di metterla sui porci della povera gente. Abbiamo già trattato questo argomento, e mostrammo che nell’attuale condizione del nostro popolo levare i porci dai paesi è lo stesso che ridurre il popolo alla miseria.” (11 giugno 1864)
Qualche giorno dopo:
“Consiglieri che si fanno guerra per due porci e giornalisti che vengono invitati a smentire se dicono che i porci erano quattro e non due, e se biasimano un Municipio di aver deliberato non sul destino della Danimarca, ma su quello dei porci! Povero Bruzio! Se non avesse la facoltà di ridere morrebbe di noia!” (9 luglio 1864).
PS
La prossima volta che vuole scrivere di me e dei miei pezzi, la prego di non mettere in mezzo altre persone. Mi può offendere come meglio le aggrada, ma la prego di non tirare in ballo le persone a me vicine. Loro non sono responsabili delle mie corbellerie. E non vedo perché debbano esserlo dei suoi incubi.
Cordialità
Emilio Grimaldi
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