Andrea Camilleri,
Carlo Verdone e Riccardo Iacona. Cosa, anzi chi, riesce a tenere insieme questi tre
grandi della letteratura, del cinema e del giornalismo italiano? Vincenzo Padula, prete e scrittore di
Acri, vissuto a cavallo dell’Unità d’Italia. Tre grandi, e molti altri, si
alternano in un documentario esclusivo sulla sua vita, “La penna di Bruzio”, che
sarà proiettato in prima assoluta il prossimo 6 novembre alle ore 17 a Palazzo
Falcone San Severino di Acri nell’ambito dell’VIII edizione del Premio Padula.
La sua vita, dunque, quale filo rosso di una storia avventurosa e controversa. Sofferta e romantica. Cristiana e amante dell’infinito. Una storia che rispecchia quella dei tanti intellettuali e combattenti italiani che hanno vissuto quel periodo. Ma è soprattutto la storia di un poeta che non aveva bisogno di prendere a prestito le categorie romantiche di un Byron o di un Goethe per eccellere. Aveva dalla sua una “una musa che pochi hanno, un sentimento profondo della natura ed una rara felicità nel ritrarla” per dirla con Francesco De Sanctis, e le persone (aggiungiamo noi).
La sua vita, dunque, quale filo rosso di una storia avventurosa e controversa. Sofferta e romantica. Cristiana e amante dell’infinito. Una storia che rispecchia quella dei tanti intellettuali e combattenti italiani che hanno vissuto quel periodo. Ma è soprattutto la storia di un poeta che non aveva bisogno di prendere a prestito le categorie romantiche di un Byron o di un Goethe per eccellere. Aveva dalla sua una “una musa che pochi hanno, un sentimento profondo della natura ed una rara felicità nel ritrarla” per dirla con Francesco De Sanctis, e le persone (aggiungiamo noi).
Uno spirito raffinato che scava e scova le origini del
brigantaggio e l’archetipo della questione meridionale in un’Italia ancora alle
origini della sua storia nazionale. Che tira fuori le ragioni di un popolo per
il diritto alla terra, “il diritto dei diritti, quello che dà pane e libertà”,
rivela un frame del docufilm. Una questione mai risolta. Che ancora oggi trova
terreno fertile a causa di una vittoria nazionale mutilata. Che ha mutilato
sogni e speranze di un popolo ridotto alla sudditanza dai soliti nobili e
“gentiluomini”. Ne viene fuori un Padula attualissimo. Che ancora oggi riesce a
graffiare con la sua penna pastoie sociali e comportamenti succubi delle lobby di
turno. Pagine speculari un’antropologia dell’uomo di Calabria e dell’uomo
universale che sembrano scritte per i tempi di oggi. Nulla sembra cambiato da
allora.
“Il Bruzio” è il nome
del giornale che fondò nel 1864 e che è stato riconosciuto nei decenni a venire
quale manifesto insuperabile della questione meridionale. Bruzio, nome
mitologico di una terra. Ma è anche nome di una persona. Dello stesso Padula.
Un progetto ambizioso e indipendente, realizzato da un gruppo di
ragazzi. Non solo di Acri. Da un’idea di Mattia
Scaramuzzo (anche interprete di Padula giovane); Giulia Zanfino, responsabile della regia; Emilio Grimaldi, autore dei testi. E i fratelli Andrea e Matteo Aragona, film maker e montaggio. Si tratta di un lavoro di
squadra che ha toccato con mano le difficoltà di fare cinema in Calabria. Alla
maniera di Padula che per tutta la vita ha lottato per emergere negli ambienti
culturali istituzionali, nonostante la sua immensa erudizione. E alla stessa
maniera vuole rendere omaggio ad una “memoria” vivente con una pellicola impreziosita
da firme e personalità prestigiose del panorama artistico e culturale italiano.
Il film,
infine, è dedicato a Manuel De Sica.
Premiato dalla Fondazione Padula nel 2013, aveva sposato il progetto
promettendo di scriverne la colonna sonora. Purtroppo, come sappiamo, è venuto
a mancare dopo pochi mesi.
Associazione culturale “Stato
delle persone”, liberamente ispirata alla rubrica
che Padula ha curato all’interno del bisettimanale “Il Bruzio”.
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