Non tutti sanno che i cani randagi che stanno molestando la sicurezza dei cittadini di Acri li mantengono in vita i “cinghiali” di Cosenza. Ci perdonino
il francesismo - dopo che Umberto De
Rose qualificò così la Famiglia brutia - il neosottosegretario allo Sviluppo economico,
Antonio Gentile, e il figlio, Andrea - da poco scagionato da ogni
accusa per le consulenze da 1 milione di euro dell’Azienda sanitaria
di Cosenza perché, secondo il dietrofont della Procura, si è trattato di preferenze mosse da “vincoli
di natura professionale e amicale” e non di truffa. Ma è così. L’Asp cosentina non ha tempo per
catturare i cani randagi, quanto meno di quelli di Acri. E il Comune,
disperato per la fiducia tradita, non ha rinnovato la convenzione con il canile
per tenerli buoni e vaccinarli.
Gentile Andrea,
Gentile Andrea,
Lei è avvocato. Lei è un avvocato da un milione di euro. La prego,
spenda due minuti del suo prezioso e frenetico tempo per telefonare ai suoi
colleghi che accalappiano i cani. In fondo, Acri, gli è cara. E
anche a Suo padre lo è. Il sindaco, secondo i rumors di Palazzo Gencarelli, sta per
sposare ufficialmente, dopo averlo fatto in segreto, la peculiare
umanità del sottosegretario in vista della pensione che vuole godersi all'ombra, questa volta, di Palazzo Campanella a Reggio Calabria.
Una
telefonata, quale ricompensa - e rispetto - per i suoi elettori e galoppini di Acri.
La spenda, una telefonata. Qui, sono tutti per Lei. E Suo padre. Qui, i temibili
cinghiali piacciono. Piacciono di meno, invece, i randagi, reietti dal mondo e
dagli uomini di spirito.
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