3 febbraio 2016

Acri, tra cani e cinghiali


Non tutti sanno che i cani randagi che stanno molestando la sicurezza dei cittadini di Acri li mantengono in vita i “cinghiali” di Cosenza. Ci perdonino il francesismo - dopo che Umberto De Rose qualificò così la Famiglia brutia -  il neosottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile, e il figlio, Andrea - da poco scagionato da ogni accusa per le consulenze da 1 milione di euro dell’Azienda sanitaria di Cosenza perché, secondo il dietrofont della Procura, si è trattato di preferenze mosse da “vincoli di natura professionale e amicale” e non di truffa. Ma è così. L’Asp cosentina non ha tempo per catturare i cani randagi, quanto meno di quelli di Acri. E il Comune, disperato per la fiducia tradita, non ha rinnovato la convenzione con il canile per tenerli buoni e vaccinarli.
Gentile Andrea,
Lei è avvocato. Lei è un avvocato da un milione di euro. La prego, spenda due minuti del suo prezioso e frenetico tempo per telefonare ai suoi colleghi che accalappiano i cani. In fondo, Acri, gli è cara. E anche a Suo padre lo è. Il sindaco, secondo i rumors di Palazzo Gencarelli, sta per sposare ufficialmente, dopo averlo fatto in segreto, la peculiare umanità del sottosegretario in vista della pensione che vuole godersi all'ombra, questa volta, di Palazzo Campanella a Reggio Calabria. 
Una telefonata, quale ricompensa - e rispetto - per i suoi elettori e galoppini di Acri. La spenda, una telefonata. Qui, sono tutti per Lei. E Suo padre. Qui, i temibili cinghiali piacciono. Piacciono di meno, invece, i randagi, reietti dal mondo e dagli uomini di spirito.

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