16 luglio 2009

Rizziconi, Andali, Scandale. Turbogas all’eolico


Alcune pale eoliche nella provincia di Catanzaro

Con una coincidenza che lascia perplessi, il 14 luglio scorso, mentre il pubblico ministero della Procura di Crotone, Pierpaolo Bruni, disponeva il decreto di perquisizione e sequestro di sedici persone in merito alle procedure e alle mazzette che hanno dato il via alle costruzioni delle centrali di Scandale e Rizziconi alcuni giornali, la stessa mattina, davano notizia del procedimento di autorizzazione unica per la realizzazione di un parco eolico nel Comune di Andali, e ricadente anche nei paesi limitrofi, Belcastro e Petronà. L’Amministrazione provinciale di Catanzaro, in un avviso pubblico, rendeva noto che: “Andali Energia S.r.l. ha depositato, ai sensi del decreto del dirigente generale del dipartimento attività produttive della Regione Calabria n. 1055 del 14 febbraio 2008 e della L.R. Regione Calabria 17/2000 “procedura di autorizzazione costruzione ed esercizio elettrodotto”, presso l’ Amministrazione Provinciale di Catanzaro - Settore Tutela Ambientale - Servizio Risorse Energetiche, il progetto per la variante in corso d’opera ai fini del rilascio dell'autorizzazione definitiva alla costruzione ed esercizio di elettrodotto avente efficacia di dichiarazione di pubblica utilità, ai sensi delle norme vigenti sugli espropri, relative alle linee ed impianti elettrici a 30 kV, 150 kV e 380 kV a servizio di impianto eolico in comune di Andali, interessanti i comuni di Andali, Belcastro e Petronà”. E perché mai? Ma per “la necessità della realizzazione degli elettrodotti per la connessione dell'impianto eolico alla linea elettrica a 380 kV «Rizziconi - Scandale». Ora, si da il caso che, ai sensi del decreto Bersani numero 79 del 1999 , le centrali a ciclo combinato sono “costrette” ad acquisire almeno il due per cento dell’energia da loro prodotta, grazie alla combustione del gas, da fonti rinnovabili, come l’eolico. Cioè, quasi certamente (non c’è la sicurezza processuale e né nominale, anche per altre motivazioni che spiegheremo in seguito, ma solo di congetturale, ndr) ma i vari Aldo Bonaldi - amministratore delegato di Eurosviluppo, la società che si è aggiudicata la costruzione di una centrale a Scandale grazie a fondi Cipe che dovevano servire per la riconversione dell’area dell’ex Pertusola di Crotone, e non di Scandale - e Domenico Lemma, - dirigente del settore Energia della Regione Calabria, che stravolgeva le conclusioni del Via, (Valutazione impatto ambientale della Regione) a favore della società “a cui tenevano” (secondo gli atti in mano al pm) Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della giunta regionale, e Giuseppe Galati, ex sottosegretario del ministero alle Attività produttive – si sono prodigati anche di procurarsi i “certificati verdi”, cioè l’energia eolica. Ecco, spuntare, quindi, questo parco, nel bel mezzo della Presila catanzarese. Ma vi è di più. E di più oscuro. Sarà stato un errore di dicitura. Sarà stato un copia incolla rimasto in memoria come cookie nel bakcup del pc, e involontariamente inserito, ma il codice fiscale della società è sbagliato! L’avviso pubblico recita: ““Andali Energia S.r.l.” con sede legale in piazza Tirana 24/5 - 20147 Milano - P. Iva: 02924600790”. L’Andali energia esiste. Esiste anche con questo indirizzo, ma ha un altro numero identificativo, che è: “06227070965”. Esiste anche l’altro codice, secondo le Camere di Commercio, ma a nome di un’altra società, che non c’entra niente con quella dell’avviso. Infatti, è il codice della “Cortale srl”. Avranno fatto confusione. Certamente, Abbiamo pensato. Allora, per cogliere il bandolo della matassa abbiamo interpellato la società antecedente, la E.P.C srl, cioè la Energia Prodotti Costruzioni, quella che controlla, insieme alla società “Istifid Spa”, la nuova depositaria dell’ autorizzazione unica, e che ha anche percorso tutto l’iter della concessione. La Epc veniva ricordata, fino all’anno scorso, con il codice fiscale “02999460245”. Abbiamo fatto una verifica e, ops!, altro errore. La società esiste. E anche l’indirizzo è esatto, in Piazza Tiranna però (piazza, non via come pubblicato, ma questo sì, con molta probabilità, è uno sbaglio reale, di dicitura) numero 24/5 di Milano. Ma il codice si riferisce a un’altra società, all’IGP di Vicenza!
Noi non sappiamo valutare la gravità, o meno, di tali “sviste”. Ma di certo sappiamo che nel fascicolo “Basilide”, aperto dal magistrato Pierpaolo Bruni, c’è dell'altra carne al fuoco, pronta per essere servita alla giustizia.

3 commenti:

domenico ha detto...

al nostro p.m Pierpaolo Bruni..dico nostro in modo affettivo di calabresi ,onesti che credono prima di tutto al suo lavoro..e se anche dovessero mandarla via per i soliti motivi.nella valigia..i gomitoli che ci metterà a lungo andare il filo si strappa..d'altronde questa è la politica in calabria..e non solo..grazie

vittorino ha detto...

che dire...che fare...cosa si può fare..quando sono prpopio le persone che abbiamo votato, a riempire i giornali..nel tuo blog ..emilio grimaldi che mi dai la possibilità d'indignarmi..
di pentirmirmi di aver votato una fra le persone sopra ben descritte..mi vrgogno di aver votato...di aver dato fiducia a persone che sono lo scandalo e la vergogna del paese..grazie grimaldi..

Anonimo ha detto...

E PENSARE CHE ALL'EPOCA LA GENTE HA VOTATO CHIARAVALLOTI SOLO PERCHE' MAGISTRATO E QUINDI SI ASPETTAVA UNA RISPOSTA DI LEGALITA'. VA A FIDARTI IN CALABRIA DELLE ISTITUZIONI CHE SONO PEGGIO DELLA MAFIA (tranne pochissime entità tra cui uno buttato fuori).