"Lamonica, prodotti ittici". Il distretto sociosanitario è un capannone che si trova alle spalle di questo, nella foto, ancora in uso dalla ditta
Quando ci devi andare fai subito mente locale sul fatto che il concetto di “barriere architettoniche” è troppo astratto. Non basta un’utilitaria per arrivarci dall’incrocio della strada comunale. Ci vuole un fuoristrada a causa delle buche. Quando sei dentro, invece, la puzza di pesce ti entra nelle narici e ti accompagna per tutto il tempo. Ieri una ditta di pulizie ha abusato con il deodorante per smorzarla. In programma c’era per oggi la visita di Maurizio Rocca, direttore sanitario dell’Azienda provinciale di Catanzaro. Volevano fare bella figura. A volte salta anche la fogna. Ma questo è un optional. Esalazioni di pesce misto al profumo di cannella. Al distretto socio sanitario di Catanzaro Lido non si fanno mancare niente.
Settecentonovantaquattromila euro per sei anni. Questo il contratto di affitto che l’Azienda ha stipulato con la ditta Lamonica Ferdinando. “Dopo opportune indagini, mirate alla verifica di immobili pronti all’uso, richieste dal direttore sanitario, - così scriveva il direttore generale, Pietro Morabito nella delibera numero 1088 dell’8 luglio 2009 - si è pervenuto alla determinazione di opzionare due immobili nel quartiere Lido ove allocare rispettivamente i servizi Distrettuali e l’Unità operativa di Neuropsichiatria infantile che ha la necessità di una struttura distaccata allo scopo di garantire una maggiore privacy per le tipologie di pazienti trattati”. Hanno fatto un’indagine, dicono. E hanno individuato un capannone dove fino all’altro giorno la ditta Lamonica ci lavorava il pesce. Tutta la struttura è organizzata per tale scopo. Pareti altissime. Pavimento ondulato per far confluire l’acqua. Finestre inaccessibili. E riscaldamenti inesistenti. Però il responsabile della direzione gestione attività tecniche, Carlo Nisticò, anche consigliere al Comune di Catanzaro, ha espresso la “regolarità tecnica”, dichiarando la disponibilità di destinazione d’uso dell’immobile. Quindi se l’ha assunta lui perché, in realtà, non c’è. È un capannone. Non un edificio abitabile. Ma per i minori, affetti da disabilità, e gli anziani va bene.
Settecentonovantaquattromila euro per sei anni. Una montagna di soldi fluente dai metri quadrati. Ben 1466. Sei euro per il primo biennio. Sette per il secondo. E otto per il terzo. All’azienda sanitaria provinciale hanno un disavanzo di 70 milioni di euro. Uno in più per offrire un servizio “migliore” agli anziani e ai bambini con difficoltà neuromotorie non fa una piega. E nemmeno una voragine in più. Il buco sulla Sanità in Calabria passa anche da questi contratti fatti “dopo opportune indagini”. E senza uno stralcio di bando pubblico.