17 febbraio 2010

"O tutti o nessuno!" Il grido di giustizia di La Porta

Una finestra sul mare. Il sogno "proibito" per La Porta

Durante l’Amministrazione di Giuseppe Puccio, negli anni ’90, il sindaco fece costruire un muro sotto la sabbia. Un frangiflutti. Dal Carioca al depuratore. L’arenile di Botricello era troppo prezioso. Bisognava preservarlo, disse. 800 milioni di lire di allora. Oggi è solo un mostro nascosto sotto la sabbia con degli speroni di ferro ringalluzziti, pronti a mietere vittime. Negli anni a venire i tubi destinati all’impianto di depurazione si sono moltiplicati. Ma non tutti rivolti alle vasche di decantazione. Alcuni, anche verso il mare. E poi il depuratore non è stato sempre funzionante. Anzi, si è distinto tra quelli più inefficienti della regione. I liquami sulla spiaggia, per le strade, è stato uno spettacolo difficile da evitare durante le belle stagioni della ridente cittadina ionica. Pulizia della spiaggia, ancora, fatta come quelle casalinghe avventate che nascondono la polvere sotto il tappeto. Sotto l’arenile, infatti, c’è di tutto, scaldabagni, ingombranti, muri in cemento armato. Una macchina amministrativa a singhiozzo, questa di Botricello, che nell’ultimo ventennio ha sempre provato a superare se stessa. A volte riuscendoci anche.
Seicentocinquanta metri di lungomare. Cinque lidi. Più altri tre poco lontani. Tutti senza concessione annuale. Cioè possono esercitare la loro attività solo dal 1 giugno al 30 settembre. Mai rimossi da ottobre a maggio in tutti questi anni. Autorizzazioni rilasciate sempre negli anni ’90, con “tanta allegria”, riferiscono i ben informati.
Erano i tempi in cui il commercio nel turismo cominciava a farsi largo nell’anima imprenditoriale dei botricellesi. E così tra ordinanze dei sindaci, di apertura e di chiusura dei negozi, ordinanze di non potabilità dell’acqua, opportune quanto provvidenziali, spicca quella di demolizione di un lido. Solo per uno, in verità. Non per tutti. L’interesse per la comunità, a volte, prende d’occhio solo qualcuno. Franco La Porta, dunque, è reo di non “avere la certificazione di agibilità” del suo Copacabana. L’atto amministrativo è del 21 luglio 2008, ed è firmato da Giovanni Puccio, fratello di Pino, diventato a sua volta primo cittadino nelle elezioni del 2004. Nel mese di ottobre successivo il titolare del lido, riceve dall’ente locale l’obbligo di un pagamento. Un indennizzo-canone per i rimanenti mesi del 2008. Ma non doveva demolirlo?
Andiamo con ordine.
Nel 1993 fa richiesta alla Capitaneria di Porto di Crotone di una concessione demaniale stagionale. Gli viene accordata l’anno successivo. Nel 1995 la Capitaneria lo denuncia alla Procura della Repubblica di Catanzaro per occupazione abusiva. Il Laporta fa ricorso. E il Tribunale di Catanzaro lo accoglie ordinando il dissequestro dell’opera, annullando, di fatto, la decisone del gip che l’aveva, nel frattempo, posta sotto sequestro. Nel 2007 chiede al Comune il nulla osta per una ristrutturazione. Concessa. Ma non gli riconosce l’autorizzazione sanitaria. Mancava il certificato di agibilità. Da quel dì che mancava, ma l’Amministrazione se ne accorge solo nel 2007. E solo per lui. Mutatis mutandis, paghi gli oneri in più, ma non ti facciamo aprire.
L’anno successivo arrivano, infatti, puntuali le ordinanze, prima di chiusura e poi di demolizione, sulle quali pende ancora la sentenza al Tar della Regione Calabria. Nel frattempo la Capitaneria fa un blitz e lo denuncia alla Procura della Repubblica. Il 14 ottobre 2008 successivo l’ingegnere del Comune, Luigi Ottavio Mancuso, gli fa pervenire un raccomandata a mano. Anzi sono due con lo stesso numero di protocollo. Una è l’indennizzo per i dieci giorni di maggio, in cui avrebbe occupato abusivamente il demanio marittimo, al di fuori del periodo tollerato. L’altra per i rimanenti mesi dell’anno, ottobre, novembre e dicembre. Mille e 800 euro in tutto. La Porta paga, convinto di avere corrisposto il canone, mentre, in realtà, è l’indennizzo per il verbale redattogli dalla Capitaneria di Porto di Crotone. E dal Comune gli fanno credere che si tratta della concessione annuale che aveva, anche, richiesto. Forte della prima pronuncia del Tribunale pensa di essere nel giusto. E poi perché ce l’hanno solo con me? Si domanda. Non riesce a darsi una risposta e va avanti.
Pochi giorni fa si sono concluse le indagini a suo carico. È accusato di aver svolto “lavori edili su di una spiaggia attraverso opere non removibili”. Di “avere realizzato un battuto di cemento armato di 40 centimetri”. E di “aver eseguito i lavori anzidetti in zona sismica”. In zona sismica? Sì, la spiaggia di Botricello è sismica. Non lo sapevate?
E gli altri lidi? Il Solarium, il Maracanà, il Poseidon, il Gabbiano, il Carioca e i due della Costa del Turchese?
“O tutti o nessuno”. Questo il grido di giustizia di Franco La Porta. La parola, ora, passa al sindaco, Giovanni Camastra. E al Consiglio comunale che venerdi prossimo deve deliberare il Piano Spiaggia per regolamentare, si spera una volta per sempre, tutto l’ambaradan.


Uno scaldabagno sotto l'arenile

3 commenti:

domenico ha detto...

E' sempre il solito ago sulla bilancia .....
pende sempre a favore dei soliti furbi.
Ma al comune di Botricello non ci sono i vigili ?
come mai deve subire solo un cittadino, se vanno rimossi la legge deve essere uguale per tutti.

franco laporta ha detto...

e non è tutto perchè di cose da dire c'è ne sarebbero tante scheletri negli armadi ne hanno un po tutti vediamo se con questo le forze dell'ordine di botricello, i militari della capitaneria di porto di crotonee la guardia di finanza di sellia marina saranno cosi solerti come lo sono stati con laporta a fare i controlli immediati e a dernunziare alle autorità competenti le malefatte visto che comunque tutti tutti o quasi sono senza certificazione ambientale, attendo risposta.

Anonimo ha detto...

a Domenico perchè credi che i vigili a Botricello contino qualcosa?