31 maggio 2010

Il Palazzetto dei desideri

L'interno del Palazzetto

Per i botricellesi è, e rimane, il Palazzetto dello sport. Quasi come qualcosa di irraggiungibile. Crea suspance. La più grande opera mai realizzata nella cittadina ionica. Diverse migliaia di metri quadrati. A due passi dal mare. Tre miliardi del vecchio conio, cioè un milione e mezzo di euro. Lì vicino ci vogliono costruire anche una piscina comunale. La Piscina. Il maiuscolo è d’obbligo, per la maestosità del servizio pubblico. Altri due milioni di euro. Il progetto è altisonante: una Cittadella dello Sport. Di fronte c’è il depuratore, che finalmente vogliono spostare perché condiziona negativamente lo sviluppo turistico del territorio tanto che la quaestio si è fatta viva qualche mese fa durante l’ultima campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale. Il dire non sempre fa rima con il fare. Ad ogni modo qualcuno l’ha detto. La maggioranza amministrativa e la minoranza. All’unanimità e in momenti diversi. Anche gli zelanti acchiappa voti per il loro maestoso ingresso a Palazzo Campanella (questo sì che funziona, come Palazzo, almeno per riscaldare gli scranni, ndb) di Reggio Calabria, come Antonio Scalzo. Lo ha detto. A Botricello c’è una via, la terza traversa di Marina di Bruni, dove si buttano i soldi. A camionate. E io pago, diceva Totò.
I botricellesi si sono rassegnati all’idea di andarci solo alla Tombolata ogni anno a Natale e a farci giocare i ragazzi delle scuole per le manifestazioni sportive. Si sono rassegnati all’idea che nel loro Palazzetto non si disputerà mai nessuna gara ufficiale di categoria, di basket, di pallacanestro, o di pallamano. Ora, però, neanche a quello serve più.
Sabato scorso i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, ex elementare, tutti felici e contenti si sono recati nel famoso Palazzetto. Accompagnati da genitori e insegnanti. Una volta all’interno l’amara sorpresa. Gli impiegati comunali si erano dimenticati di pulire. Eppure il Comune era stato avvisato in tempo. Si trattava della manifestazione conclusiva del progetto pilota "Alfabetizzazione motoria”. Sporco dappertutto. Anche nei bagni. E, per giunta, mancava pure l’acqua per i servizi igienici. Le facce degli adulti erano disgustate. Quelle dei bambini un po’ di meno. Non ci fanno caso a queste cose. Hanno spazzato alla meglio e le attività le hanno poi svolte. A buon viso a cattivo gioco. Si dice. Tanto l’anno scolastico è finito. E la barca va. L’anno prossimo sarà un altro anno.
Magari sarà l’anno dell’inaugurazione della Piscina. Per l’occasione - come si è verificato per il Palazzetto con l’arrivo dell’ex ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni – inviteranno più propriamente il ministro dello Sport. Per dare finalmente il là allo sviluppo della cittadina. Magari verranno anche da fuori regione per gareggiare vicino al depuratore. Non si sa mai. E così saranno due le cattedrali nel deserto. Non una, ma due. Per continuare a farsi del male.
E io pago, ancora Totò ci può aiutare a capire.


Uno dei water ancora sporchi. Da quel dì...

29 maggio 2010

A Lamezia Terme la mafia non esiste

La sirena di Lamezia Terme

Chi l’ha detto che la mafia divide? Chi l’ha detto che il malaffare forma degli steccati - chi sta di qua non sta di là, e viceversa? Chi l’ha detto che i giudici minacciati dalle malepiante vengono lasciati da soli?
Il contrasto alla ‘ndrangheta in Calabria è una merce troppo preziosa. Tanto che riesce a fare andare d’accordo tutti. Ma proprio tutti. Politici di destra. Di sinistra. Di centro. La Chiesa cattolica. Se la massoneria deviata decidesse un giorno di venire alla luce e di legalizzarsi si accoderebbe pure al grido: “Contro ogni forma di mafia!” Oppure, gli basterebbe presenziare alle passerelle a favore di telecamera. È una moda. E alle mode non si può dire di no.
“Vedi? C’era pure lui. Lo Stato c’era”. Si sente dire. Non ci sono steccati in Calabria. O meglio ce n’è solo uno, grande come una casa. I mafiosi, da una parte, e gli altri, dalla parte opposta. Ma chi è che gli da quel potere che gli consente di agire come agiscono. Chi entra a patti con loro per spartirsi i soldi dei finanziamenti pubblici? Chi fa in modo che alcune inchieste si devono fermare dove devono fermarsi per non incriminare persone vicine a quelle altre amiche di chi si potrebbe sentire offeso da un simile trattamento dal primigenio fratello fidato? Chi viene votato dalla mafia? A Lamezia Terme nessuno. Ci sono solo i mafiosi e gli altri. Non esistono vie di mezzo. Non ce ne sono.
Al sit-in di questa mattina - organizzato dalla scorta civica Calabria-Caltanissetta-Palermo per sostenere i procuratori della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Vitello e Giuseppe Spadaro, e Pierpaolo Bruni, della Procura di Crotone - c’erano Gianni Speranza, sindaco confermato del Pd, Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro, del Pdl, Francesco Talarico, presidente del neo Consiglio regionale della Calabria e segretario regionale dell’Udc, Ida d’Ippolito, parlamentare del Pdl, uscita sconfitta nell’ultimo ballottaggio comunale proprio con Gianni Speranza. Francesco Grandinetti, terzo polo e avversario politico dei primi due. E dulcis in fundo – non per importanza - monsignore Luigi Antonio Cantafora, vescovo della Chiesa di Lamezia Terme. Non c’erano, però, Angela Napoli, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, e Luigi de Magistris, deputato europeo di Idv, ma soprattutto il magistrato che è stato cacciato per incompatibilità ambientale al colluso sistema di Catanzaro e Provincia. Loro, però, non c’erano.
A Lamezia Terme è la ‘ndrangheta ad essere isolata, non i magistrati che la combattono. E rimane un mistero come mai ogni giorno che passa guadagna sempre più punti in fatto di operatività e di potere se tutte le Istituzioni gli fanno guerra. Comune, Provincia e Regione.
A Lamezia la mafia non esiste.

28 maggio 2010

Gianluca, chi l'ha visto?

Ora che la bella notizia, finalmente, è arrivata, il ritrovamento di Gianluca, un ragazzo di soli 14 anni di Botricello di cui non si avevano più notizie dal pomeriggio del 27 maggio, tolgo la sua foto dal blog e anche i cellulari di riferimento dei suoi familiari.
Tutto è bene quello che finisce bene.

Rinvenuto un fortino fascista sulla spiaggia di Simeri

La vedetta fascista rivenuta sulla spiaggia di Simeri Crichi

Un fortino militare del periodo fascista è stato rinvenuto sulla spiaggia di Simeri Crichi. Quasi certamente risalente alla seconda guerra mondiale, precisamente a cavallo tra il 1942 e l’8 settembre 1943, giorno dello storico armistizio con gli Alleati firmato dal neogoverno Badoglio. L’anno più decisivo per le sorti dell’intera comunità mondiale, durante il quale iniziò a vacillare il potere del totalitarismo nazifascista. Tanto che gli uomini di Benito Mussolini munirono l’Italia meridionale di piccole vedette, occupate dai militari, per essere avvisati in tempo dei possibili sbarchi dei nemici. E anche questa di Simeri Crichi, con molta probabilità, servì a questo scopo. Ricoperta dalla sabbia fino all’anno scorso ora è venuta alla luce. I più anziani ricordano anche quanto fosse distante allora dal bagnasciuga, circa sessanta metri. Oggi è a un passo.
Il sindaco, Saverio Loiero, ha reso noto di aver indetto una Conferenza dei servizi con il ministero della Difesa, la Capitaneria di Porto e con la Regione “per capire cosa fare”. Se restaurarla o abolirla.
La storia racconta che lo sbarco degli americani ci fu realmente sulla spiaggia di Simeri Crichi nel 1943. Alcuni ricordano che si trattò, per l’esattezza, del 183° battaglione dei marines. Gli statunitensi, poi, si trovarono così bene nella provincia di Catanzaro che decisero di costruirci una base militare. La famosa Loran C Station, oggi nel Comune di Sellia Marina, a poca distanza dal fortino fascista. Abbandonata negli anni ’90 e lasciata alla sua mercé.


27 maggio 2010

Simeri Mare, mattone & rifiuti


Simeri Mare, frazione di Simeri Crichi. Mille e quattrocento residenti e una popolazione fluttuante di trenta mila ospiti. Una decina i villaggi turistici, tra cui la Valtur e il Floriana. Uno sviluppo urbanistico sempre in salita. La Proger Spa di Pescara ha investito, ultimamente, 29 milioni di euro per una “Struttura turistica alberghiera”. I lavori dovrebbero terminare il 30 maggio dell'anno prossimo. Poca l’edilizia selvaggia. Quella che c’è è solo sulla spiaggia. Si vede ad occhio nudo. Una località studiata a tavolino e sponsorizzata con le cartoline. E fioccano i finanziamenti pubblici. Un po’ più a valle c’è l’Edison con la sua grossa centrale a turbogas che scarica i liquami caldi direttamente nel mare. Intorno all’alveo del fiume Simeri dovrebbero realizzare anche una Darsena. Un porto turistico di 64 mila metri quadrati a servizio di tutti i paesi della “Valle del Simeri”, un consorzio di Comuni associatisi ad hoc. Ma la realtà è un’altra.
L’arenile è una discarica naturale e artificiale. Naturale per via delle piogge torrenziali di questo inverno che vi hanno trasportato di tutto. Artificiale, invece, perché resa tale dagli stessi cittadini. Lo spettacolo pareggia le cartoline degli imprenditori del mattone. È un sito di stoccaggio per scaldabagni, principalmente. Non mancano le bombole del gas e i contenitori di plastica, in ordine di migliaia. Tra i rifiuti si distingue finanche una carcassa d'auto. Non se ne riconosce né la marca e né il modello. Tuttavia sembra una macchina vecchia, quasi d’epoca. L’Amministrazione comunale sta portando avanti un progetto, finanziamento dall’Edison, per la pulizia ambientale. Sono ancora all’inizio. Il colosso dell’energia ci tiene all’ambiente del paese ospitante.
Le micro discariche, quelle delle pulizie stagionali dei villeggianti, invece, non si contano più in tutto il territorio. Tra i rifiuti smaltiti anche lastre di amianto. Il sindaco, Saverio Loiero, rende noto di aver informato una ditta specializzata già un mese fa. Sono pieni di lavoro, e ce ne vuole per un suo intervento. Fatto sta che durante la notte scorsa qualcuno ha messo fuoco a una discarica chiaramente non autorizzata contenente anche eternit. Solo stamattina è stata posta sottosequestro dalla polizia urbana, grazie alla segnalazione dei vigili del fuoco, prontamente intervenuti.
Simeri Mare, mattone & rifiuti.

Una carcassa d'auto nell'alveo del fiume Simeri


La discarica abusiva, sita in località Chiusa, posta sotto sequestro stamattina

25 maggio 2010

Lamezia Terme – Crotone, solo andata

Il progetto della nuova 106, da Catanzaro a Crotone, presentato dall'Ordine degli ingegneri di Crotone alla Regione Calabria

C’è una strada, solo immaginaria, che mette in comunicazione Lamezia Terme con Crotone. Solo immaginaria perché nella realtà finisce a Germaneto di Catanzaro, e a Simeri Crichi, per i lavori in essere di un nuovo tratto della strada statale 106. Una proposta progettuale. Presentata dall’Ordine degli ingegneri di Crotone nelle sedi opportune della Regione Calabria negli anni scorsi è, al momento, chiusa in un cassetto.
È stata rispolverata durante l’assemblea del coordinamento ionico per la statale 106 “Franco Nisticò” che si è svolta questa mattina presso la sala consiliare di Sellia Marina. Presenti il segretario nazionale dei Socialisti Uniti, Saverio Zavettieri, gli assessori provinciali di Catanzaro, Natale Giamo e Michelangelo Ciurleo, e i sindaci del comprensorio: Giuseppe Amelio di Sellia Marina, Bruno Colosimo di Cropani, Amedeo Mormile di Soveria Simeri, Ivan Ciacci di Belcastro, Giovanni Camastra di Botricello. Ha preso parte all’iniziativa anche Antonio Bevilacqua, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Crotone.
L’assemblea è stata moderata da Franco Romeo, presidente del coordinamento dei comitati per la 106, e si è avvalsa della partecipazione anche di Francesca Monterossi, presidente del sodalizio attivo sul territorio del medio Ionio. Diverse, comunque, le assenze istituzionali. Del neo assessore all’Urbanistica, Piero Aiello, eletto a Palazzo Campanella proprio con i voti ricevuti nella provincia di appartenenza, e dei dirigenti dell’Anas, società proprietaria della strada statale. Assenze pesanti e disapprovate dai partecipanti. Un incontro che ha registrato un coro unanime: “Mai più morti sulla 106” da parte di tutti gli intervenuti.
“Sinergia fra gli enti”, questa la parola d’ordine per un obiettivo, questo della sicurezza, che riguarda l’intera comunità calabrese. E se fino a Simeri Crichi i lavori sono stati finanziati, da lì in poi sembra vigere la regola della dimenticanza, principalmente del governo centrale. “Non vogliamo essere considerati di cittadini serie B”, ha tuonato Franco Romeo. “Non siamo figli di un Dio minore”, ha incalzato Guerino Nisticò, figlio di Franco, che si è battuto per tutta la vita per la sicurezza della 106. “L’unione fa la forza”, ha incoraggiato Francesca Monterossi, sorella di Tommaso, deceduto a causa di un incidente verificatosi tra Cropani e Botricello il 28 marzo scorso. Questo il tenore degli interventi della società civile. Dei distinguo, invece, fra quelli degli organi istituzionali. Giuseppe Amelio ha puntato l’indice contro le Ferrovie dello Stato: “Non vogliono sganciare una lira”, ha accusato. “Il mio territorio presenta sei passaggi a livello. Capite bene che d’estate, soprattutto, con circa 20 mila presenze sul versante mare, è tagliato in due. Abbiamo chiesto un sottopasso, ma niente. Non ci vogliono rispondere”, ha motivato. Ivan Ciacci ha sollecitato: “E’ finito il tempo degli interventi a tampone. La 106 ormai è un centro abitato”. Diversa la visione sulla questione di Michelangelo Ciurleo: “Il progetto c’è, ma non ci sono i soldi. Tuttavia è provato che la maggior parte degli incidenti si verifica per colpa dei conducenti. Dobbiamo, quindi, agire con la soppressione. Maggiore controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine”, ha invitato. Un sillogismo il suo, che, però, non è stato accompagnato da ulteriori approfondimenti dagli altri intervenuti.
Antonio Bevilacqua ha messo in evidenza la bontà della proposta, anche se ancora da approfondire nei dettagli. Si tratta di un vecchio tracciato di un tratto delle ferrovie dismesso nel 1970. Che farebbe risparmiare circa 19 chilometri di strada, da Catanzaro a Crotone. Un risparmio che si aggira sui 300 milioni di euro, considerato che i lavori per una strada extraurbana ruotano intorno a 10-15 milioni per soli mille metri.
Qualora gli organi competenti non dovessero prendere in considerazione questa proposta il coordinamento dei comitati per la 106 ha informato che non si fermerà. Che continuerà a battersi per chiedere la giusta considerazione di cittadini, non di serie B e nemmeno perché figli di un dio minore, a tutti gli enti che in modo o nell’altro hanno responsabilità per la salvaguardia della sicurezza dell’intera comunità calabrese.


Da sinistra: Saverio Zavettieri, Franco Romeo, Giuseppe Amelio e Giovanni Camastra

24 maggio 2010

Il bene comune, la nuova missione della So.Ri.Cal

Il nuovo logo della So.Ri.Cal che campeggia nell'inserto de "La Calabria vista dal cielo"

La So.Ri.Cal si evolve. Migliora la sua mission. Ora non è più solo la Società delle Risorse idriche Calabresi. È un servizio pubblico per il bene comune. L’evento, che gli ha fatto guadagnare questa tacca, questa nuova medaglia, è la recente sponsorizzazione di alcune foto di una “Calabria vista dal cielo”. Una raccolta esclusiva di panorami mozzafiato della provincia di Crotone che da un po’ di giorni alcuni quotidiani stanno regalando ai propri lettori.
La So.Ri.Cal, una società mista, composta dalla Veolià (46,50 per cento) e dalla Regione Calabria (53,50), che si è impossessata del servizio primario dei cittadini calabresi dal 1 novembre 2004, ora fa un passo in avanti. Diventa un servizio pubblico. Non è più privato. Non è più a scopo di lucro. I 112.876 euro del suo presidente, Giuseppe Camo, ex deputato della Margherita, solo nel 2008, non lo sono. Come non lo sono neanche quelli dei consiglieri del Cda. Come non lo sono per niente le strategie messe in atto per riscuotere i soldi dei Comuni morosi. La minaccia, dell’estate scorsa, di diminuire l’approvvigionamento dell’acqua agli Enti pubblici - e ai cittadini, di conseguenza - se non avessero sottoscritto un accordo di rientro dal debito, non era un fatto assecondato dalla volontà di arricchirsi, ma dalla percezione lungimirante del servizio pubblico. Come, ancora, non lo è l’aumento delle tariffe a metro cubo quando aveva assicurato che non lo avrebbe fatto. Ma lo ha fatto per una ragione superiore. Il servizio pubblico. Per migliorare il servizio pubblico, appunto, di tutti.
E, infine, per il bene comune. L’acqua è un bene universale. Lo sanno anche gli animali e le piante. Ma la So.Ri.Cal lo sa di più. Al punto che ha preteso fungessero da garanti dei 250 milioni di prestito che ha contratto con la banca irlandese Depfa non la società, con i suoi beni. Ma gli stessi cittadini calabresi. Cioè, qualcuno ha firmato una cambiale a loro insaputa. Così come l’acqua è un bene comune anche i debiti lo sono. Una filosofia spicciola. Che vale il gioco della candela.
La So.Ri.Cal è più di Ente statale. È una società al servizio del dio denaro, al quale, come si sa, tutti sono devoti. Per il bene comune, ci mancherebbe!

22 maggio 2010

L'eolico nel pallone


Un parco eolico

C’è un filo che lega i lupi del calcio cosentino e gli imprenditori dei mulini al vento di Isola Capo Rizzuto. È la mazzetta. Un filo che qualcuno sta cercando di spezzare. Procura che vai usanza che trovi.
Dopo 3 anni di indagine, che hanno visto il pm Eugenio Facciolla, della Procura di Paola, farsi in quattro per quadrare il cerchio sul fallimento del Cosenza calcio e sulle manovre sottobanco per installare almeno uno dei parchi eolici nella lussureggiante cittadina crotonese, è arrivata la tagliola del nuovo pubblico ministero di Catanzaro, Carlo Villani, che in men che non si dica ha fatto perquisire la casa del giornalista, Paolo Orofino, de il Quotidiano della Calabria, reo di aver scritto sulla maxitangente due giorni prima. Notizia che, come si ricorderà, apparve già a suo tempo, ben tre anni fa.
Allora, quando il filone era nelle mani della Procura di Paola, quando si fece il nome di Mauro Nucaro, presidente del Cosenza calcio, quando vennero pubblicate le sue dichiarazioni, che aveva pagato una mazzetta a Giancarlo D’Agni, in funzione “del fatto che avevo la certezza che fosse Adamo”, disse, (Nicola Adamo, allora vicepresidente del Consiglio regionale). Quando cominciarono a delinearsi i nomi delle società Saigese e Sogefil messe sul campo per acquisire e lavare i soldi sporchi, non successe niente. Oggi - dopo un tiro e molla con la Procura di Catanzaro - che l’inchiesta risiede stabilmente nelle mani del pm venuto da Verona nei mesi scorsi, per normale avvicendamento stabilito dal Consiglio nazionale della magistratura, non se ne deve più parlare. Lo ha deciso Carlo Villani. Che, in fatto di compatibilità ambientale, sta dimostrando di sentirsi a suo agio nella città “occulta”, dei poteri occulti, così come più volte denunciato dall’ex pm Luigi de Magistris, e Gioacchino Genchi, consulente informatico del magistrato negli affari della depurazione, (Poseidone) e del sistema Saladino (Why Not).
Anziché andare a perquisire gli indagati, Nicola Adamo, Diego Tommasi, ex assessore regione all’Ambiente, Agazio Loiero, ex presidente della Regione Calabria, lo stesso D’Agni, e gli altri, la Procura fa perquisire la casa del giornalista per “rivelazione di segreto istruttorio”. Sembra il segreto di Pulcinella, questo della mazzetta, e dei nomi che circolano intorno all’affare. Una tangente “presunta” (certo, fino al terzo grado di giudizio) di due milioni e 400 mila euri. Probabilmente per modificare la bozza del Piano eolico regionale, portato in Consiglio e approvato nel 2006. Probabilmente per cancellare alcune limitazioni, come le Zone a protezione speciale, quelle di protezione degli uccelli lungo le rotte dell’avifauna di Isola Capo Rizzuto. Tanto che le dichiarazioni a seguire, proprio dei due coinvolti nell’indagine, Tommasi e Adamo, esaltarono la bontà del nuovo strumento amministrativo dell’ente regionale. Il primo disse: “L’atto approvato oggi ci consente di coniugare ambiente e sviluppo in modo armonico e produttivo”. Il secondo gli fece eco: “Il provvedimento consente di rispondere alla domanda di energia in un momento particolare per il nostro paese, salvaguardare il territorio e accrescere il Pil, in una regione che necessita repentinamente di invertire la tendenza economica”. Invertire la tendenza economica, ipse dixit.
A Mauro Nucaro avrebbero detto di pagare con la promessa di fare affari d'oro con l’eolico nel Tirreno cosentino e nello Jonio. Qualcosa poi andò storto. Litigò con Gaetano Intrieri, sulla stessa poltrona del Cosenza calcio, e poi vuotò il sacco a Facciolla.



L'affare dell'eolico in Calabria alla faccia di Totò*

Video che riprende il parco eolico Pitagora srl. Non si trova in Olanda ma ad Isola Capo Rizzuto, provincia di Crotone, Italy

Quanto vale il vento calabrese? 570 milioni di euro all’anno. Stando ai parchi eolici costruiti o da costruire, ma non si esclude che la somma possa raddoppiare da qui a qualche anno.
Oggi la chiamano energia alternativa. E, invece, il vento ha da sempre accompagnato la storia dell’umanità. Ma forse è per via dei certificati verdi. Si proprio dei certificati verdi. C’era proprio bisogno di sottolinearlo in un’epoca impregnata di petrolio fino all’osso. Sono questi, infatti, la sua vera spinta alternativa. Per ora, solo per ora. Perché in un prossimo domani è possibile che le politiche di incentivazione per le energie rinnovabili cambieranno direzione, magari verso il fotovoltaico. E solo allora, forse, si leveranno bipartisan le urla disperate di “Paesaggio defraudato!”.
Nella sola Calabria, ad oggi, sono 768 le pale eoliche installate o che hanno già ricevuto l’autorizzazione unica dalla Regione, pari a 1423,20 Mw di potenza. Numeri che tendono a raddoppiarsi per i prossimi anni. E che alla fine di un solo anno si traducono in 570 milioni, euro in più euro in meno, per le società costruttrici. Ogni Mw prodotto da un aereogeneratore, in circa 2 mila ore all’anno, produce 2 mila Mw che valgono, tra quella dispacciata in tempo reale in rete e quella rivenduta come cv, supergiù 200 euro. Non solo, ma siccome trattasi di opere di “pubblica utilità, urgenti e indifferibili” (Dlgs 387/03) dispongono anche delle agevolazioni previste dalla 488.
Ai Comuni, invece, vanno le royalties. Il due per cento della produzione, che rappresentano i veri punti di Archimede da cui parte tutto. Senza il sì a procedere dell'Ente amministrativo il lunghissimo iter procedurale non parte. Ci ha provato il governo Prodi ad eliminarle nella finanziaria 2008, forse preoccupato di vedere tutta l’Italia ricoperta da queste torri, ma Michele Bordo, insieme ad altri tre neopiddini, hanno presentato un emendamento di modifica. L’approvazione gli ha giovato un sicuro ritorno elettorale da tutti i sindaci che in coro hanno gioito. “Senza i soldi dell’eolico non sapremmo come fare per andare avanti”, hanno esclamato preoccupati. Il sindaco di Cassano Ionio ha proposto l’intera area della Piana di Sibari come parco eolico. L'idea ricorda molto quella di Totò quando, in un noto film, voleva vendere la Fontana di Trevi.
Il Libro Bianco nazionale indica, per soddisfare il Protocollo di Kyoto, massimo 3 mila Mw di installazione parchi per produzione dell’energia eolica entro il 2010. Entro il 2010 l’avrà superato la sola Calabria. Ma la Calabria è la terra del contrasto. Da una parte dirama un severo Piano eolico regionale (pubblicato sul Bur il 1 marzo 2006), dall’altra rilascia le autorizzazioni. Negli indirizzi per l’inserimento degli impianti eolici regionali è capace di individuare ben 98.781 ettari di siti di interesse comunitario, ben 16.184 di zone a protezione speciale (con annesse la Costa Viola, il Marchesato e il fiume Neto, i parchi nazionali) e tante altre zone di peculiare interesse geo-floro-faunistico. La Calabria, in poche parole, dovrebbe essere off limits per le gigantesche pale eoliche, dall’altra, invece, spende gli atti di autorizzazione per le società.
All’indomani dell’importante risultato raggiunto del piano eolico regionale Diego Tommasi, assessore all’Ambiente ha commentato: “La Calabria si dota finalmente di regole certe per la produzione di energia alternativa. Lo strumento approvato oggi ci consente di coniugare ambiente e sviluppo in modo armonico e produttivo. Saremo d'ora in poi in grado di programmare la tutela del territorio e la produzione di energia, evitando la caotica confusione che si e' verificata in questo importante settore, negli anni passati” "Il provvedimento – gli ha fatto eco Nicola Adamo, exvicepresidente regionale - consente di rispondere alla domanda di energia in un momento particolare per il nostro paese, salvaguardare il territorio e accrescere il Pil, in una regione che necessita repentinamente di invertire la tendenza economica". Ma la tendenza economica non investe i cittadini ma solo, ed esclusivamente, le società costruttrici. Giampiero Rossetti, procuratore di Erg Cesa Calabria, tra la provincia di Cosenza e il Marchesato di Catanzaro e Crotone sta concludendo un affare di 644 Mw di energia che, tradotti in euro, valgono 257 milioni ogni anno, tra energia venduta e rivenduta con i certificati verdi. Ma la gran parte dei suoi progetti non hanno ancora ricevuto il VIA. In ogni modo le premesse sono positive. I regalini ai Comuni, a titolo di “risarcimento ambientale”, sono la sua ancora di salvezza. Senza quelli non si va avanti. È una guerra di decimi di percentuale. C’è chi da l’1,3 per cento per energia prodotta e chi l’1,8. oltre non si può andare: ci sono le spese. E fu così che Giampiero Rossetti e Michele Bordo si ringraziarono a vicenda.
Per ammortizzare i costi la velocità media annuale dovrebbe superare il 6 metri al secondo. In Calabria, lo riferisce il Piano eolico regionale, la velocità media del vento “è prossima ai valori “critici” di accettabilità”, cioè è di 4,5-5 metri. Ma a questa lacuna si provvede con la rete delle incentivazioni. E se, al termine dei dodici anni (così come sancito dal decreto Bersani), dalla data di installazione, finiranno le politiche dei certificati verdi, quasi ad esclusivo vantaggio dell’eolico così da rendere questi siti non più competitivi, ci sarà il problema di smantellarle, queste torri. E ancora una volta ci viene in soccorso Totò. “E io pago”, sbraitava in una nota pellicola, sbattendo la porta.
Sul monte Arci in Sardegna già le stanno smantellando, le pale eoliche. Avevano un difetto: non producevano così tanto. Il vento non era sufficiente. Le royalties ai Comuni sono state smentite. Di nuovo Totò ci può aiutare a capire.
Nel panorama regionale la sola voce che si è levata contro i parchi eolici, a parte la magistratura che sta indagando su alcune autorizzazioni, è quella di Damiano Gagliardi, capogruppo regionale di Rifondazione comunista, che ha presentato un’interrogazione con richiesta di dibattito in aula. “Dopo l’assalto nel settore del turbogas – tuona Guagliardi - si è assistito negli ultimi anni alla lievitazione “dell’affare eolico”. “Le società del settore, approfittando della carenza strutturale di risorse economico-finanziarie negli Enti locali, - spiega - hanno esercitato una considerevole pressione su di essi, proponendo ai Comuni introiti apparentemente vantaggiosi in cambio del rilascio dell’assenso all’installazione di parchi eolici”. “In una regione che prima dell’assalto del capitale energetico – rileva - esportava il 27% dell’energia elettrica prodotta, dopo la messa in esercizio delle prime centrali a turbogas da 800 MW ciascuna, sono state rilasciate ad oggi più di 60 autorizzazioni per l’installazione di parchi eolici, pari a circa il 12% delle istanze attualmente presentate in tutta Italia. Considerato che mediamente un parco eolico è costituito da circa 30 torri da 2 MW ciascuna la Calabria si dovrebbe avviare a produrre circa 3800 MW di energia elettrica da fonte eolica, in pratica dovrebbe superare da sola l’obiettivo fissato per l’intera nazione”. A ciò Gagliardi evidenzia sia la delicatezza del territorio calabrese sia “sotto il profilo paesaggistico che geomorfologico ed idrogeologico”, e che la nostra regione “sarebbe la meno idonea all’installazione di questo genere di impianti”.
Certo è che con la costruzione delle centrali a turbogas, costrette ad acquistare energia (per il decreto Bersani d.lgs 79/99), per il due per cento, da impianti di fonti rinnovabili (Iafr), e quindi anche dall’eolico, l’unica fonte presente in modo massiccio in Calabria, il legame è stretto. Così stretto che negli ultimi anni tedeschi, spagnoli e italiani del Nord, con le borse piene di progetti, profumatamente favoriti dalle politiche delle incentivazioni, stanno sbancando nella nostra regione. Arrivano in punta di piedi e poi ci piazzano le tende. Sindaci permettendo.

Società
Comuni
Potenza
Pali
Gamesa Energia Italia Spa
Terranova di Sibari, Jacurso, Polia, S. Pietro a Maida, Melissa, Cardato.
228 MW
158
Eolica Sud Srl
S. Sostene
120
60
ERG Cesa Pitagora
Isola Capo Rizzato
120
97
Fas
Catanzaro
3
3
IVPC Power 3
Settingiano
16,15
32
IVPC Power 4
Settingiano
9,35
11
Em srl
Pianopoli
100
40
Erg Cesa Eolica Calabria
Vallefiorita
120
64
Edison
Melissa
100
53
Micropower srl
Olivati
7,65
7
Cefer
Spezzano Sila
105
36
IVPC Power
S. Floro
14
7
Clean Energy
Scandale
4
2
Consorzio Nuova Energia
Cortale
6,7
2
Gemsa Energia Fonti
Maida, Cortale
93
36
Parco Eolico Girifalco
Girifalco
44
22
Camas Energy
Maida
34
17
Vent 1 Isola C. R.
Isola Capo Rizzuto
120
48
Consorzio Enrlive
Cortale Maida
56,5
22
Renova Wind
Cortale
30
10
Trazzani Energy
Tiriolo
9,35
11
EPC srl
Amato, Serrastretta
37,5
15
Epc
Andali
45
18
E-Vento
Cirò
30
15
Elettro Sannio Wind
Torre di Ruggiero
8
4


Questa la lista dei parchi autorizzati e prossimi ad essere realizzati. Fra quelli in corso di Via, Valutazione di impatto ambientale, spicca Giampiero Rossetti, procuratore generale di Erg Cesa Calabria che ha presentato progetti fra la Provincia di Cosenza e il Marchesato di Catanzaro e Crotone pari a 644 Mw. Ha recuperato lo svantaggio di Gamesa, superandolo di gran lunga, sul filo dei certificati verdi. I suoi investimenti hanno preso di mira: Altomonte (CS), Aprigliano (CS), Acri (CS), Altomonte (CS), Casabona (KR), Pallagorio (KR), Mesoraca (KR), Andali (CZ), Cropani (CZ), Belcastro (CZ), Marcedusa (CZ), Isola C: R: (CZ).

* di Emilio Grimaldi (pubblicato su L'OPINIONE, numero di marzo-aprile 2008. Oggi più attuale che mai)